L’EREMO DI SAN MICHELE DI COLI

A cura di Cinzia Cogni

“Siamo viandanti e pellegrini,
   tutta la nostra vita è paragonabile al viaggio di un solo giorno.”
                         San Colombano
La figura di San Colombano mi ha sempre affascinato, questo monaco irlandese che ha evangelizzato gran parte dell’Europa di quel periodo (dal 590 al 614) fino a  raggiungere  Bobbio, il paese dove ha fondato l’Abbazia, un centro monastico fra i più importanti del medioevo.
Bobbio è in provincia di Piacenza a 30 km da casa mia, d’estate è la mia meta preferita  e per questo motivo ero sicura di conoscere molto bene questa zona e di aver ormai visitato tutti i luoghi più interessanti, sia dal punto di vista culturale che naturalistico.
Invece, pochi mesi fa, grazie a mio marito e alla sua passione per i funghi, ho scoperto che vicino a Coli, un paese che dista a 7 k

m da Bobbio, collegato da una strada provinciale che si dirama dalla Statale 45,  esiste L’EREMO DI SAN MICHELE un luogo di preghiera costruito da San Colombano in persona e dove storia e leggenda si fondono, indicandolo come  l’ultima dimora del Santo, il posto dove sarebbe morto.
Secondo la tradizione nell’alto medioevo, i monaci si preparavano alla propria morte cercando una grotta dove potersi ritirare dalla società per vivere in silenzio e preghiera e San Colombano l’avrebbe trovato sul monte di Coli,  sotto questa spelonca dedicata a San Michele, considerato condottiero degli angeli che accompagna le anime dei giusti in paradiso.

Cercando informazioni scopro che è possibile visitarlo e che nonostante la strada sia irta è stato messo in sicurezza …a questo punto la mia curiosità freme, devo assolutamente vederlo!
Così ,qualche settimana fa, accompagnata da mio marito che conosce bene quei luoghi , siamo partiti e una volta giunti a Coli abbiamo lasciato l’auto in una stradina bianca dietro il paese, accanto al cartello con le indicazioni per arrivare all’eremo di S. Michele.La partenza è stata facile, fino a metà percorso la strada e’ in discesa, una semplice passeggiata,  complice anche il sole non ancora caldo e un venticello fresco e leggero.
La natura è prorompente, dalle colline verdi e rigogliose che si stagliano innanzi a noi, ai fiori di forme particolari e dai colori sgargianti, al fiume Curiasca sotto di noi che scorre lento in un piccolo letto circondato da rocce e ricca vegetazione. Nel terreno si notano le impronte di animali, si intravedono le loro tane e siamo circondati da castagni con i ricci ai loro piedi  … rapita da questo paesaggio non mi accorgo che la strada improvvisamente e’ cambiata ed ora è tutta in salita e con grandi pietre a sostituire il terreno.

Lo ammetto, non è stato facile salire e lo sconforto è stato maggiore quando giungendo ad un bivio, il cartello che indica l’eremo punta la freccia dietro un roccione, dove per proseguire bisogna inerpicarsi seguendo un piccolo sentiero in mezzo alla collina… non sappiamo com’è la strada, ma ormai siamo giunti fin qui e nessuno dei due ha intenzione di tornare indietro.
Appena svoltato la roccia, noto che lungo il sentiero ci sono le corde dove  aggrapparsi per salire, ora il gioco si fa duro, ma  dop

o una decina di minuti i nostri sforzi vengono ripagati.
Gli occhi mi brillano, i raggi del sole che filtrano fra la fitta vegetazione illumina

no i resti dell’Eremo di San Michele, è piccolo ma è

 davvero un gioiellino incastonato  nella valle.

Osservando la grotta detta anche di San Colombano proprio sotto la spelonca e i resti dell’eremo fondato dal santo nel 615, lo stesso anno della sua morte,  comincio a comprendere perché sia considerato un luogo eremitico: essere completamente immersi nella natura, in quel silenzio irreale e’ una sensazione di pace difficile da spiegare che non si prova in ogni luogo, seppur isolato…

Mentre mi avvicino alla parete che un tempo sorreggeva una piccola chie

setta, che secondo fonti storiche fino al  XVII sec. risultava intatta, poi crollata  a causa di una frana…vedo appese due croci particolari e a fianco una targa  spiega che nel 1860, nelle acque del torrente Curiasca ,fu ritrovata la Croce Micaelica, una grande lastra altomedievale, scolpita con iscrizioni latine, datata tra l’ VIII e il IX sec. oggi conservata nella Chiesa di Coli.
Anche l’originale dell’antica croce in ferro battuto, ritrovata in questo sito, si può ammirare nella Chiesa di Coli, mentre qui si vede l’esatta copia.
La pavimentazione è quella originale composta di lastre piane di pietra locale ed è chiusa da una seduta quadrangolare creata per i visitatori.
In mezzo al sito un altare e un leggio in pietra e marmo mi ricordano che ancora oggi in questo luogo viene svolta una processione e una messa ogni ultimo sabato di settembre, in onore di San Michele e San Colombano.
L’antico percorso per giungere a questo Eremo e’ chiamato via degli Abati, conosciuta anche come la via Francigena di montagna, e pare che dal 600 al 1000 gli abati di Bobbio lo percorressero per raggiungere Roma, passando appunto per Coli e attraversando in lunghezza tutta la val Curiasca.
A rendere ancora più speciale o meglio miracoloso questo luogo, è anche la storia della morte del Santo: secondo i monaci e gli abitanti vicini all’eremo, San Colombano morì in quella grotta  ma il corpo fu ritrovato nella sua cella del Monastero di Bobbio; nessuno lo vide mai lasciare Coli ne rientrare nel monastero quel giorno.

È tempo di rientrare, il caldo comincia a farsi sentire e a metà strada c’è di nuovo una dura salita che ci aspetta; eppure una volta tornati indietro, la sensazione di aver visto un luogo unico e suggestivo non mi abbandona  e la voglia di ritornarci è ancora forte, viva…forse è solo suggestione, forse la fatica e il completo isolamento contribuiscono a renderlo un luogo mistico, ma mentre torno a casa, le parole di un altro santo mi rieccheggiano nella testa:” Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.”
È una frase di San Bernardo di Chiaravalle che lessi tempo fa, ma solo ora, dove aver vissuto questa esperienza, ne comprendo il vero significato.

Foto scattate da me e mio marito.

Per approfondire l’argomento questo è il libro da cui ho appreso la maggior parte delle informazioni su questo luogo : La spelonca di San Michele di Coli – Renata Zanussi – prefazione Franco Cardini – Ed. Pontegobbo 

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