Caterina della notte – Sabina Minardi

Catherine ha quarant’anni e un forte senso di vuoto dentro. Forse per colpa di David, l’uomo che ha accanto, ma che da tempo non sente più vicino; o forse è la convivenza con il padre – da sempre per lei madre e padre insieme – che è diventata troppo ingombrante. Per questo, il giorno in cui le viene recapitato un manoscritto sulla scrivania dell’ufficio, Catherine si lascia completamente travolgere dalla lettura. Quella che scorre tra le pagine è una storia antica, ambientata nella Siena dov’è nata ma che non ha mai più visto. Ed è scritta in italiano, la lingua madre di cui serba un ricordo sfocato. Protagonista una santa che porta il suo nome, Caterina. A narrare è una donna che nel 1380 vive nello Spedale di Santa Maria della Scala, luogo di cura dei malati e di assistenza per i “gettatelli”, rifugio di viandanti e pellegrini lungo la Via Francigena. Un ospedale, sorto intorno all’anno Mille, crocevia di culture diverse ed emblema di convivenza tra laici e religiosi, tra ricchi, poveri, artisti, gente in cammino: uomini e donne che deviano dalla loro strada, in cerca di sé. In quel luogo straripante di vita, la donna è costretta a non vedere mai la luce del giorno, per una colpa segreta che porta fin dalla nascita. Tra quelle pagine oscure e appassionanti, Catherine trova qualcosa che la spinge verso la sua città natale e verso la madre, morta quando lei era bambina, e della quale nessuno parla mai. Seguendo il racconto di Giovanna, quelle vite così lontane si fanno sempre più vicine. E, scoprendo il segreto che lega Giovanna allo Spedale e a santa Caterina, Catherine riuscirà a svelare i misteri del suo passato e a ritrovare se stessa.

  • Editore ‏ : ‎ Piemme (18 aprile 2017)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Da tempo sostava nella mia libreria, mi ha fatto l’occhiolino (forse un po’ stufo di attendere il suo turno) e ho accettato l’invito.

Un romanzo contemporaneo con rimandi al passato, nello specifico il 1380 a Siena. Protagonista, forse, Caterina, colei che fu poi santificata.

Londra, giorni nostri.

Catherine vive a Londra, è una giornalista fidanzata e vive con l’anziano padre. E’ orfana di madre sin da piccolissima, ecco perchè non ricorda nulla della donna, si abbevera alle labbra del padre cercando di costruirne un ritratto che le tenga compagnia e che riempia il vuoto dell’assenza, anche se non è umanamente possibile.

La giovane vive l’amore in modo anomalo, forse proprio la mancanza della mamma la porta a cercarlo in tanti e a non trovarlo mai davvero in nessuno.

“… per restare sola, o per incontrare qualcuno. A dire ciao, che vuol dire addio”E non temo di chiamarlo amore. Perchè oggi lo so che si può amare per una vita intera e per una notte sola. per ore che ritornano sempre. Per attimi che non si ripeteranno più”

Le sue origini sono italiane, è nata a Siena così come i genitori ma non ha mai sentito il desiderio di tornarci. Anche se in casa il padre conserva amorevolmente molti volumi storici dedicati alla città Toscana. A Siena, per chi ci è stato lo sa, si respira la Storia in ogni via, piazza, angolo, anfratto.

Un giorno le viene recapitato in ufficio un manoscritto, sembra antico, non ha mittente. E’ una storia del 1380 raccontata sulla vita di Santa Caterina ma da una donna, Giovanna, anche lei vive spedale di Santa Maria della Scala.

Catherine viene assorbita completamente dalle pagine, un racconto struggente di chi vorrebbe mettere un punto alla vita, una vita negata in toto, ma più ancora una vita a cui è stato negato l’amore nel modo più crudele possibile. Le pagine sono emotivamente coinvolgenti.

La giovane londinese si sente chiamata dall’Italia e parte, da sola, con una situazione sentimentale ormai oltre il limite, in uno stato d’animo di ricerca, quello di se stessa. Sì perchè le due storie sono lontanissime nel tempo ma in qualche modo unite da un filo di esperienze comuni. Di sentimenti da dimostrare, di colpe da espiare, di ricordi da conservare e di misteri da svelare. Soprattutto capirà chi le ha spedito il misterioso manoscritto?

“… perdermi, questa notte. Sospendere il tempo. E abbandonarmi: a un’amaca nel presente. Al rollio di una nave nel buio della notte, senza traccia di costa in lontananza”

I misteri saranno svelati, tutti alla fine, tutti sorprendenti.

“Ma i segreti non muoiono con noi. Resistono ai cambiamenti, alzano scudi contro i compromessi. Lanciano i loro messaggi all’infinito. Per non aver vissuto la loro vita intera, rifiutano di essere cancellati”

E Siena, Siena è la grande protagonista! Ne viene raccontata la storia, anche attraverso le gesta di Caterina che ne ha cambiato il corso. Immancabile una nera compagna di questi anni, la peste! La morte, il dolore, la paura così forte da far dimenticare gli affetti verso i padri, verso i figli. Conosciamo oggi molto bene come si insinua nella mente il “Contagio” e come si fa presto a diventare cattivi e diffidenti invece che premurosi. Ma nello spedale si respira diversamente, scene dolorose e drammatiche ma anche momenti di grande cuore e vicinanza.

Attraverso questo romanzo ho rivissuto la città, la visita in molti monumenti, descritti con dovizia, non ultimo lo straordinario Duomo con la pavimentazione alchemica superlativa.

“Dicevi che il segreto della vita è lo spirito col quale si affrontano le cose. Ed è quell’atteggiamento che fa la differenza: che smuove gli ostacoli, li orienta nel verso giusto. Ti rende un vincente o un perdente. ”

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