Zodiaco: Aquario e le costellazioni del cielo invernale

L’Aquario, spesso indicato come Acquario è l’undicesimo dei 12 segni zodiacali.  I segni che gli sono in quadratura sono Scorpione e Toro, in trigono troviamo gli altri due segni di Aria Gemelli e Bilancia, mentre il segno opposto è il Leone.

Il segno è governato da due pianeti, Saturno e Urano.

Il Sole si può trovare nel segno dell’Aquario nel periodo che va, all’incirca, dal 21 gennaio al 19 febbraio

Il periodo esatto varia di anno in anno, e per stabilire la sua posizione nei giorni estremi è necessario consultare le effemeridi.

L’elemento dell’Aquario è l’aria intesa come “vento impetuoso” e la simbologia stagionale è quella della metamorfosi del seme che sviluppa le sue radici verso il terreno, e si prepara per il conseguente sviluppo verso l’alto.

Il pianeta dominante è Urano, l’elemento è l’aria, la qualità è fissa; il genere è maschile.
Colore da portare: il blu, perché rappresenta la spiritualità di questo segno.

La pietra dell’Acquario è il lapislazzuli, dal colore blu intenso. Questa pietra conferisce saggezza e chiarezza mentale, ed è in grado di migliorare la comunicazione. Dona energia fisica, combatte la depressione e l’ansia, aumenta la creatività e regola le emozioni. In salute abbassa la pressione e la febbre, e in generale cura le infiammazioni.


Metallo: lo zinco o l’argento.
Giorno favorevole: il Sabato, il giorno di Saturno.
Il simbolo grafico che rappresenta il segno zodiacale del Acquario è quello dell’acqua. L’iconografia più dettagliata mostra un uomo che porta due anfore dalle quali sgorga un fiotto d’acqua, segno di benedizione e protezione.
Mitologia: La mitologia attribuisce all’Acquario la figura dell’Acquario Cecrope, animale sacro nato dalla dea Terra. Un altro mito è invece quello che vede questo segno dello zodiaco come il Dio Zeus, che irrora di acqua la Terra per rendere fecondi i semi della vita.

LE COSTELLAZIONI DEL CIELO INVERNALE

Durante tutto l’inverno, nell’emisfero boreale sono visibili ogni notte le costellazioni formate da stelle la cui altezza, rispetto all’equatore celeste, è maggiore della latitudine del luogo di osservazione. Queste costellazioni sono chiamate “circumpolari”.

Tra le costellazioni boreali invernali rientrano i primi segni dello zodiaco: l’Ariete, il Toro, i Gemelli, nonché tutti i raggruppamenti di stelle, dette “asterismi”, la cui declinazione (la distanza angolare compresa tra l’astro e il piano dell’equatore) è positiva, ma minore rispetto alla latitudine del luogo dal quale si osservano.

Esse sorgono dopo il tramonto e solo in un certo periodo dell’anno. In inverno, in Italia, sono visibili pure alcune costellazioni del cielo australe; queste sono formate da stelle con piccola ascensione retta (l’arco di equatore celeste compreso tra l’equinozio di primavera e l’intersezione del cerchio orario della stella con l’equatore stesso), la cui declinazione è negativa, ma maggiore rispetto alla latitudine del luogo di osservazione.

Tra queste si trova la costellazione di Orione, che si vede in autunno, costituita da sette stelle brillanti (Mintaka, Alnilam, Almitak, Betelgeuse, Bellatrix, Saiph e Rigel). Tali stelle appaiono vicine, ma sono in realtà molto distanti dalla Terra. Guardando il cielo, l’uomo ha creduto di riconoscere nelle forme che vedeva esseri o oggetti della sua mitologia e della sua religione.

I Greci, ad esempio, riconobbero, nel disegno tracciato da queste sette stelle, la figura del gigante cacciatore Orione, figlio di Poseidone e di Euriale. Le stelle Mintaka, Alnilam e Almitak formano la cintura di Orione. Betelgeuse insieme a Bellatrix costituisce le spalle del gigante (Betelgeuse, in arabo, ha proprio questo significato), mentre Saiph e Rigel rappresentano le gambe. La spada è formata da altre tre stelle. Il mito racconta come Orione, dopo aver aiutato il re Enopione a liberare il territorio infestato dalle belve, chiedesse in premio la mano della principessa Merope.

Il re, non entusiasta della richiesta, tramite l’intervento di Dionisio, cercò allora di liberarsi di Orione. Lo fece perciò ubriacare e lo accecò. Per riacquistare la vista il gigante avrebbe dovuto guardare Eos, la dea dell’aurora; così fece e la dea lo rapì divenendo l’amante del cacciatore.

Nell’isola di Delo, dove vissero insieme, Orione offese poi una ninfa e si attirò così l’ira di Artemide, che lo fece uccidere da uno scorpione. Orione e lo scorpione furono portati in cielo da Zeus che li tramutò in costellazioni, ponendoli agli estremi opposti della volta celeste. Lo Scorpione tramonta quando Orione sorge. Dato che Orione aveva due cani, che lo accompagnavano durante la caccia, i Greci li riconobbero in Sirio, la stella più brillante della costellazione del Cane Maggiore, e in Procione, che fa parte del Cane Minore. Sotto la stella Saiph e Rigel, a ovest del Cane Maggiore, c’è la costellazione della Lepre, che rappresenta la selvaggina inseguita dal gigante. Vicino a Orione si vedono le Pleiadi (la forma è quella di un carro), che raffigurano le sette figlie di Atlante e Pleione, le quali si unirono tutte in matrimonio con un dio, a eccezione di Merope, che si unì con un mortale e che, pertanto, brilla con minore intensità. Le Pleiadi appartengono alla costellazione del Toro, che si trova alla destra di Orione, la cui stella più luminosa è Aldebaran. Vicino alle Pleiadi si vedono le Iadi, figlie sempre di Atlante e Pleione, e sorelle delle Pleiadi. Sempre presso Orione si osservano due stelle molto luminose: Castore e Polluce, facenti parte della costellazione dei Gemelli. La mitologia racconta che i due fratelli presero parte alla spedizione degli Argonauti e compirono molte imprese, l’ultima delle quali fu il rapimento di Febe e Ilaria, le due Leucippidi.

La leggenda degli Argonauti è rappresentata nel cielo dalla costellazione dei Gemelli, e da quella della Poppa, della Carena e della Vela (le tre costellazioni australi), che rappresentano la nave degli Argonauti, nonché dall’Ariete, che simboleggia il vello d’oro, alla cui conquista mossero gli eroi greci. In Italia, alle latitudini nord, si vede la costellazione chiamata Grande Carro che appartiene all’Orsa Maggiore, visibile in tutto l’anno. Le due stelle fisse del Grande Carro sono Dubne e Merak, riferimento quest’ultima per trovare la Stella Polare. Accanto al Grande Carro c’è il Piccolo Carro che appartiene all’Orsa Minore. Alla fine dell’inverno appare la stella fissa Arturo che fa parte della costellazione Boote (in greco “bifolco”). I Greci ritenevano che Arturo rappresentasse Icario, un ateniese vissuto ai tempi del re Pandione; la sua storia si lega alla costellazione della Vergine, sua figlia, che trovò il corpo del padre ucciso da alcuni pastori ai quali Icario aveva offerto del vino. La stella fissa della costellazione della Vergine è Spiga, uno dei corpi celesti che permisero a Ipparco la scoperta della precessione degli equinozi. La costellazione della Bilancia è legata alla dea della giustizia, Astrea, figlia di Zeus e Temi. Ad aprile, si possono vedere il Corvo e la Coppa, due costellazioni australi che i Greci identificarono nell’uccello che dissetò Apollo, offrendogli da bere, e nella coppa d’oro da questo impiegata. Durante i mesi invernali si vede chiaramente la costellazione della Balena (Cetus) la cui stella fissa è Mira, che significa “Meravigliosa”.

Fonti: Astrologia – AA:VV Giunti; Wikipedia

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.