Trilogia Gerard Sorme – Colin Wilson – Carbonio Editore – traduzione di Nicola Manuppelli

A cura di Sara Valentino

Vi è mai capitata una lettura che in qualche modo vi provoca? Ecco, questa trilogia mi è parsa, personalmente, provocatoria. Provocatoria nei sensi e anche nella morale.

Non è una lettura veloce, Colin Wilson, con questa trilogia filosofica, misteriosa e soprattutto erotica, ci accompagna in un mondo che a volte ci infastidisce, lo fa fa però con il suo stile curato, una narrazione che ha il sapore dei classici e l’erudizione incommensurabile che non possiamo che attribuirgli.

Bisogna tenere conto che si tratta di romanzi scritti tra il 1960 e il 1970 e lo stile non è scorrevole come i moderni.

“Semplicemente, avevo disimparato a vivere. Lentamente, ero diventato sciatto e annoiato. Ma da quando ti ho conosciuto, ho cominciato a recuperare quell’antica sensazione di avere uno scopo”

Nel primo capitolo della trilogia, “Riti notturni”, incominciamo a conoscere Gerard Sorme, come se fosse un po’ sulle sue, un personaggio diremmo oggi, strano, sicuramente fuori dal comune. Un giovane che vive di rendita, la società inglese del Novecento, un incontro con un omosessuale, sono gli ingredienti cardine che ci permettono, attraverso di essi, la conoscenza della società dell’epoca, la vita dei giovani di quel tempo, tanto diversa da quella di oggi ma non così lontana come epoca storica.

Nello stesso tempo, parallelamente, le vicissitudini portano a incrociare i delitti a Whitechapel che ricordano l’efferatezza di quelli di Jack Lo squartatore.

Con il secondo capitolo, “L’uomo senza ombra”, a mio parere, entriamo nel vivo della filosofia. Si tratta del Diario di Gerard Sorme e ci sono passaggi che personalmente penso richiedano meditazione profonda. Un’identificazione dell’identità, un entrare nel profondo di questa identità che ci viene rubata.

Credo che, se avessimo la chiave, potremmo superare quella prima età adulta e diventare veri esseri viventi invece delle stupide, illuse, piccole creature che siamo. Abbiamo il diritto di avvicinarci al divino; abbiamo diritto alla conoscenza più vasta di quella che possediamo, di sapere ciò che succede intorno a noi”

Cosa accadrebbe se tutti ci “risvegliassimo”? Se ritrovassimo il divino che è in noi? Se non ci accontentassimo di ciò che ci viene passato sul vassoio self service della vita? Capiterebbe che non potremo più essere derubati dal carceriere… L’esempio di Wilson, uno di quelli che fa, è una sorta di meditazione nell’ascoltare la musica; è un modo, ce ne sono molti, per abbattere le pareti fittizie del tempo… del tempo così come lo immaginiamo. Il filo d’unione con l’erotismo, con la sfera sessuale, è proprio nell’energia che si sprigiona durante gli incontri e l’atto stesso, l’energia dell’Universo in azione.

E’ vero che non riesco a condividere il suo stile di vita ma è anche vero che riconosco questo come il suo modello esistenziale per fare esperienza di vita. L’autore in questo capitolo parla un po’ a se stesso, io credo che in fondo lui e il suo protagonista si identifichino, è una sorta di iniziazione, di crescita spirituale e vitale attraverso l’intera trilogia. Cosa che diventa ancora più evidente nell’ultimo capitolo: “Il dio del labirinto”.

Ammetto che alcuni atteggiamenti li ho trovati irrispettosi verso le donne, però penso che l’autore abbia voluto, con queste sue opere, scandagliare proprio ciò che non vogliamo fare emergere del nostro intimo, un mostro da tenere nascosto nel labirinto. Quell’istinto ancestrale di preda e cacciatore, quella parte umana, che è contrapposta alla parte spirituale, quella più animalesca ma che fa parte dell’essere umano.

“Ho l’impressione che lo scopo della vita sia annebbiato dalla civiltà moderna”

Caro Wilson non è solo annebbiato è alienato completamente!

“Quando si è vitali, tutto risulta interessante” Ditemi che non ci avete mai fatto caso… è proprio così. E’ l’energia, ciò di cui siamo l’essenza.

L’ultimo capitolo torna a essere un romanzo, con la crescita dell’autore e di Gerard. Il labirinto lo dovrà attraversare per scoprire, ora che è uno scrittore di successo, qualcosa in più su Esmond Donnely.

Una lettura ancora erotica, forse ancora di più, con passaggi che credetemi sono vivi e vibrano tra le pagine, l’energia sessuale si espande a dismisura.

E’ un inno alle “coincidenze” che forse proprio tali o fini a se stesse non sono così che il nostro protagonista cercherà sempre di seguirle. Ancora c’è filosofia di vita nell’aria, ancora ci porta a riflettere su dove siamo? perchè? dove stiamo andando?

“…noi siamo in grado di essere onesti con noi stessi, quindi trasformiamo le nostre vite in piccoli spettacoli di cui siamo i protagonisti; inventiamo delle fantasie chiamate religioni, filosofie e così via”

Colin Wilson è stato un esoterista, lo si comprende da ciò che scrive, un illuminato? Io direi che è possibile.

Quale dio oscuro presiede questo labirinto del nostro destino umano, pronto a intervenire nel caso uno di noi dovesse fortuitamente trovare la via d’uscita nella suprema semplicità della Natura?”

Scritto quasi in contemporanea con il saggio “The Outsider” e pubblicato nel 1960, “Riti notturni” apre la trilogia di Colin Wilson, tra i grandi irregolari della letteratura inglese. Anche qui l’autore torna a indagare, in forma narrativa, la figura dell’outsider, un intellettuale che sfida le convenzioni sociali alla ricerca del senso profondo della vita. Gerard Sorme, un giovane londinese solitario, fa amicizia con Austin Nunne, artista omosessuale ricco, affascinante e dagli irrefrenabili appetiti sessuali. Nel frattempo, nei vicoli bui del quartiere di Whitechapel, un serial killer uccide con una brutalità che ricorda quella di Jack lo Squartatore. La polizia sospetta che si tratti di un maniaco, ma Gerard ha una sua teoria sulle ragioni profonde di quegli omicidi… Una storia evocativa, potente, che spalanca interrogativi sul confine tra realtà e illusione e indaga le pulsioni ancestrali che attanagliano l’uomo.

Dopo Riti notturni, un’altra avventura, tra mystery e filosofia, del giovane Gerard Sorme, outsider nella fascinosa Londra degli anni Sessanta. Determinato a espandere la propria coscienza per superare le barriere del sentire comune, Gerard Sorme prosegue la sua indagine esistenziale trascrivendo in un diario le sue esperienze con diverse donne, quasi a voler comporre una personale fenomenologia del sesso. Fino all’incontro con un personaggio che insieme lo affascina e lo repelle: l’ambiguo e suadente Caradoc Cunningham, dedito all’occulto e all’esoterismo, amico e discepolo di Aleister Crowley. Tra magia nera, cerimonie orgiastiche, alcool e droghe, Sorme sarà attirato in una spirale sinistra, ma pregna di preziosi spunti per addentrarsi nei labirinti oscuri dell’animo umano.

Nel capitolo finale della trilogia, lo spiantato flâneur Gerard Sorme è diventato ormai uno scrittore di successo, quando un editore americano lo contatta per scrivere una prefazione a un libro su Esmond Donelly, famigerato libertino irlandese del XVIII secolo, amico di Rousseau, Boswell e Horace Walpole, e presunto autore di un osceno lavoro sulla deflorazione delle vergini. Presto però, scavando a fondo nella vita di Donelly, Sorme si imbatte in una serie di intrighi, cospirazioni e omicidi riconducibili a una società segreta medievale, la Setta della Fenice. Ma le sue ricerche non sono passate inosservate: qualcuno ha ancora ottime ragioni perché la verità rimanga nascosta… Uscito nel 1970 e tradotto in italiano per la prima volta da Carbonio, “Il dio del labirinto” è un thriller letterario giocosamente erudito, in cui Colin Wilson si addentra nell’esplorazione di due dei suoi maggiori interessi, la filosofia e il sesso, con la consueta spiazzante disinvoltura e uno sguardo acuto che non solo non si ferma alle apparenze, ma si diverte a ribaltarle.

  • Editore ‏ : ‎ Carbonio (2019, 2020, 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ (445, 340, 318 pagine)
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