Istanbul – Il viaggio sospeso di Elsa Zambonini Durul

La storia di Lisa Andreoli si interseca con quella della prozia Lisa Morpurgo, ebrea costretta col marito a una precipitosa fuga dall’Italia a causa delle persecuzioni razziali. Il viaggio dei due coniugi verso la Terra Promessa, iniziato separatamente dai figli, si interrompe a Istanbul, dove la coppia trova rifugio presso l’abitazione di un ospitale francese che consente loro di attendere sul Bosforo l’arrivo dei figli. Qui i due ricevono l’aiuto inaspettato di Angelo Roncalli, allora Vicario Apostolico in Turchia, che in quei tempi riuscì ad aiutare più di ventimila ebrei. La pronipote Lisa Andreoli ritrova il diario di quegli anni, ma la sua lettura non sembra una semplice rievocazione. Tra intrighi internazionali e personaggi senza scrupoli, Lisa Andreoli mette in pericolo la propria vita e quella dei propri cari nel tentativo di dare il proprio contributo a una causa giusta. Un’avventura vissuta nel fascino di Istanbul e dei suoi paesaggi.

Copertina flessibile: 264 pagine
Editore: Edizioni della Goccia; Prima Edizione edizione (7 dicembre 2018)
Collana: Verde mela
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8898916647
ISBN-13: 978-8898916641

Recensione a cura di Giuseppe Cuminatto
Se c’è un periodo storico recente e, nel contesto di quel periodo, un argomento su cui sono scorsi fiumi d’inchiostro e che continua ad essere tema per tanti volumi di narrativa, di saggistica, storia, riflessione etico-filosofica (e chi più ne ha più ne metta) è sicuramente la persecuzione degli ebrei ad opera dei nazi-fascisti.
“Istanbul. Il viaggio sospeso” è un titolo che non induce a far riferimento alla Shoà e probabilmente è un bene, perché evita che la scelta sia riservata agli appassionati dell’argomento, ma stuzzica sicuramente la curiosità di una platea ben più ampia.
Il libro mi è stato proposto e ne ho iniziato la lettura senza conoscere l’autrice, né di cosa scrivesse. Il fatto che fosse scritto in prima persona al presente (e meno male che la voce narrante non era al maschile trattandosi di una scrittrice) non ha semplificato le cose, ma non amo interrompere un libro iniziato (a meno che non sia proprio illeggibile). Superati i primi capitoli la vicenda comincia ad assumere contorni più definiti ed aspetti più coinvolgenti: un crescendo di elementi umani, descritti con apparente semplicità, e di situazioni che avvincono il lettore, coinvolgendolo in una suspense che, nel finale, non ha nulla da invidiare a tanti thriller di fama.
L’escamotage di un diario ritrovato può sembrare un po’ scontato (forse abusato), ma aiuta molto nel poter descrivere (in prima persona e al presente) un periodo e una situazione storica dal punto di vista di protagonisti separati da mezzo secolo e collocati in un contesto geografico insolito per l’argomento: Istanbul è il teatro d’azione principale, anche se non mancano puntate in Italia (Padova) e Svizzera (Ginevra), e la narrazione dei fatti attuali si alterna a quelli di allora (il diario) con un dosaggio equilibrato e ben congegnato.
Molto apprezzabile il fatto che in tutto il romanzo i personaggi-causa della situazione (Hitler e Mussolini) siano citati solo due volte, quasi di sfuggita, mentre presente, attivo e determinate è mons. Angelo Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII): l’azione positiva, anche se silenziosa e sommersa, della Chiesa prevale su quella negativa e devastante del potere politico del momento.
“Istanbul – Il viaggio sospeso”, forse non è un capolavoro assoluto, ma sicuramente un libro ben scritto, che aggiunge un tassello importante ad un argomento mai abbastanza conosciuto; ricco di umanità, condito di storicità e coinvolgente, a volte come un giallo, pur nella quotidianità della vita dei protagonisti. Un libro prettamente al femminile, ma assolutamente adatto all’universalità dei lettori.

 

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2 Risposte a “Istanbul – Il viaggio sospeso di Elsa Zambonini Durul”

  1. “prettamente femminile ma assolutamente adatto all’universalità dei lettori.”

    Mi chiedo se gli uomini devono continuare ad essere condannati a una paucità di sentimenti, cosiddetti femminei per l’abitudine dei facili cliche o per la loro totale estraneità ai sentimenti dai tratti pià gentili e umani.

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