Cappuccetto rosso, una fiaba noir

A cura di Sara Valentino

La fiaba che approfondisco oggi è davvero una tra le più conosciute e di certo da piccolini non abbiamo notato la simbologia che essa rappresenta. Innanzitutto è un racconto al femminile nel senso che narra la maturazione da bambina a donna, passando per il presentarsi del ciclo mestruale per poi incappare nel periodo in cui gli attaccamenti edipici inducono in età puberale a esporsi alla seduzione a volte pericolosa. Vi è poi la separazione dalla casa famigliare con il distacco dalle abbondanze e dalla spensieratezza. E’ proprio la nonna,  rappresentante della transgenerazionalità del femminile famigliare, che dona alla bambina un cappuccio rosso, simbolo delle mestruazioni e dell’inizio verso una maturazione sessuale. La crescita, l’età di transizione reca naturalmente con sè la necessità di una nuova fase, un percorso interiore rappresentato proprio dal bosco, non a caso esso da sempre, nei miti rappresenta un luogo inconscio.

Si tratta di una fiaba riscritta dai fratelli Grimm, versione differente da quella proposta da Perrault. Le origini possono essere reperite nel XII secolo, Egberto di Liegi nella sua raccolta didattica, rifacendosi ai racconti orali riporta proprio le vicende di una bambina. Battezzata nel giorno di Pentecoste riceve in dono dal padrino una veste rossa. All’età di cinque anni mentre camminava nella foresta fu catturata da un lupo che la portò nella tana per darla in pasto ai suoi cuccioli. I lupacchiotti, però, non la divorarono ma ne masticarono il cappuccio della veste. La bambina li ammonì di non rovinare il suo regalo di battesimo e essi la lasciarono tornare a casa.

Il lupo-sesso, lupo cattivo che potrebbe rappresentare il maschio alla ricerca dell’atto sessuale violento. Bruno Bettelheim aggiunge che il lupo “non è semplicemente il maschio seduttore, rappresenta anche tutte le tendenze asociali e sensuali presenti in noi”.

L’animale divoratore potrebbe rappresentare anche metaforicamente le carestie che flagellavano l’Europa.

La morte di Cappuccetto rosso e della nonna, come da originale di Perrault, è un finale drammatico. Spesso lo erano, le fiabe, contorni noir per consolidare il loro scopo originale educativo. O comunque la possibilità che fossero originate da fatti reali.

Pensare che di questa fiaba esistono almeno trentacinque versioni è incredibile!

I Grimm eliminarono il finale cruento inserendo la figura del cacciatore che aprendo la pancia al lupo liberò nonna e nipotina. I fratelli addirittura aggiunsero un ulteriore epilogo: Cappuccetto rosso incontra un altro lupo ma invece di cedere alle lusinghe, memore della passata esperienza, la fa cadere in una trappola.

Dicevo all’inizio come questa fiaba abbia dei caratteri tipici che la fanno rientrare in qualcosa che sa di iniziatico. Ecco gli elementi:

Luogo del rito- il bosco

Irriconoscibilità del pericolo – il lupo si maschera a cerca di rassicurarla

Metafora sessuale 1 – Cappuccetto rosso entra nel letto con il lupo

Metafora sessuale 2 – Cappuccetto rosso viene divorata dal lupo

Salvataggio da parte del maschio (bene) – il boscaiolo (padre) che libera Cappuccetto rosso

Rinascita – Cappuccetto rosso ha conosciuto i pericoli, ha normalizzato la sua esistenza

Le analisi nelle quali mi sono imbattuta sono davvero parecchie, una mette in relazione la fiaba con i riti primaverili: Cappuccetto rosso rappresenterebbe la Regina di Maggio che combatte contro il lupo, l’inverno.

Fonti: https://ilsigarodifreud.com/2016/02/il-vero-senso-delle-fiabe-cappuccetto-rosso-in-psicoanalisi/; Fiabe Criminali – Massimo Centini – Edizioni Mediterranee

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