L’importanza delle donne nella vita di Caravaggio ANNALISA STANCANELLI

a cura di Annalisa Stancanelli autrice de

Forse non tutti sanno che Caravaggio. La vita di un genio: tra arte, avventura e mistero

edito Newton Compton Editori

Il suo vero nome è Michelangelo Merisi ma noi lo chiamiamo Caravaggio e lo veneriamo come il pictor praestantissimus. Dell’artista abbiamo solo due firme, una, in una ricevuta per un pagamento con la scritta Michel Angelo di Caravaggio, l’altra memorabile vergata sul sangue “Fra Michel Angelo”, apposta sul dipinto strabiliante lasciato nell’isola dei Cavalieri di Malta, un’opera monumentale realizzata durante il percorso che porta il pittore ad ottenere l’agognata investitura a Cavaliere dell’ordine gerosolimitano con il grado di “Obbedienza”.
Nel mio libro “Forse non tutti sanno che Caravaggio” (Newton Compton) ho cercato di ordinare una
materia magmatica e complessa come quella che comprende gli innumerevoli studi attorno al pittore di cui tutti conoscono almeno un’opera: chi ricorda “La Medusa” degli Uffizi, chi i grandi dipinti dei cicli romani, ad esempio quello di San Matteo, chi le opere napoletane o siciliane. Ma davvero tutti nel mondo conoscono Caravaggio anche se non sanno proprio tutto di lui, o almeno, spesso conoscono quello che, per il vasto pubblico, è stato maggiormente diffuso. Una sorta di leggenda fosca e un’immagine a metà del grande artista. Attorno al pittore ruotano decine di misteri e enigmi che riguardano anche anni bui della sua esistenza e circostanze inquietanti. In questo mio piccolo intervento, però, voglio soffermarmi sulle donne che hanno avuto un rilievo nella vita di Caravaggio. Per prima la madre, Lucia Aratori; per seconda la Marchesa di Caravaggio, Costanza Sforza Colonna.
Lucia Aratori sposata con Fermo Merisi emerge dai documenti come una donna forte, che ha lottato per offrire un futuro ai suoi figli. Sposata a un vedovo che porta in casa la figlia del primo matrimonio alla morte improvvisa del marito, padre di Michelangelo e di altri bimbi, deve prendere in mano le redini della famiglia. Fermo muore di peste nel 1577 lasciandola con una nidiata di bambini piccoli. Lucia negli anni successivi sarà protagonista di una battaglia legale per assicurare la parte di eredità del marito e del suocero che spetta ai suoi figli. E’ lei a decidere per il futuro di Michel’Angelo, è lei a impegnare una grossa somma di denaro per garantire al figlio maggiore, il nostro amato Caravaggio, un’istruzione nell’ars pingendi di alto livello. E’ proprio a Lucia, che porta il nome della Santa a cui il pittore dedicherà il suo dipinto più buio e disperato fra quelli dell’ultimo tempo, che ho indirizzato la prima parte del mio racconto.
Un’altra donna che ha rivestito un ruolo centrale nell’esistenza del nostro avventuroso, misterioso e
impetuoso artista è Costanza Colonna. Sapete che Costanza era la figlia di Marcantonio Colonna, l’eroe di Lepanto? Sapete che fu sposata ancora bambina e ebbe 12 figli? Sapete che-forse- insegnava a Caravaggio il catechismo?
Fu Costanza ad aiutare spesso il protagonista del mio libro nei momenti più bui, disperati della sua vita. E per me è davvero un mistero che il nostro appassionato pittore non le abbia dedicato un ritratto o l’abbia celat

a nel viso bellissimo di una donna dei suoi stupefacenti dipinti. Che strano!
Su Costanza Colonna e Caravaggio, sul loro enigmatico rapporto, infatti, sono molto tentata di scrivere un romanzo.
Come si dice una volta è un caso, due un caso eccezionale ma tre una certezza.
Vi pongo un interrogativo.
La Marchesa aiuta Caravaggio a fuggire da Roma nei primi anni del Seicento con direzione Genova dopo che il pittore ha a

ggredito un notaio ed è stato denunciato; a Genova risiedono dei cugini di Costanza Colonna.

La nobildonna, rimasta vedova giovanissima, colta e attraente, offre rifugio a Caravaggio nel 1606 dopo che l’artista uccide Ranuccio Tomassoni a Campo Marzio; lo mette al riparo nei feudi dei suoi parenti prossimi, i Colonna, fra Zagarolo e Paliano.
E ancora sembra che l’idea di far partire Caravaggio, accusato di omicidio, su cui pende il bando capitale, per l’isola di Malta nel 1607 sia stata proprio della nostra beneamata Marchesa. Il favore di un uomo potente come il Granmaestro dei Cavalieri avrebbe potuto aiutare Caravaggio a ottenere la “grazia” da parte del Papa e poter così ritornare a Roma.
Perché una donna importante, altolocata, imparentata con Cardinali, vicerè e tutta la nobiltà che conta doveva esporsi così tanto per un artista?
Voi cosa ne pensate?
Leggendo il mio libro, inoltre, scoprirete anche altri ritratti femminili.
Vi parlerò della cortigiana Fillide Melandroni, la Taide della Roma dei Papi, e delle prostitute Domenica detta Menicuccia, Anna Bianchini, una tipa davvero tosta che litigava con le altre prostitute e anche con gli “sbirri”, Maddalena Antognetti, per alcuni “la donna di Caravaggio”.
Ma ci sarà spazio anche per le donne antiche, come Salomè e Giuditta, che Caravaggio immortala in alcuni dipinti di una bellezza senza tempo né paragoni, e per le Sante, come Caterina e Lucia, e ancora per una “Zingara”.
In ultimo un ricordo alla storia tragica di Beatrice Cenci, che meriterebbe un romanzo e chissà che.. grazie ai miei lettori e alle mie lettrici non abbia la possibilità di proporlo a qualche casa editrice.
Spero che questa prima finestra sul mio libro vi sia piaciuta e a presto!

Trama.

Caravaggio affascina, commuove, esalta, attrae da secoli con opere meravigliose e avventure mozzafiato. Seguendo le tappe della sua esistenza ci si addentra in una vita da romanzo. Dalla nascita a Milano agli esordi romani; dalla vita a Palazzo Madama alle notti brave nel quartiere delle prostitute; dall’omicidio di Ranuccio Tomassoni al soggiorno a Napoli; fino alla misteriosa morte, nel luglio del 1610. Ma è dietro le vicende maggiormente note che si nascondono gli episodi più interessanti: Caravaggio scoperchiò tetti, prese a sassate una porta, scrisse versi infamanti contro un rivale, offese continuamente i “birri” del quartiere dove viveva. Trascorse molte notti in carcere e altrettante nelle dimore immensamente ricche di cardinali e nobili. Era capace di dipingere quadri immensi, pieni di religiosità e tormento, e poi di andare all’osteria con cortigiane e compagni di bravate e di lanciare un piatto di carciofi in faccia a un cameriere. Sono solo alcune delle storie che alimentano la leggenda dell’artista maledetto. Caravaggio è tutto questo: è genio e vita dissipata, è profondità di pensiero e cultura, ma anche impeto e testardaggine. Un viaggio sulle tracce del genio di Caravaggio: da Roma a Napoli, da Malta alla Sicilia. Forse non tutti sanno che… …nei primi anni a Roma Caravaggio era povero e rischiò di morire …Caravaggio visse nel palazzo del senato e divenne il pictor praestantissimus …Caravaggio uccise un uomo …Caravaggio visse a Napoli …Caravaggio divenne cavaliere di Malta …Caravaggio fuggì in Sicilia …Caravaggio si rifugiò di nuovo a Napoli e fu sfregiato …la morte di Caravaggio è un mistero.

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2 Risposte a “L’importanza delle donne nella vita di Caravaggio ANNALISA STANCANELLI”

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