La guerra del lupo di Bernard Cornwell

Recensione a cura di Claudia Renzi

La Mercia era uno dei sette regni anglosassoni di quella che oggi è l’Inghilterra: era esattamente al centro dell’isola, un cuore grande e pulsante annidato nella valle del Trent, le cui più antiche attestazioni risalgono al VII secolo. Nell’eptarchia che dominava l’isola, i regni con i quali la Mercia doveva fare i conti erano: Northumbria, East Anglia, Essex, Sussex, Wessex e Kent. Nomi familiari, questi, a chi ama Shakesperare, e forse non a caso il romanzo di Cornwell presenta, a tratti, atmosfere macbethiane. 

La convivenza non era affatto pacifica e, nel 918 d.c., il sovrano oggi noto come Edoardo il Vecchio assunse il comando della Mercia dopo la morte della sorella Ethelfleda. La sua ascesa al trono fu travagliata, infatti la sorella aveva designato quale propria erede la figlia Aelfwynn: 

Sassoni contro sassoni, cristiani contro cristiani, abitanti della Mercia gli uni contro gli altri e contro i sassoni occidentali. I ribelli combattevano sotto la bandiera di Æthelflaed, sostenendo che il preciso volere della sovrana era stato che le succedesse Ælfwynn, sua figlia. Ælfwynn regina della Mercia! A me piaceva Ælfwynn

Lo zio usurpatore la depose, la confinò in un convento e si accaparrò il regno; ripudiata la prima (forse) moglie, sposò Eadgifu, che gli diede figli maschi legittimi, dunque eredi alla corona. La fama di Edoardo del Wessex, che aspirava al titolo di Anglorum Saxonum Rex, è offuscata da quelle del padre (Alfredo il grande) e del successore (il figlio Atelstano, considerato il primo re d’Inghilterra), ma va riconosciuto ad Edoardo di essersi molto adoperato per unire i territori che avrebbero poi costituito l’Inghilterra. Nel 909, infatti, Edoardo invase la Northumbria, che l’anno successivo ripose attaccando la Mercia: la cosiddetta Battaglia di Tettenhall fu decisiva per imporre definitivamente la supremazia della Mercia fino a che, attorno al 918-9, anche il Nord e gli scozzesi lo accettarono come “padre e re”.

L’assedio di Chester con cui inizia il romanzo è invenzione dell’autore, ma perfettamente credibile e probabile per il contesto dell’epoca. La scrittura, raffinatissima, non può che appassionare chi ama il genere e l’epoca di questa epopea. 

Il romanzo è ambientato nei primi anni Venti del secolo X. Uhtred, anche se sassone di nascita si considera della Northumbria; la parola ænglisc, inglese, durante la sua lunga assumerà un significato concreto. L’Englaland, cioè l’Inghilterra, non esisteva ancora, ma la sua nascita, molto travagliata anch’essa, sarà oggetto di un prossimo romanzo di Cornwell.

Il titolo di questo capitolo della saga, La guerra del lupo, è tratto da ulf, lupo, in riferimento ai temibili norreni, i guerrieri-lupo invasori che mirano ad impadronirsi delle terre di Albione sotto il comando del re Sköll, e ovviamente torna anche l’eroe sassone Uhtred di Bebbanburgh, del quale pare che Cornwell sia un discendente. 

E i guerrieri che si trovano sotto l’effetto della pozione di uno stregone sono incapaci di ubbidire agli ordini, sono come cani da caccia che abbiano fiutato l’odore del sangue. Vogliono soltanto combattere. E così gli úlfhéðnar si erano lanciati alla carica uscendo dalla porta spalancata. (p. 341)

Uhtred è ormai un guerriero leggendario, di cui tutti cercano l’alleanza e temono l’ostilità. In bilico tra le tradizioni pagane tra le quali è cresciuto e l’avvento della religione cristiana, tra la sua essenza sassone e quella vichinga, si troverà coinvolto suo malgrado, e a caro prezzo, nella riscrittura della storia delle terre di Albione.

Che il regno di Edoardo andasse pure in malora, perché ogni guerriero sassone che moriva nella Mercia era una spada in meno contro la Northumbria. Eppure adesso ero lì, in quel pomeriggio di pieno inverno, sotto un cielo minaccioso, e mi preparavo a combattere (p. 20)

L’erudita penna di Cornwell evoca la brughiera maledetta di Macbeth e l’angosciosa pena di re Lear, la disperata ostinazione di Riccardo III e la truculenza di Tito Andronico.

Era stata la disciplina a permettere ai nostri di sconfiggere gli úlfhéðnar, ma la disciplina svanì nell’orrore del massacro. Gli uomini versarono nei vicoli fiumi di sangue, ne sentivo l’odore. Li vidi fare a pezzi i cadaveri, urlare come se fossero diventati anch’essi úlfhéðnar (p. 349)

Titanica l’impresa di scrivere una saga ambientata in un tempo la cui storia è ancora nebulosa, e notevole la capacità dello scrittore di intessere trame fantastiche nel contesto oggettivamente storico: questo il talento – molto raro – del verso scrittore di romanzi storici. 

Dopo immensi sforzi, Uhtred di Bebbanburg è riuscito a riconquistare la terra che gli spettava di diritto, ma non ha tempo di godersi la vittoria, minacciato su tutti i fronti da vecchi e nuovi nemici. Il mondo che lo circonda, infatti, è in subbuglio. In Mercia, la ribellione è nell’aria da tempo e re Edoardo cerca di impadronirsi della regione; nel regno del Wessex, le parti rivali non riescono ad accordarsi sulla nomina del loro nuovo sovrano; in tutto il Paese, i norreni, i guerrieri lupo invasori, proseguono nella loro incessante incursione sempre più affamati di terra, sotto il comando del terribile re Sköll, che è deciso a uccidere chiunque intralci i suoi progetti di conquista. Uhtred è ormai considerato da tutti un guerriero leggendario, ammirato e cercato come alleato e temuto come avversario. Per anni è riuscito a vivere sul confine tra le sue origini pagane e il mondo cristiano, tra la sua essenza di sassone e quella di vichingo, tra il vecchio mondo in cui era nato e la nuova realtà che lui stesso ha contribuito a forgiare. Ma il cambiamento non può essere fermato e Uhtred si troverà vittima della sventura e della tragedia, rischiando di perdere tutto nello scontro con uno dei nemici più duri di sempre. Solo l’astuzia più scaltra, la più grande lealtà e il coraggio più straordinario potranno, forse, salvarlo.

  • Editore : Longanesi (29 ottobre 2020)
  • Copertina rigida : 416 pagine
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