Vittoria Accorombona di Ludwig Tieck

Siamo al tramonto del 1500 e la bella Vittoria Accorombona, nobile italiana indipendente e carismatica, si scontra con un mondo ostile e intimorito da una donna intelligente, in cui lo stato di diritto sembra essersi eclissato e nulla può essere dato per scontato. Intrepida e romantica, corteggiata con ardore da uomini potenti come il cardinale Farnese e Luigi Orsini, Vittoria rincorre l’autentica felicità e il vero amore, che pagherà a caro prezzo. Tra passioni travolgenti e intrighi sanguinari questo romanzo storico è al tempo stesso una decisa critica contro l’ipocrisia morale e un’apologia dell’autodeterminazione dell’individuo. Nella migliore tradizione di Walter Scott, Vittoria Accorombona è il testamento poetico di un grande scrittore e una delle opere più significative della letteratura tedesca del 1800, che vede la luce per la prima volta in edizione integrale, nella nuova traduzione di Francesco Maione a cura di Stefan Nienhaus.

Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 970 KB
Lunghezza stampa: 184
Editore: Bompiani (4 settembre 2019)

Recensione a cura di Fabiana Farina

Vittoria o Virginia Accorombona, Accoramboni, Coromboni…con questi nomi è arrivata ai giorni nostri. Lei che è nata e vissuta alla fine del 500 quando il rinascimento entrava in fase decadente, quando la ricerca del bello iniziava a sfumare, quando la violenza degli uomini tornava prepotentemente in auge e questa violenza era soprattutto rivolta alle donne.
Perché, ebbene si, lei è stata una delle tante, purtroppo, vittime di femminicidio.
Lei che è nata in una famiglia benestante, da parte della madre un titolo nobiliare, che per gran parte della sua vita ha vissuto con pochissimi soldi e di conseguenza un po’ in panne ma nella quale non l’è mai mancata la possibilità di studiare, di diventare in giovanissima età un’erudita. Lei che ha visto sfilare nel salotto di casa personaggi come Torquato Tasso, Sperone Speroni, Cesare Caporale e tanti altri mostri sacri della letteratura… lei che era bella, solare, intelligente, ammirata e corteggiata dai potenti dell’epoca. Lei che ha dovuto convivere con una madre asciutta, altera, arrogante che riteneva che l’unico scopo della vita di una donna, se soprattutto nobile, era il matrimonio senza se e senza ma.

“La sorte più misera, più pietosa prospera nei matrimoni nei quali la moglie è superiore al marito”

Devo confessare, io questo libro l’ho amato e odiato al contempo. Amato perché ci racconta la vita di questa straordinaria donna, avanti in tutti i sensi al suo tempo e della quale si sa poco o niente tant’è che nemmeno si conosce quale sia il suo nome e menchemeno quale sia il cognome giusto. L’ho odiato perché è stata un’impresa titanica mantenere la concentrazione mentre leggevo.
La scrittura o per meglio dire la traduzione cerca di essere il più possibile simile a quella del tempo in cui è ambientato e ogni volta che parla la protagonista lo fa come se recitasse una poesia.

“Volevo soltanto dirti, senza che mio fratello più piccolo sentisse, che non ho intenzione di sposarmi e non mi sposerò mai…
Vedo mamma, rispose Vittoria, con fervore, che tu, pur amandomi,mi stimi poco. A cosa servono i libri, la compagnia degli uomini saggi, la conoscenza delle età antiche e tutto quello che gli spiriti più nobili ci dicono con i loro canti e racconti, se tutto ci passa davanti come a in coccio di legno o una pietra e non dice al nostro spirito: alzati, è mattina, chiama fuori da tutte le cavità del tuo cuore e del tuo cervello i sensi, perché vadano al lavoro e nell’impeto del sangue ridestino forza e decisioni capaci di trasformare lo Spirituale e l’Invisibile in azione e verità! Sì mamma, così come sono per nascita e formazione ho orrore di tutti gli uomini, se penso che dovrò appartenere a loro e sacrificare tutta me stessa. Basta guardare anche i migliori che noi conosciamo, i più nobili: sono tutti così meschini, miseri, incapaci e vanitosi e, quando non sono più imbarazzati come la prima volta, mostrano veramente quello che sono. Quale pietosa lascivia parla ogni tratto, quando si pronunciano le parole amore e bellezza; oh, quella stupida, sarcastica virtù messa in mostra dagli altri che si considerano moralisti; quella sollecitudine e quello strisciare davanti alle donne, che nel loro intimo disprezzano…ahimè, se voglio mantenere la mia allegria quando sono in mezzo a loro, mi avvolgo di un sogno spensierato e nel sonno cancello quello che vedo. A questi uomini insensibili, avidi di denaro, di cariche onorifere e di elogi dei potenti dovrei sacrificare il gioiello del mio corpo puro, la castità e l’innocenza e permettere che altri se ne approprino come si fa con un tavolo, un vaso, un libro o qualsiasi oggetto senz’anima?”

A volte, nella trama, questo modo di esprimersi mette in difficoltà il lettore, cioè io ho trovato delle difficoltà, però è un punto a favore per farci capire il tempo e il luogo in cui è rappresentata la storia e ci permette di conoscere la Vittoria poetessa.

“Solo con l’orrore posso pensare a questo destino che minaccia la nostra vita, sapere che dovrò trascorrere i miei giorni fra tormenti, rinchiusa viva in una tomba, senza sapere se sono io o un’altra, consapevole che, nella sua materiale idiozia, l’uomo mi conosce molto meno dei garofano che coltivo nei vasi. Inorridisco solo a parlarne. E non potrei sopportare queste sofferenze, questo orrore, questo disgusto!
No mamma! esclamò Vittoria, è meglio morire!…Ti sostieni che l’uomo deve essere superiore alla donna.”

Una storia fatta di passione, indipendenza, carisma, ma anche di complotti, di sangue e infine di morte perché chi diceva di amarla ha posto fine alla sua giovanissima esistenza solo e soltanto per ambizione.

“Il destino, le circostanze, i casi umani sono sempre più potenti dell’uomo stesso.”

Arrivata la fine, quando il libro si chiude e si pensa a quale emozione ti ha lasciato, oltre alla bellezza del libro in sé, non si può non pensare che alla rabbia. Una rabbia che ti corrode dentro, per lei e per tutte le nostre Vittoria Accorrombona di oggi.

“La libertà è una nobile parola dal suono luminoso, ma è soltanto una parola evanescente, priva di sostanza è di contenuto. La vera libertà è solo con.la morte.”

 

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