La ragazza con l’orecchino di perla – Tracy Chevalier

A cura di Giulia Angioi

“Chiesi a Pieter se aveva mai sentito raccontare qualcosa della servetta coll’abito rosso.

<<Ah sì, se ne chiacchierò per tutto il Mercato delle carni […] È successo diversi anni fa. A quanto pare, Van Ruijven pretese che una delle sue sguattere posasse in un quadro insieme con lui. Le fecero indossare uno degli abiti lunghi della moglie, rosso… Quello che è certo è che prima che il quadro fosse finito lei aspettava un figlio di Van Ruijven>>.
<<E poi che cosa fu di lei?>>
Pieter si strinse nelle spalle: <<Che cosa succede alle ragazze come lei?>>”
Siamo in Olanda, nel 1600. Griet ha solo sedici anni quando, per la prima volta, i suoi occhi incrociano quelli “grigi come il mare” dell’uomo che, accompagnato da sua moglie, ha appena bussato alla sua porta.
Non è un uomo qualunque: è il celebre pittore Johannes Vermeer, il quale rimane immediatamente colpito dal modo in cui la ragazza dispone le verdure tritate, prestando una particolare attenzione alle loro diverse sfumature di colore.
In quel momento Griet apprende quale sarà il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer come domestica. Lei, figlia di uno dei decoratori di piastrelle più famosi di Delft, diventato cieco a causa di un incidente, capisce di non avere altra scelta.
Inizialmente Griet si occupa del bucato, delle pulizie, e di tutti gli altri compiti attribuiti tradizionalmente ad una domestica, ma ben presto le cose cambiano… Vermeer vede in lei un interesse per i colori e un occhio “particolare”, capace di cogliere dei dettagli che non tutti riescono a notare.
 Ha inizio, così, per Griet un secondo lavoro, che cerca di nascondere agli altri abitanti della casa, e in particolare a Catharina, la gelosissima moglie del pittore.
“Erano solo i colori a ricompensarmi dei guai che mi procuravano le bugie. Piano piano presi gusto nel macinare quanto lui portava dalla spezieria – ossa, carbonato di piombo, robbia, massicotto – e riuscivo a ottenere colori luminosi e puri. Imparai che quanto più finemente macinavo il materiale, tanto più intensi diventavano i colori. Da grani grossolani e opachi di robbia, per esempio, emergeva una bella polvere rosso brillante […] Arrivare a creare questo e altri colori era come una magia.”
Quei momenti rubati, trascorsi nell’atelier, rappresentano per Griet l’unico tocco di colore in una quotidianità grigia, piatta, ripetitiva, fatta di duro ed estenuante lavoro.
“Anni a tirar su acqua dal pozzo, a torcere biancheria carica d’acqua, a raschiare pavimenti, a svuotare vasi da notte, senza uno spiraglio di bellezza o luce nella mia vita…”
Tra lei e Vermeer si crea un’intesa particolare. Griet desidera quei ritagli di tempo, in cui lei e il pittore lavorano fianco a fianco, ma allo stesso tempo ne è turbata e, ogni volta che ripensa alla storia della servetta dall’abito rosso, le si gela il sangue. Si sente come un animale in trappola, e, a volte, le sensazioni non sono che un’anticipazione della realtà…
La scrittura semplice, scorrevole, e senza orpelli, della Chevalier è come una mano dal tocco delicato e leggero che sfiora quella del lettore, e lo conduce nel XVII secolo, tra le strade di Delft, mostrandogli i banconi del mercato, il quartiere protestante e quello dei papisti.
 Pagina dopo pagina, osserverete la vita quotidiana di una domestica, sarete lì con lei mentre si occupa del bucato, mentre sfrega i pavimenti… Insieme a lei vedrete anche come nascono i colori, e resterete incantati ad ammirarne l’intensità e la luminosità.
Assisterete, pennellata dopo pennellata, alla nascita di uno dei dipinti più celebri: “La ragazza col turbante”.
“La ragazza con l’orecchino di perla” ha una trama semplice, scarna, senza grandi colpi di scena, ma, nonostante questo, coinvolge e ammalia.
Tutto il romanzo è pervaso da una sottile sensualità, fatta di sguardi, di parole non dette, di mani che si sfiorano.
Si percepisce tutta l’intensità di una passione soffocata e trattenuta, così come il conflitto interiore di una ragazza combattuta tra la vita che vorrebbe e quella che, invece, le viene imposta.
C’è un pizzico di amarezza, soprattutto sul finale, perché si avverte la sensazione di impotenza di chi non ha altra scelta, se non quella di rassegnarsi a vivere una vita già decisa a tavolino da altri.
“Abbassai gli occhi sulle perle che avevo in mano. Non le potevo tenere. Che cosa avrei fatto? Girai intorno alla stella per diverse volte. Poi mi diressi verso un luogo di cui avevo sentito parlare ma dove non ero mai stata […] Il mestiere di quell’ uomo consisteva nel tenere i segreti. Sapevo che non mi avrebbe fatto domande, né che avrebbe detto a chiunque che ero stata da lui.” 
Trama. Delft, Olanda, XVII secolo. La vita scorre tranquilla nella prospera città olandese: ricchi e poveri, cattolici e protestanti, signori e servi, ognuno è al suo posto in un perfetto ordine sociale. Così, quando viene assunta come domestica in casa del celebre pittore Johannes Vermeer, Griet, una bella ragazza di sedici anni, riceve con precisione il suo compito: dovrà accudire con premura i sei figli dell’artista, non urtare la suscettibilità della scaltra suocera e, soprattutto, non irritare la sensuale, irrequieta, moglie del pittore e la sua gelosa domestica privata. Inesorabilmente, però, le cose andranno in modo diverso… Griet e Johannes Vermeer, divideranno complicità e sentimenti, tensione e inganni.
  • Copertina flessibile : 238 pagine
  • ISBN-10 : 8854521531
  • ISBN-13 : 978-8854521537
  • Dimensioni : 22 x 2.2 x 14.5 cm
  • Editore : Neri Pozza (3 settembre 2020)
  • Link d’acquisto
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