Le ammaliatrici di Carlo Silini

Di quanti destini si sono perse le tracce nei secoli? Di quante storie rimangono come unici testimoni i luoghi in cui sono segretamente avvenute: i tavolacci delle vecchie osterie, i muri scalcinati delle chiese, le algide sale di tribunale, le celle conventuali, i manicomi, i bordelli, gli ostelli di santità e poi le valli ombrose, i campi di grano, gli anfratti più silenti delle caverne? Così, quando un bizzarro condannato a morte di nome Bargniff racconta le incredibili vicende di Maria del Maté – la giovane musa ispiratrice dei carnevali di Milano – e di Maddalena di Buziis – la Madonna-strega dei baliaggi svizzeri – capita che nessuno gli creda. Perché il Bargniff è un truffatore, un volgare casciaball ed è bene che la sua vita finisca; prima che qualcuno prenda per buoni i suoi farneticamenti, prima che il mondo scopra che a fine Seicento, tra il Ducato di Milano e le valli prealpine, un gruppo di sognatori dava vita alla Compagnia dei campi, e che uno spietato manipolo di persecutori di streghe e creatori di sante avviava una caccia feroce per cancellarla dal mondo, insieme al Paradiso che era riuscita a creare tra i verdi spiracoli della pianura che attraversa il confine.

  • Editore ‏ : ‎ GCE (10 agosto 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Fabiana Farina

Eccoci arrivati all’ultimo appuntamento con la saga che vede come protagonisti Maddalena De Buziis e l’uomo dei Trii Böch. Questo libro non è solo pazzesco, è un piccolo gioiello partorito dalla penna di Silini. 

“L’aveva mazzada, l’aveva cupada

ma lée l’é turnada, cul nas a l’insü. 

L’aveva cupada, l’anca brüsada, 

ma lée l’é turnada, i a ciapaa pal cüü…” 

Il racconto si svolge, qualche anno dopo, per la maggior parte nel granducato di Milano. Nel libro precedente abbiamo lasciato Maddalena, il Giacomo, il piccolo Vittore e la prevadessa in fuga dopo che Maddalena era riuscita a scampare alle fiamme del rogo a cui il tribunale della Inquisizione l’aveva condannato. 

“Sono certo che nostro Signore preferisca una bugia che salva un’innocente a una verità che la uccide” 

E qui nasce l’idea geniale dell’autore: la trama, il racconto si svolge come un ricordo. 

Ricordo del Barniff, un truffatore, un imbonitore, un venditore di fumo che in mano al boia e davanti al Balivo chiede come ultimo desiderio di raccontare una storia, quella in cui lui ha conosciuto una santa e una strega. 

A volte succede ai servi dell’Inquisizione di smarrire il senno battagliando col demonio” 

Allora il Barniff ci prende per mano e ci fa entrare nel vivo della vicenda. 

E il Barniff racconta. Racconta di come, al di là delle Alpi incontra Maria del Maté, una ragazzina orfana, esule e in odore di stregoneria e di come dopo una delle sue tante truffe a discapito del Balivo la porta con sé a Milano, luogo da cui il Barniff ha perso l’appoggio della Milano che conta. 

Racconta di come l’Uomo dei Trii Böch costringe il Barniff a stanare Maddalena prendendo come ostaggio Maria alla quale infligge delle torture fisiche e psichiche per farla diventare una santa. 

“Alla fine, che differenza fa? Basta cambiare la veste, i riti, le parole, ma il gioco è sempre lo stesso : punire la figlia diceva che pretende di euipararsi i figli di Adamo, schiacciare la serpe ribelle, bere il sangue della vipera bianca.” 

E racconta della cattiveria, infamia, misoginia del Ciceri, che nascosto e appoggiato dalla carica di inquisitore organizza una crociata prettamente personale per annientare Maddalena. 

A tutto questo si somma il Vaticano, che considera la situazione creatasi un problema da sradicare. 

“Perché è così che il più delle volte ci si consegna al demonio. A occhi chiusi.” 

E il Barniff racconta da quando la Santa ( plagiata e ribelle) incontra la strega (libera e braccata) e di come fra loro due nasce una breve intesa fino alla resa finale. 

Come accennato prima il libro è davvero un piccolo capolavoro. È appagante, intenso, profondo. 

Va letto centellinando le pagine in modo di poter assaporare ogni singola parola, ogni singolo momento della storia. E va soprattutto gustato con calma ogni sfaccettatura caratteriale dei personaggi che in questo libro in particolar modo danno il meglio di sé. 

“Perché le vuoi così male? 

-Tu chiami male ciò che è giustizia. 

E tu chiami giustizia ciò che è vendetta. 

-Sottigliezze.” 

Beh, che dire. Se avete voglia di far un salto in Lombardia e nei cantoni svizzeri (almeno con la fantasia) io vi aspetto con l’uomo dei Trii Böch. 

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