L’albero della danza di Kiran Millwood Hargrave

In un’estate rovente del 1518, un’estate che porta con sé carestia e siccità, una donna, una figura solitaria e forse impazzita, comincia a danzare nel centro della piazza principale di Strasburgo. Danza per giorni, senza tregua, agitando la testa e dimenando le membra, che sembrano tirate da funi demoniache. E la fame a provocarla, la sete, la ruggine nel pane, forse il diavolo: le autorità, vescovo in testa, si affannano a cercare le cause di quel bizzarro comportamento, per evitare che minacci la vita della comunità. Ben presto, però, alla prima donna danzante se ne uniscono altre, centinaia di donne di tutte le età che si sfiniscono a forza di dimenarsi, senza fermarsi neppure quando sono allo stremo delle forze. Neppure davanti alla morte. Poco distante da li, nella fattoria dei Wiler, vive Lisbet, con la suocera e il marito. Il suo lavoro è occuparsi delle api, fonte di sostentamento della famiglia. E incinta per l’ennesima volta, la tredicesima, ma in questa occasione, al contrario delle altre, spera che il bambino sopravviva, spera di non sanguinare, di non dover appendere al suo albero l’ennesimo nastro in memoria di un essere umano che non ha mai visto la luce. Nei giorni in cui lei lotta per la sopravvivenza del bambino non ancora nato, fra un marito che non la desidera piu e una suocera che non le ha mai voluto bene, torna dalle montagne Nethe, la cognata in esilio ormai da sette anni per un peccato che non può essere nominato. Un segreto che Lisbet, tuttavia, vuole scoprire a ogni costo. Cosi, mentre in città rimbomba il suono di centinaia di piedi danzanti e di musica mescolata a inutili litanie religiose, Lisbet si trova invischiata in una storia di passioni proibite e inganni, che le insegnerà che cosa significa essere donna nel sedicesimo secolo, epoca di superstizione e di straordinarie scoperte, di pericoli e di paure. Dopo il successo di Vardo. Dopo la tempesta, Kiran Millwood Hargrave narra di una famiglia e dei suoi segreti, ricostruendo con la sua impeccabile prosa una straordinaria vicenda storica che illumina l’ingrato destino toccato spesso alle donne nel corso della Storia.

Editore Neri Pozza

Pubblicato 21/02/2023

Pagine 336

Isbn o codice id9788854526747

Recensione a cura di Paola Nevola

L’autrice di “Vardo dopo la tempesta” coglie un altro evento storico realmente accaduto dove le protagoniste sono le donne, ancora una volta sono loro a scontare il peso delle disgrazie, carestie, fame e malattie. A dover fare i conti col maschilismo e col timore di Dio e del Diavolo. Una storia di maternità e di amore proibito scritta con riguardo e sensibilità nei confronti delle donne protagoniste, per dare al loro dolore e al loro amore una struggente dolcezza, intima e mistica.

Siamo a Strasburgo nel 1518 e l’episodio storico è La piaga del Ballo, la popolazione è stremata da un periodo di siccità e carestia, non c’è più nulla da poter mettere in bocca neanche per ingannare la fame, una fame che divora, anche i boschi e la natura sembrano divenuti sterili e alcune donne arrivano ad annegarsi.

E’ estate, una donna si avvicina alla piazza le voci dicono che ci sia del pane avariato e invece nulla, non c’è niente e nessuno, la luce del sole l’avvolge e la rapisce inizia a muovere i piedi e a ondeggiare, non si riesce a fermarla, si pensa ad una posseduta, ma poi, se ne unisce un’altra e un’altra ancora, a decine, poi a centinaia. Ballano una danza trascendentale, pervase da una trance, fino allo stremo a cadere in terra prive di vita.

Ma perché le donne dovrebbero voler tornare in questo mondo gretto e inaridito, in questa interminabile estate in cui ogni prete predica la loro dannazione, in cui i mariti le trascinano tirandole per i capelli e in cui debbono annegare i loro figli per salvarli dall’inedia?

Nel 1492 una cometa (meteorite) è caduta nei pressi di un piccolo villaggio Enisheim, distruggendo alcuni campi agricoli. Erano i campi del padre della famiglia di Lisbeth, e Lisbeth crede di essere nata sotto il cattivo presagio della cometa caduta e si tormenta coi sensi di colpa per la malattia della madre. 

In una fattoria poco distante da Strasburgo vive Lisbeth ormai sposata con Henne Willer, con la madre di lui Sophie e la cognata Agnethe.

Lisbeth è un bellissimo personaggio, una giovane donna molto provata per i sensi di colpa e le perdite poichè non è mai riuscita a portare avanti una gravidanza, è incinta per la quattordicesima volta in stato avanzato e spera di non perderlo. Le sue preghiere e i suoi lutti hanno trovato conforto e ricettacolo non in una chiesa, ma nel bosco in un albero, L’Albero della Danza così viene definito dai riti pagani, e lei per ogni bambino perso ha appeso un nastro, facendone il suo santuario. 

Lo ha riconosciuto subito per quello che era: un albero della danza, un albero del giudizio, una reliquia dei pagani, i cui templi erano stati privi di tetto, aperti a Dio.”

Lisbeth sa solo che la cognata è stata mandata per sette anni in un convento ad espiare una colpa, ora è di nuovo pura, non sa cosa abbia commesso, nessuno ne vuole parlare. Quando la cognata torna a casa, col cranio rasato delle penitenti, ne è quasi intimorita, un po’ alla volta comprende che può confidare le sue paure, le sue sensazioni e condividere la curiosità nei confronti delle donne danzanti e cresce l’amicizia tra loro a cui si aggiunge Ida. 

Ida, amica di Agnethe e Lisbeth, sposata con Platter scagnozzo dei Ventuno (consiglieri) è un uomo astioso e arrogante specie con le tre donne, un misogino che fa di tutto per mettere in difficoltà la famiglia Willer benché in passato sia stato amico di Henne.

Henne ha insegnato a Lisbeth ad accudire le api e lei è riuscita con  la soavità a portarne altre all’alveare “«Amano il battito del tuo cuore, tesoro. Diventerai una brava apicultrice»… La sua affinità con le api è soprannaturale”. Questo ha dato loro di che sopravvivere, ma al contempo ha infastidito i monaci che reclamano il furto di polline dai loro campi fioriti, quindi sostengono che il prodotto apparterrebbe a loro. Henne è costretto ad allontanarsi dalla fattoria per un lungo tempo per recarsi in un’altra città a perorare la causa. 

Le vicende che hanno seguito si svolgono durante la sua assenza. Durante questo tempo in Lisbeth avviene un cambiamento, una consapevolezza delle suo essere donna e una determinazione caratteriale, nonostante il timore per la gravidanza sfida la folla col suo pancione fino al palco delle donne. Si arricchisce della sorellanza con  Agnethe e Ida, che ritrovano la loro complicità e intimità; Sophie che all’inizio sembrava ostacolarle, forse per paura, solidarizza con loro, la solidarietà fra donne emerge intensa tra le pagine. 

Sia le autorità religiose che i Ventuno decidono che le donne danzanti devono essere aiutate a perseguire il pentimento delle loro colpe, perché secondo loro di questo si tratta, quindi fanno arrivare dei suonatori in città per sostenerle nella danza. I suonatori vengono ospitati dagli abitanti e due di questi andranno alla fattoria Willer e saranno parte integrante nelle vicende delle tre donne perseguitate da Platter e non dico altro per non spoilerare, solo che la storia si colma di amore e dolore. 

Le vicende di alcune donne che danzano sul palco che vengono narrate è la storia di tutte, tutte sono accumunate dalla disperazione per la fame e dalla sofferenza dovuta dalla perdita o dall’assenza dell’amore. 

Tutte queste donne snudano i denti per la gioia, non per la sofferenza. Trude si chiede come si sentirebbe se si liberasse della tristezza per trasformarla in luce…

E’ una storia incredibile, leggerla tra queste pagine è come essere presenti, assistere all’estasi delle donne, vedere i loro occhi rapiti, sentire il battere dei loro piedi sanguinanti sulle assi del palco. Una storia in cui credenze, superstizione religiosa, maschilismo e autodeterminazione delle donne si intrecciano e si scontrano.

L’autrice è riuscita col suo stile di scrittura suggestivo a trasmettere le sensazioni e a coinvolgermi nelle scene e nella storia ad entrare in empatia con le protagoniste. Impossibile non solidarizzare con Lisbeth, Agnethe e Ida, percepire il loro stato d’animo, il loro desiderio di pace e di amare, di essere comprese e amate di un amore complice e rispettoso. Questo aspetto sull’amore lo trovo sempre attuale. Un romanzo che merita di essere letto.

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