Il Moro: Gli Sforza nella Milano di Leonardo di Carlo Maria Lomartire

Agli occhi del lettore contemporaneo la storia del Ducato di Milano che fa seguito alla morte di Francesco Sforza risulta piena di avventure, lotte di potere, intrighi e misteri, e proprio per questo straordinariamente avvincente. Ce lo ricorda Carlo Maria Lomartire in questo secondo volume della sua trilogia dedicata a una delle più potenti dinastie del Rinascimento italiano. Se infatti è noto e acclarato che Galeazzo Maria, primogenito e successore di Francesco, rimase vittima di una congiura tanto da essere assassinato sul sagrato della basilica milanese di Santo Stefano, il macabro sospetto che suo figlio Gian Galeazzo Maria, legittimo erede, fosse morto avvelenato continuò a circolare per lungo tempo, dentro e fuori la corte milanese. Gettando un’ombra sul personaggio più spregiudicato e cinico della famiglia, Ludovico Sforza, detto «Il Moro» per la carnagione olivastra, la capigliatura corvina, gli occhi neri e fiammeggianti.
Uomo di intelligenza sfolgorante, dotato di una sottile sensibilità politica e animato da un’ambizione insaziabile, Ludovico riuscì a fare di Milano oltre che una delle città più ricche, vivaci e ammirate d’Europa, un’invidiata capitale della creatività e della cultura. Fu proprio negli anni della sua reggenza che Milano accolse – insieme al Bramante e a tanti altri artisti, poeti e letterati – il genio di Leonardo da Vinci. Qui il pittore toscano attese ad alcune delle sue opere più celebri: dalla Dama con l’ermellino (che altro non era che il ritratto della bella e sensuale Lucia Gallerani, amante del Moro), all’Ultima cena, dalle costruzioni di macchine militari alla realizzazione del sistema di irrigazione dei Navigli, fino al progetto, rimasto incompiuto, di un colossale monumento equestre in onore del capostipite Francesco Sforza (il famoso Cavallo di Leonardo).
Sullo sfondo, intrecciata a elementi narrativi che permettono al lettore di cogliere tutte le coloriture psicologiche dei protagonisti dell’epopea sforzesca, gli avvenimenti più importanti, rigorosamente documentati, che attraversano l’Italia del XV secolo: dalla congiura fiorentina dei Pazzi alla battaglia di Fornovo, dall’elezione di papa Giulio II alla discesa di Carlo VIII di Francia.
Grazie a una descrizione dei fatti puntuale e scrupolosa, ricca di dettagli e notizie, il libro di Lomartire ci guida alla comprensione di un’epoca irripetibile della nostra storia, dentro la quale si possono rintracciare, insieme ai pregi e ai difetti del carattere italiano, le radici delle fortune e delle virtù della Milano d’oggi.

Recensione a cura di Corrado Confalonieri Occhipinti

Chi è primogenito lo sa: dai suoi errori il fratello minore impara e non li ripete. Magari ne commette altri. L’impressione che ho ricevuto leggendo Il Moro è questa.
Galeazzo Maria, figlio di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti, è duca di Milano ma non ha ereditato dai genitori le loro capacità politiche e militari. Arrogante, impulsivo, perverso, cerca di allargare i confini del ducato di Milano senza successo; viene ucciso in un agguato ordito da forze politiche avversarie. La bellissima moglie Bona di Savoia diventa reggente fino alla maturità del figlio Gian Galeazzo, l’erede legittimo.
Bona si fida solo del potente Segretario di Stato Cicco Simonetta, arriva a mandare in esilio suo cognato Ludovico, detto il Moro per il colore della pelle, perché intuisce che trama per un colpo di Stato. Convinta dal suo amante, stoltamente decide di far rientrare a Milano il Moro. Alla ferale notizia, Cicco Simonetta commenta: “Signora, voi perderete lo Sato, io la testa”. E così succede.
Preso il potere, il Moro non commette gli stessi errori del fratello Galeazzo Maria. Tutt’altro che impulsivo, freddo e astuto, cerca di mantenere buoni rapporti diplomatici con Venezia, la Santa sede, l’Impero e soprattutto con la Francia. Ingaggia Leonardo da Vinci, di cui ammira le capacità ingegneristiche civili e militari, oltre alla sua fama di pittore. Alle richieste del Moro dobbiamo capolavori leonardeschi come il ritratto de La dama con l’ermellino, dove viene raffigurata la sua amante Cecilia Gallerani e l’affresco dell’Ultima cena.
Per ragioni di Stato sposa Beatrice d’Este, sorella di Isabella, la signora del rinascimento. Ludovico ama profondamente la sua Beatrice. Quando lei muore di parto mentre dà alla luce il terzo figlio, Ludovico è disperato. Si chiude in un lutto stretto e da allora si veste sempre di nero.
Il rinascimento vede fiorire l’arte e l’architettura in Italia e contemporaneamente rappresenta il suo decadimento politico. Il Moro forse è l’artefice, sicuramente ne rimane vittima.
Scritto con piglio giornalistico, con un’attenta descrizione dei personaggi e degli avvenimenti politici – senza sottovalutare anche gli aspetti della vita privata dei personaggi – Il Moro è un saggio storico gradevole e ben documentato che vi consiglio.

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