Berthe Morisot. Le luci, gli abissi di Adriana Assini

Recensione di Sara Valentino

“Non vi preoccupate, maman. Io sto sempre dove voglio essere”

Una frase, questa, che ho desiderato mettere a cappello introduttivo della recensione perchè riassume il carattere di Berthe Morisot e anche il senso tutto della sua vita.

Adriana Assini torna a scrivere ancora di un personaggio poco raccontato dalla Storia, una donna pittrice della fine dell’Ottocento, quando ancora le donne dovevano solo pensare ad accasarsi e non era loro nemmeno consentito iscriversi all’Accademia.

La Assini è conosciuta a livello internazionale come scrittrice ma anche come acquerellista e se già normalmente i suoi libri sono poesia pura, con una decisa e fervente ricostruzione storica, in “Berthe Morisot. Le luci, gli abissi” il pennello è di casa. L’autrice munita di colori e cavalletto dipinge i giorni di una Parigi che va verso la modernità, a grandi passi verso l’impressionismo dell’arte, la celebrazione della pittura dal vero, alla luce del sole.

Ho avuto così modo, attraverso questa lettura, di fare la conoscenza di una donna enigmatica, decisa che passava le sue giornate a dipingere, si estraniava da tutto e dimenticava persino di magiare, nutrendosi di passione. La sua ammirazione, quasi oltre misura, andava verso Manet, il bistrattato, lei lo ammirava riconoscendone il valore ma anche si faceva ammaliare dalla sua aura misteriosa, enigmatica e il suo fare da tombeur de femmes. Quegli occhi che lui di lei dipinse, quegli occhi magnetici che scavavano la sua anima, la scandagliavano, passione, coraggio e fermezza senza condizionamenti esterni, le sue caratteristiche.

“.. non se la sentiva di giudicare nè l’uno, nè l’altra. In realtà, non se la sentiva di giudicare nessuno. Neanche se stessa. Com’era grottesco, contorto e crudele l’amore, troppo spesso destinato a chi non si ha, o a chi non lo vuole”

Che sapore ha la felicità? Essere così avvinta da amore e ambizione, così follemente attratta da un uomo da restare poi inesorabilmente delusa nell’apprendere di essere surclassata da un’intrusa. Da una immeritevole, priva di stile personale, una mera copia di Manet. Lei, Berthe, non subiva condizionamenti da nessuno e neppure da lui.

“Le illusioni più sono grandi più sono dure a morire”

Un romanzo che celebra valori molto importanti quali per esempio quelli di amicizia, dunque sediamoci in Montmartre, quartiere di artisti e pittori, che stava vivendo il suo secolo d’oro. Con noi Latour, Degas, Monet, Cèzanne, Zola e altri uniti dalla passione per l’arte e per la scrittura. I caffè erano luoghi purtroppo ancora proibiti alle donne, luoghi dove tutto può accadere, dove nascono le idee … e anche le rivoluzioni. Assaporiamo con loro due dita di assenzio, la fata verde, così in voga in questo periodo storico. E Berthe è l’unica donna a cambiare il mondo dell’arte insieme a loro, un’amicizia importante li unisce, duratura e solidale.

“Viviamo tutti di chimere, essendo affetti, in parti e modi differenti, da un’insanabile follia”

Testimoni silenziosi e con il cuore oppresso dall’orrore, noi lettori viviamo in questo libro anche gli scontri, le repressioni e le battaglie; la penna di Adriana Assini ci permette di veleggiare tra i momenti bui culminati con la spaventosa e sanguinosa settimana di sangue.

Torneremo mai a vivere nella decenza, dopo la brutalità di questi mesi?”

Domanda che anche noi oggi ci poniamo… Certo che loro ebbero poi un periodo di gran fermento e di rinnovamento, di sviluppo anche industriale.

Vi voglio parlare di un simbolo, da alcuni chiamato traliccio di ferro, la tour Eiffel, quella che per molti sarebbe stata solo provvisoria, la vediamo svettare tra le pagine. Ma Berthe, che conosceva il sapore della disapprovazione per le cose nuove, non se la sentiva di bistrattarla.

Le emozioni sono state parecchie, anche la commozione ha fatto capolino, ancora oggi possiamo comprendere cosa provò la Morisot. La difficoltà per le donne di poter emergere in qualsivoglia campo, il convincere la famiglia che è giusto e sacrosanto tentare, sono alcuni elementi su cui riflettere per noi ma più ancora per i nostri figli. Il dolore più grande l’ho percepito attraverso le parole di una lettera della madre a cercare di dissuaderla dalla passione e anche dall’infatuazione per Manet con il risultato tremendo di aver reso la figlia completamente svuotata e nulla…

Domande, sogni, la vita le aveva negato le risposte eppure Berthe Morisot non aveva mai smesso di essere se stessa si sfidare le convenzioni e di seguire le sue passioni. La felicità alla fine sta in quei momenti che squassano lo stomaco, che ti fanno vibrare e volare in alto, pochi, illusori momenti che non si possono scordare.

“E’ dal dolore dell’ostrica che nascono le perle. Sono sicuro che del vostro ne farete buon uso”

Crocevia di menti fervide e spiriti trasgressivi pronti a rovesciare il mondo, l’effervescente Parigi della seconda metà dell’Ottocento è teatro di innovazioni epocali e senza precedenti. La luce elettrica illumina le strade, spuntano cabaret e café-chantant, scorrono fiumi del verde assenzio e di nuove parole d’ordine in ogni campo, mentre un gruppo di borghesissimi pittori si appresta a rivoluzionare la visione accademica dell’arte con idee dirompenti e un uso spregiudicato dei pennelli. Si chiamano Manet, Degas, Pissarro, Monet, Renoir. Danno scandalo e passeranno poi alla Storia come impressionisti. Tra loro, una sola donna: Berthe Morisot. Figlia di un funzionario della Corte dei conti, la giovane dalla personalità enigmatica e la volontà di ferro è una nubile impenitente, capace di infrangere le regole di una società conformista e benpensante per fare di forme e colori la sua ragione di vita, in un periodo in cui la pittura non è un mestiere per donne. Passioni nascoste, amicizie indissolubili, oscuri tormenti segneranno l’esistenza di Berthe, un’anima avvolta dall’ombra ma destinata a diventare “la signora della luce”.

  • Editore : Scrittura & Scritture (22 aprile 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 224 pagine
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