Trio – Dacia Maraini

Recensione di Sara Valentino

Un breve testo di circa 100 pagine che dipinge uno spaccato di storia italiana: il terribile periodo in cui la peste sconvolse la Sicilia, in modo particolare la decimazione della popolazione di Messina che nel 1743 terrorizzò la città.

Dacia Maraini si trova a ri-scrivere “Trio” proprio durante il mese di marzo del 2020, in effetti il lavoro, frutto di una ricerca precedente per altra opera letteraria, era già stato pubblicato sotto forma di racconto, era stata una richiesta di un amico editore. La Maraini rielabora dunque il testo proprio quando Milano inizia a denunciare i primi casi di Covid-19. Una verosimiglianza pazzesca con gli eventi della peste di Messina.

Il fatto storico, così come risulta dalle fonti, prende avvio il 20 marzo 1743 quando in città giunge un piccolo veliero proveniente dalla Grecia, una tartana carica di tessuti. Al tempo venivano già fatte verifiche in porto e anche in questo caso chiesero quanti marinai vi fossero a bordo. Dovevano essere dodici ma alla conta risultarono undici, uno era morto durante il viaggio. Fu comunque approntata una quarantena per sicurezza ma dopo due giorni anche il capitano morì e sul suo corpo si scoprirono le pustole della peste. Il contagio si diffuse e in breve fu l’ecatombe.

La storia che ci racconta l’autrice è quella di due amiche innamorate dello stesso uomo, una delle due ne è la moglie. Nel leggere le loro lettere, infatti si tratta di un romanzo epistolare, possiamo renderci conto della Storia del tempo, dello stile di vita della gente, degli strumenti sanitari, dei lazzaretti, dei cordoni, degli untori… Al tempo si scappava in campagna, chi ne aveva la possibilità ovviamene, si cercava di fuggire ma la paura serpeggiava ovunque e il morbo poteva passare in ogni dove.

Ciò che emerge dalle lettere tra Annuzza e Agata, personaggi di fantasia di cui si serve l’autrice, è la potenza dell’amicizia, quella tanto rara che permette di amare sempre e incondizionatamente. Inoltre, ieri come oggi, davanti a una calamità, si cerca un colpevole e ci si divide invece che unirsi e la paura vince…

“L’amicizia è una sola anima che abita in due corpi, un cuore che batte in due anime” Aristotele

Trama. Sicilia, 1743. Il loro legame viene da lontano, e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola; è cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio. Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra. E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.

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