L’alchimista dei colori maledetti  di Giuseppe Esposito

Napoli, 1737. Ubaldo Ascione, Maestro dell’ordine segreto degli Ombra, è incaricato di avvelenare il re Carlo di Borbone nel teatro San Carlo. Tuttavia un ripensamento dell’ultimo minuto lo induce a fuggire verso Benevento con la famiglia, senza aver portato a termine la missione. La vendetta degli Ombra giunge immediata e implacabile: Ubaldo e la moglie vengono uccisi. Il piccolo Guglielmo, figlio della coppia, viene salvato e allevato in segreto dal pittore Abdone, che gli dà un nuovo nome: Salaì. Tredici anni dopo, sentendo la propria fine avvicinarsi, Abdone invia Salaì, ormai diciassettenne, a Napoli, presso il maestro Vincenzo Bellini, affidandogli un antico e prezioso manoscritto. Intanto, il commissario regio Gaspare De Cenzo si trova a dover far luce su una serie di misteriosi omicidi, condotti secondo un preciso rituale da un assassino che viene presto soprannominato “l’alchimista”… Un ordine segreto. Un antico manoscritto. Un assassino che cerca vendetta.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (27 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 288 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta di alchimia. Si tratta di una scienza, seppur esoterica, che si propone il fine di trasformare il piombo in oro. Ma l’alchimia è molto di più. Il trasformare un metallo vile come il piombo in uno nobile come l’oro sta ad indicare una sorta di trasmutazione di ciò che l’uomo possiede di negativo in positivo, un’esperienza di crescita, uno sviluppo spirituale. Dunque una disciplina che non appartiene esclusivamente alla branca della fisica e della chimica, ma che sfiora ampiamente la filosofia e la metafisica. Per questo gli alchimisti hanno come fine non solo la trasmutazione delle sostanze e dei metalli (operazione direttamente legata alla ricerca della pietra filosofale), ma anche conquistare l’onniscienza in tutti i campi del sapere, ottenere una panacea universale così da curare tutte le malattie, e magari poter prolungare la vita all’infinito o quasi.

L’alchimia è la protagonista assoluta del thriller storico di Giuseppe Esposito, insieme ai colori e al mondo dell’arte. Colui che intraprende l’itinerario alchemico della Magnus Opus, passando attraverso le fasi di Nigredo, Albedo e Rubedo, non lo fa con il fine di elevarsi spiritualmente, ma per compiere una vendetta:

“Nessuno al mondo sfugge al suo passato”.

 La storia inizia a Napoli nel 1737, la sera dell’inaugurazione del teatro San Carlo, quando un membro dell’Antico Ordine degli Ombra cade vittima di un agguato mortale insieme alla sua famiglia. L’unico superstite è suo figlio, Salaì (vi ricordate del discepolo prediletto di Leonardo da Vinci?), il quale viene cresciuto dal maestro Abdone che il non solo lo introduce nel mondo dell’arte e dei colori

“Qui dominatur in coloribus, dominatur mundi”,

ma anche a quello molto più misterioso dell’alchimia. Il ragazzo infatti riceverà in dono un preziosissimo libro scritto dal nonno di Abdone, Anfione Metastasio, il De Coloribus Alchemist, al quale però mancano le ultime due pagine poiché sembra che celino un grande segreto. 

Salaì parte per Napoli accompagnato dal medico Morgagni che lo presenterà al maestro Bellini, così da poter diventare il suo apprendista. Ed è nella città partenopea che il destino del ragazzo muterà per sempre poiché verrà a conoscenza di importanti segreti riguardo il suo passato, come ad esempio la vera origine del contenuto di un cofanetto ereditato da suo padre:

“Si trattava di un pentacolo d’oro con un serpente inciso al centro di un pentagono di smalto rosso. Era solito contemplarlo per pochi secondi ogni sera, richiamando alla mente i volti di sua madre e di suo padre. Era il suo silenzioso congedo, quello che non aveva potuto concedersi quando loro erano in vita”.

Il misterioso oggetto si rivelerà essere il simbolo dell’Ordine degli Ombra, una società segreta che opera nel sottosuolo della chiesa di Santa Maria alla Pietrasanta con oscuri intenti, e sarà proprio in seguito all’entrata di Salaì nei suoi oscuri ranghi che avranno inizio una serie di oscuri omicidi legati direttamente agli adepti.

“Era completamente nudo. Il bianco della colonna evidenziava maggiormente il colore della sua pelle, che sembrava essere decomposta e putrefatta, macerata e cotta a lungo, fino a diventare una massa omogenea di colore nero, simile alla pece. Al suo fianco un teschio e una statua di cera raffigurante un corvo; su entrambi si rifletteva la luce argentea della luna”.

Il commissario regio Gaspare De Cenzo e il medico Morgagni iniziano dunque ad indagare su quello che ai loro occhi è un chiaro omicidio a sfondo alchemico, al quale ne seguirà un altro che porterà gli investigatori ad orientarsi non solo, come suddetto, nel mondo degli alchimisti, ma anche tra la cerchia degli artisti:

“L’assassino utilizza i colori, o meglio una sostanza tossica interna ai colori per uccidere. E li utilizza anche per dipingere i corpi delle vittime. Ma non è solo questo: il modo in cui dispone i cadaveri è molto scenografico, sembrano vere e proprie opere d’arte”.

Salaì intanto è diventato pittore di corte, gode della stima dei sovrani e sembra avviato ad un futuro radioso. Tuttavia in lui vi è sempre qualcosa di oscuro, di malvagio, qualcosa che gli ribolle dentro rendendolo agli occhi degli altri un personaggio sospetto. E di sospetto inizia ad avere qualcosa anche il maestro Abdone quando, in seguito alla sua morte, viene alla luce il suo laboratorio alchemico. De Cenzo non ha dubbi: il fu Abdone con molta probabilità aveva un qualche legame con l’assassino.

“L’assassino è metodico, segue una sua logica. E nei suoi delitti non vuole creare orrore, bensì stupore, riflessione. Proprio come un pittore con il suo quadro o come un alchimista che persegue la Grande Opera”.

Ma De Censo non è l’unico a dare la caccia all’alchimista. Anche l’Ordine degli Ombra è sulle tracce dell’assassino, ma quest’ultimo imperterrito continua ad aggiungere pennellate alla sua opera di morte percorrendo il sentiero che lo porterà a compimento della sua Grande Opera:

“Quindi, simbolicamente, l’alchimista vuole che le vittime affrontino il processo alchemico per farle purificare di un peccato che hanno commesso”.

Questo fa sì che De Censo sospetti che l’assassino non solo abbia a che fare con il mondo dell’arte, ma appartenga anche all’Ordine degli Ombra, intuizione che lo porterà a indagare sui membri e a scoprire che di lì a breve si verificherà una grave congiura ai danni del sovrano.

Riuscirà De Cenzo a scongiurare la morte del re? E chi è l’alchimista? Perché uccide? L’alchimista dei Colori Maledetti è uno di quei thriller storici che, a mio parere, ha tutto ciò che serve per interessare gli amanti del genere. 

L’ambientazione storica è azzeccatissima, la città di Napoli del Settecento, un trionfo di magnificenza e miseria al tempo stesso, un luogo in cui si muoveva proprio in quel periodo il celebre Raimondo di Sangro, principe di Sansevero (esoterista, inventore, anatomista, militare, alchimista, massone, mecenate, scrittore, letterato), un personaggio al quale ho pensato immediatamente man mano che procedevo nella lettura, data la presenza dell’alchimia e soprattutto della “setta” dell’Ordine degli Ombra, che non può non far pensare alla Massoneria.

La componente alchemica che, come ho spiegato, ha un suo fascino ed un significato filosofico e metafisico ben preciso, e vede peraltro il suo ultimo periodo di grande splendore proprio nel XVIII secolo, rende gli omicidi densi di mistero e di significati oscuri tutti da scoprire. Il mondo dell’arte e le botteghe degli artisti sono luoghi di estrema bellezza, ma anche teatro di segreti, gelosie, rivalità, posti in cui si fabbricano meravigliosi pigmenti che se utilizzati in modo scorretto possono persino uccidere.

E poi abbiamo la vendetta che tra tutti i moventi possibili che portano ad un omicidio è, probabilmente, quello che attrae irresistibilmente l’omicida verso la vittima, così come accade proprio all’alchimista della nostra storia, che attraverso l’uso dei colori e la conoscenza dei segreti alchemici punisce chi ha sbagliato:

“Lasciati dominare dalla forza oscura dei colori, ai quali ho impresso tutta la mia forza e il mio dolore”.

Con ritmo incalzante Giuseppe Esposito ci spinge a leggere la storia dell’alchimista tutta d’un fiato grazie a una narrazione scorrevole e ai continui colpi di scena che ci portano a sostituirci al commissario regio De Cenzo, tentare quindi di smascherare l’assassino e comprendere cosa realmente si cela dietro l’Ordine degli Ombra. E quando l’identità dell’assassino ci verrà svelata e il movente di ogni cosa diventerà chiaro, sarà molto difficile affidare il nostro alchimista alla giustizia del re.

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