Cospirazione Gonzaga di G. L. Barone

Trama. Mantova 1590. Il Ducato è una delle corti più floride d’Europa e la casata dei Gonzaga è stabilmente al potere. Il giovane duca Vincenzo, da poco succeduto al padre, predilige il lusso e i vizi alla politica ma, grazie alle enormi ricchezze della famiglia, a sembra poter intaccare il suo prestigio… Tranne uno spietato assassino che si aggira per i vicoli di Mantova decapitando, con salomonica equità, sia nobili che popolani. Quando tra le vittime dell’omicida finisce un ambasciatore francese, la faccenda si complica: che fine ha fatto la preziosa lettera che il diplomatico custodiva? Il movente della macabra scia di sangue è forse nascosto tra quelle righe? Per smascherare l’assassino, il duca si affida a una misteriosa ed enigmatica dama, madonna Bianca Donati, e al pittore Giulio de Tatti. La loro indagine porterà alla luce una verità sconcertante e sinistra…

Recensione a cura di Paola Nevola

La prima emozione che ho incontrato leggendo il prologo è la paura e la paura intriga e cattura subito l’attenzione.

“Perché?”, si domandò, avvolta dall’oscurità più totale. …E nell’incertezza, la paura si impossessò di lei, scuotendole il corpo di tremori.”

Nella Mantova di Vincenzo Gonzaga si respira questa cupa e inquieta emozione: paura di morire, di essere scoperti, traditi, di fallire, delle proprie azioni, di essere incolpati ingiustamente.

1590 la città è turbata da cruenti omicidi, due corpi femminili privi di testa vengono ritrovati, ed è il notaio del maleficio o meglio il vecchio notaio criminale Ranuccio Gallerani, detto anche il filosofo, ad indagare, ma tutto cambia e si infittisce quando anche l’ambasciatore francese viene ritrovato decapitato, cosa nascondono queste orribili morti e perché le vittime sono decapitate? 

Un casato prestigioso e potente è giunto a Vincenzo Gonzaga, c’è chi crede di approfittare della sua dissolutezza, ma non è uno sprovveduto come si crede e i sospetti di una cospirazione si fanno avanti nella sua mente, quindi entra in gioco la sua spia più fidata Bianca Donati. 

Bianca Donati è una donna particolare per l’epoca, molto bella, scaltra, non si fa scrupolo di usare il suo fascino per sedurre pur di raggiungere i suoi scopi. Quando nota il giovane pittore Giulio De Tatti avvicinare l’ambasciatore francese si fa avanti sospettosa per intercettare una misteriosa missiva.

Per la vita  di Bianca Donati l’autore si è ispirato ad un personaggio realmente esistito Giulia degli Albizzi, figlia illegittima di una ricca famiglia fiorentina, che compare nell’esistenza di Vincenzo Gonzaga quando per accertare la sua virilità viene chiesta una vergine: ha subito lo stupro, l’umiliante verifica e interrogatorio; ho cercato di approfondire la sua tremenda storia, che mi ha toccata profondamente, ma mancano notizie.

La vita da spia di Bianca Donati invece è frutto della fantasia e l’autore la tratteggia come una donna risoluta ed emancipata come a riscattarla dall’oltraggio subito.

Il notaio Ranuccio Gallerani, il giovane pittore Giulio De Tatti e la dama Bianca Donati faranno squadra, ognuno con le sue peculiari qualità, per indagare per dare giustizia alle vittime, far luce sulla cospirazione e sull’identità di quello che appare come un assassino seriale, una figura che fino alle ultime pagine non viene svelata.

“Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo”

Barone prende anche spunto dalla preziosa reliquia che si trova custodita nella Basilica di Sant’Andrea a Mantova, il preziosissimo Sangue di Gesù, narrando il suo viaggio da quando Longino sul Golgota trafisse con la sua lancia il costato di Gesù fino a giungere a Mantova. 

La storia biblica si intreccia alla leggenda affascinando il lettore e coinvolgendolo sempre di più nel tessuto del mistero, ponendo al contempo riflessioni e quesiti che si perdono nel tempo, a cui non sempre si trova risposta, su fede e credenza, scienza e miracolo. 

“La differenza che passa fra credere e sapere è la stessa che passa tra fede e scienza.”

Interessante è anche l’excursus che grazie al notaio abbiamo sulla peste di quindici anni prima, un tema in cui è possibile trovare qualche affinità con quello che viviamo nei nostri giorni.

Nelle note l’autore spiega di aver voluto coniugare storia, mito e   religione in una vicenda piena di azione e accattivante, che lasciasse qualcosa al lettore e regalasse momenti di svago, e spera di essere riuscito nel suo intento. Io penso che ci sia pienamente riuscito, l’ho trovata una piacevole e interessante lettura, che offre spunti di riflessione e ricerca sulle splendide opere che hanno arricchito Mantova, come il palazzo del Te, e sui personaggi che l’hanno vissuta. 

Le descrizioni accurate delle ambientazioni, il profilo dettagliato e vario dei personaggi si fondono tra storia e fiction alla perfezione avvincendo il lettore e tenendo la suspense fino alla fine.  

Concludo con uno dei pensieri del notaio filosofo «Il potere non indietreggia mai, eccetto che in presenza di un potere maggiore».

Un romanzo storico che consiglio e sono sicura che soddisferà la vostra curiosità storica e la passione per il thriller.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (19 agosto 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 352 pagine
Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.