Un luogo chiamato libertà di Ken Follett

Trama. L’Inghilterra della rivoluzione industriale vede muoversi immense fortune a seconda di chi controlla il carbone. Ed è proprio il carbone a scatenare le passioni malevole della potente famiglia Jamisson, che trova però sulla sua strada la nobiltà d’animo e il coraggio del giovane McAsh, un minatore che ha deciso di spezzare le catene della schiavitù.

Recensione di Sara Valentino

Uno dei Follett migliori, a mio parere. Un romanzo storico che abbraccia un’epoca, quella della rivoluzione industriale, tra la Scozia e le piantagioni di tabacco del Sud America. Il XVIII secolo, periodo denso di avvenimenti storico-economico-sociali ci viene dipinto attraverso le vicende di personaggi molto ben caratterizzati che entrano così a far parte del nostro vissuto.

I protagonisti sono i minatori e le famiglie potenti che li sfruttano incuranti delle leggi, approfittando dell’ignoranza in cui i lavoratori vivono.

Il romanzo si apre con il ritrovamento di un collare di ferro e una bibbia di famiglia appartenuti a persone vissute cento anni addietro rispetto al ritrovamento. A.D. 1767 il collare di ferro aveva una iscrizione: “Quest’uomo è di proprietà di Sir George Jamisson Fife”. Cosa racconterebbe questo vecchio cimelio se potesse parlare?

Mack McAsh è un minatore, vive con la sorella e ha ideali forti, libertà e giustizia, coraggio e bontà d’animo. Possiamo ben immaginare come queste caratteristiche a quel tempo forse ancora più di oggi, mal si accompagnano a una vita serena. Eppure Mack ci crede davvero nella legge, quella stessa legge che ignorata dai suoi colleghi minatori, asserisce che al 21 anno di età compiuto, un minatore diventa libero. E lui sogna per sè una casa sua, un luogo dove vivere libero.

“Non farò altro che dire com’è la legge… è un errore?” ” E’un’imprudenza” “E’ vero! Ma lo farò lo stesso”

La legge scozzese dice che i minatori di carbone sono proprietà del padrone della miniera. Quando un uomo ha lavorato per un anno e un giorno, perde la libertà. Ciò che Mack vuole dimostrare, ricordare, è che i bambini invece lo faranno fino ai ventuno anni e poi saranno liberi.

Come possiamo immaginare, portare alla ribalta questa verità è il modo più semplice per farsi prendere di mira e le avventure, le disavventure iniziano proprio da questi accadimenti.

Poi c’è Lizzie, una giovane donna aristocratica che ha un debole per i diritti umani, diversamente da tutti quelli della sua categoria. Lizzie, che sa essere testarda, sa vestirsi da uomo per vedere la realtà, per toccare con mano la vita giù nelle miniere, Lizzie che crede nell’amore, crede di averlo trovato o forse in fondo in fondo una scintilla le ha sempre parlato, l’ha sempre punzecchiata circa la sua vera indole e i suoi reali sentimenti.

“E’ un giovane coraggioso che voleva soltanto essere libero, e non sopporto l’idea che finisca appeso alla forca”

Una storia, un’epopea che ci porta in mare aperto a vivere con i deportati, a soffrire il mal di mare, a scoprire gli stenti, la fame e i compromessi a cui costringe la vita. Riapprodiamo in Sud America nelle piantagioni di tabacco, ci viene dipinta la vita degli schiavi e dei deportati, il loro valore per i proprietari terrieri è nullo. Eppure uomini di cuore emergono da questo rude trattamento, dal dolore subito.

Lizzie e Mack dovranno affrontare prove crudeli, un’amicizia fortissima che li unisce negli ideali. Prove difficili, dolorose, quelle che ti coinvolgono fino a farti male. “Sognava di guardare un fiume per raggiungere un luogo chiamato Libertà”

  • Editore ‏ : ‎ Mondadori (30 maggio 2016)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 410 pagine
  • Link d’acquisto

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.