Isatis tinctoria – Guado

Il nostro erbario si arricchisce di un’altra pianta. Madrina di questo articolo è la fotografia di Claire Drew, scattata per il contest #scattaloradelmistero sul nostro gruppo Facebook.

Guado è il nome comune della Isatis tinctoria, pianta della famiglia delle brassicacee o crucifere. Il guado fa parte delle cosiddette “piante da blu”.

La storia dei colori ha radici lontane, il blu di guado è un pigmento vegetale tra i più antichi nella storia dell’umanità.
E’ presente in Europa sin dal periodo Neolitico. La sua coltivazione, diretta esclusivamente alla produzione di pigmento blu per fibre tessili, è stata una delle più diffuse durante tutto il Medioevo ed il Rinascimento.

Il guado è una pianta erbacea infestante, nativa del Mediterraneo, che cresce in Europa. Le sue origini sono antichissime, ci sono numerose testimonianze del suo uso in tintura durante l’antichità in Egitto, Mesopotamia, Palestina, Siria, India…

L’infiorescenza è costituita da una ventina di steli di color blu porpora che portano fiori con sepali elittici e petali gialli, di cui solo alcuni giungono a maturazione. Il diametro del cespo varia da 3,5 cm a 18 cm. Le dimensioni delle foglie di forma lanceolata variano da 1,5 cm a 5,0 cm di lunghezza.

La pianta di guado ha una forma a rosetta di foglie nel primo anno, mentre il secondo si forma un fusto più alto che presenta una fioritura gialla (aprile – maggio).

Si trova anche in modo spontaneo lungo le strade, le ferrovie, nei terreni incolti. La semina invece avviene a febbraio mentre da maggio a metà ottobre si raccoglievano le foglie tenere, quelle del primo anno della pianta.

Nel suo primo anno di vita la pianta rimane in una fase vegetativa nella quale forma una rosetta di foglie; nel secondo anno si ha lo sviluppo dello stelo fiorale che porta alla successiva fruttificazione. 

Dopo la raccolta le foglie venivano macinate sotto le giganti ruote di pietra dei mulini. Da questo macinato si formavano dei “pani” poi lasciati ad asciugare a lungo e in seguito venduti dai mercanti ai maestri tintori.

    Per poter estrarre il colorante da questi “pani”, era necessario metterli a macerare per aprirli e lasciarli fermentare per 15 giorni in acqua ed urina. In questo modo il colorante insolubile in acqua si trasformava in una forma solubile ma incolore. A questo punto il bagno colore (chiamato “tino”) era pronto e la tintura poteva avere inizio.

Secondo alcune fonti potrebbe essere stata importata in Italia dai Catari stabilitisi nella zona del Piemonte corrispondente all’attuale città di Chieri. Prorio tra Tolosa e Carcassone si era sviluppata la sua coltura per la produzione del “blu pastello”, utilizzato dall’industria tessile ma anche nella pittura. Il padre di Piero della Francesca, Benedetto de’ Franceschi, era un rinomato commerciante di guado dell’alta valtiberina

Durante il Medioevo le tinture con il guado sono molto diffuse in Europa e in particolare, in Italia, veniva coltivata nel Chianti e nel Valtiberina (Toscana), in zona Bolognese e zona Lombarda.

Il declino nel suo utilizzo inizia dal XVI secolo, in virtù delle importazioni dall’India di Indigofera Tinctoria, altra “pianta da blu” con resa maggiore.

Successivamente il suo impiego andrà sparendo dopo la scoperta e la commercializzazione dei coloranti sintetici, ma oggi l’interesse per il guado sta rinascendo sia per una rivalutazione del suo uso come colorante naturale sostenibile, ma anche per motivi storici e didattici.

Le altre “piante da blu” insieme al guado sono: il guado cinese e la persicaria dei tintori.

Il colorante si estrae dalle foglie raccolte durante il primo anno di vita. Dopo la macerazione e la fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che, agitata e ossidata, produce un precipitato (indigotina). Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della lana, seta, cotone, lino e juta.

La solidità del colore è provata dagli arazzi medioevali giunti fino a noi: i verdi dell’Arazzo di Bayeux, ottenuti con guado sormontato sul giallo della ginestra minore, e i blu dell’Arazzo dell’apocalisse hanno superato i secoli.

Il guado era tra i coloranti utilizzati un tempo per la tintura della tela con cui venivano confezionati i blue jeans.

Il colorante a base di guado veniva utilizzato anche dai Britanni per tingersi il volto del caratteristico colore blu/azzurro che rendeva il loro aspetto più terribile in battaglia.

Fonti: Erboristeriasauro, Wikipedia, marieastiertextile.com.

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2 Risposte a “Isatis tinctoria – Guado”

  1. Articolo interessantissimo, lo citerò come fonte nel mio prossimo libro di leggende marchigiane. L’aggancio con i Catari è molto suggestivo…

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