La quarta Maria. Approfondimento dell’autore

Sinossi
Anno 1076: un giovane monaco parte da Torino verso un monastero tra le Alpi con il compito di imparare l’arabo e l’ebraico. Giunto a destinazione il giovane scoprirà che nell’abbazia, sotto un’apparenza di pace, convivono la bramosia, la cupidigia, il fanatismo, l’errore e l’orrore. In breve tempo lo studio delle lingue lascerà il posto alla ricerca di una verità che pare volersi nascondere e mette in pericolo la fede e la volontà.

a cura di Valerio Castelli

Perché un romanzo? Non si scrive per se stessi, alla base c’è sempre il desiderio di raccontare qualcosa agli altri, e questo vale per ogni opera di narrativa o saggistica. Per questo lavoro in particolare c’è la volontà di mettere insieme una storia di fantasia e la descrizione di quel momento decisivo per la vita dell’occidente che è stato il periodo dell’XI secolo in cui si svolse la lotta per le investiture vescovili tra papato e impero, in particolare tra Enrico IV e Gregorio VII. I due livelli di narrazione si sfiorano, s’incontrano, ma ognuno di essi segue la propria strada senza troppo inserirsi nell’altro. I personaggi del livello narrativo sono di fantasia, così come il luogo in cui si svolgono i fatti. I personaggi storici sono realmente esistiti: papa, re, vescovi e nobildonne sono documentati nelle cronache del tempo. Su tutto aleggia la figura di Benedetto da Norcia, padre dell’Europa e fondatore dell’ordine benedettino nel VI secolo. Anche se morto da oltre cinquecento anni, Benedetto viene citato spesso dai personaggi e indicato come riferimento alle scelte di vita e di pensiero. La grandezza di Benedetto sta nell’aver saputo ragionare e vedere le cose con un orizzonte ampio e nell’aver saputo, con la sua regola, dare uno stile di vita monacale ordinato e uniforme, il tutto in un tempo in cui la convivenza civile si svolgeva con poche norme comuni. Ancora oggi molte cose da lui teorizzate sono applicate nella nostra vita quotidiana.
Perché l’abbazia e perché i delitti (se delitti sono)? Perché siamo nel passaggio tra alto e basso medioevo, le abbazie vivono il loro momento di massima espansione e molto della vita ruota intorno a esse. I delitti (se delitti sono) fanno parte della vita umana dai tempi di Romolo e Remo e sono quanto di più attrae l’attenzione. La figura dello scopritore di delitti e misteri ha popolato il nostro immaginario da sempre, e nel medioevo è automatico pensare all’inquisitore, ma non ancora nell’XI secolo. Toccherà quindi a semplici e giovani monaci ricoprire il ruolo con tutte le loro limitazioni d’esperienza.
Perché il titolo? Il titolo del romanzo è volutamente fuorviante, poiché il titolo dovrebbe confondere, più che essere una guida per la lettura. Non si stupisca quindi il lettore se, giunto quasi alla conclusione, si chiederà cosa c’entri il titolo con quanto letto. Sappia solo che la cosa è voluta, poi ci sarà tempo per scoprire ciò che è, e che non è ciò che sembrava.

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