Le disobbedienti. Storie di sei donne che hanno cambiato l’arte di Elisabetta Rasy

Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un’icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all’esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C’è qualcosa che lega l’elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l’amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell’anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell’intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità. Incontriamo così la giovanissima Artemisia, in fuga dalle calunnie romane dopo un processo infamante, che si fa strada nella Firenze dei Medici ma non vuole rinunciare all’amore. Élisabeth Vigée Le Brun, acclamata ritrattista di Maria Antonietta, che attraversa l’Europa contesa dalle corti più importanti senza mai staccarsi dalla sua bambina. Berthe Morisot, ostacolata dalla famiglia e dai critici accademici, che diventa la première dame degli Impressionisti. La scandalosa Suzanne Valadon, amante e modella dei grandi artisti della Parigi di fine Ottocento, che sceglie di farsi lei stessa pittrice combattendo la povertà e i preconcetti. Charlotte Salomon che, quando sente avvicinarsi la fine per mano del boia nazista, narra la sua breve e tempestosa vita in un’unica sterminata opera che al disegno unisce la musica e il teatro. Frida Kahlo, straziata dalle malattie fin dalla più giovane età, che sfida la sofferenza fisica e i tormenti amorosi con le sue immagini provocatorie e il suo travolgente look. Tutte loro, negli autoritratti che aprono le intense pagine di Elisabetta Rasy, guardano negli occhi chi legge e invitano a scoprire l’audacia con cui hanno combattuto e vinto la dura battaglia per affermarsi – oltre i divieti, gli obblighi, le incomprensioni e i pregiudizi -, cambiando per sempre, con la propria opera, l’immagine e il posto della donna nel mondo dell’arte.

  • Editore ‏ : ‎ Mondadori (19 maggio 2020)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 272 pagine

Recensione a cura di Lia Fiore Angy

“Hanno saputo difendersi con tenacia dalle aggressioni della vita. Dalla violenza maschile, come Artemisia Gentileschi… Dalle avversità dei tempi, come Élisabeth Vigée Le Brun… Dalla ferocia della storia, come Charlotte Salomon… Dai tormenti della malattia, come Frida Kahlo. Dalla gabbia dei pregiudizi, come Suzanne Valadon e la stessa Berthe Morisot”   Sei ritratti, sei donne, vissute in differenti epoche e contesti, di diversa estrazione sociale, ognuna con un proprio bagaglio di cultura e di esperienze, ma tutte accomunate da una fiamma che arde e vive dentro di loro: l’arte, non come semplice passatempo o interesse, ma come ragione di vita. “Dipingere e vivere sono sempre stati per me un’unica cosa e un’unica parola…”
Queste donne non ci stanno ad essere relegate in un angolino, rivestite esclusivamente dei ruoli di mogli e madri; non ci stanno a chiudere nel cassetto i loro sogni e le loro aspirazioni. Hanno il coraggio di ribellarsi, di rompere gli schemi, di opporre un rifiuto a quella strada già tracciata dalla società e dalle convenzioni e, grazie al talento e alla tenacia, dimostrano che anche una donna può vivere d’arte.

A torto o ragione, non ho mai voluto dover ad altro che ‘a ma palette’ la mia reputazione e la mia fortuna”. 
Elisabetta Rasy, con una prosa fluida, elegante e ricercata, delinea un ritratto a tutto tondo di queste donne che hanno cambiato la storia dell’arte. A loro va il merito di aver raffigurato il mondo femmine come nessuno aveva mai fatto prima, da una prospettiva diversa e sicuramente più partecipe rispetto a quella dei loro illustri colleghi.
C’è dell’audacia nel modo in cui queste artiste raccontano la donna… I ritratti di Élisabeth Vigée Le Brun ci mostrano il piacere, il “mistero del desiderio femminile che, se non può dirsi a parole, un gesto o una torsione del corpo o un certo sorriso possono raccontare”. Berthe Morisot raffigura il mondo interiore delle donne, le rappresenta nella loro quotidianità, raccolte nell’intimità dei loro pensieri.Suzanne Valadon ci mostra la verità dei corpi senza abbellimenti. Nei suoi nudi vediamo corpi sgraziati, imperfetti, segnati dal tempo o dalle gravidanze, in pose noncuranti e non studiate. Ha l’audacia di ritrarre nudo, in numerosi dipinti, anche il suo giovane compagno, e di raffigurare se stessa, in età avanzata, a seno nudo, mostrandoci “la verità del corpo nelle sue trasformazioni non sempre gentili”. Frida Kahlo, attraverso le sue opere, ci rivela “tutto ciò che di una donna e del suo corpo si nasconde: le lacrime, il sangue, il ventre dilatato dalla maternità e il feto che nutre, il parto, il latte, l’aborto, le ferite”
Per Charlotte Salomon, morta ad Auschwitz, a soli 26 anni, insieme al bambino che portava in grembo, l’arte è ciò che la renderà immortale. Nel suo particolarissimo memoriale la pittura si mescola alla musica e al teatro per dar vita a qualcosa di unico.
È stata una lettura appassionante, avvincente, dalla quale ho fatto davvero fatica a staccarmi.Grazie ad un’accurata, ma mai pesante, ricostruzione dei vari contesti storici, l’autrice è riuscita a farmi fare un lungo viaggio nel tempo. Ho apprezzato particolarmente la tappa a Versailles, che ho ammirato in tutto il suo sfarzo e splendore, per poi assistere impotente al crollo di questo mondo dorato, spazzato via dalla Rivoluzione.La vita di Élisabeth Vigée Le Brun, pittrice uffuciale di Maria Antonietta, è avvincente come un romanzo, ma ognuna di queste sei storie è come un breve, appassionante romanzo, che racchiude un messaggio di resilienza.Alcune di queste pittrici già le conoscevo, ma questo bellissimo saggio mi ha fatto scoprire delle chicche davvero interessanti, come il complesso rituale di bellezza di Frida, in cui il viso diventava la sua tela e il beauty-case un’alternativa alla tavolozza.

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