CHE FINE HA FATTO SANDRA POGGI Davide Pappalardo

Milano, dicembre 1973. Libero Russo, scalcagnato investigatore, viene contattato da uno sconosciuto nella sua bicocca al quartiere Isola, dove vive in compagnia di un gatto e delle canzoni di Fred Buscaglione. Deve rintracciare Sandra Poggi, una ragazza della Milano bene di cui si sono perse le tracce. Un caso all’apparenza semplice, visto che la giovane è in contrasto con la famiglia. Libero, alle prese con i propri tormenti interiori e con la nostalgia per la sua terra, la Sicilia, intuisce che potrebbe non trattarsi semplicemente di una fuga da casa. In un vorticoso giro di giostra tra Milano, Venezia e Bologna, l’investigatore entra in contatto con neofascisti, strizzacervelli, prostitute, doppiogiochisti, movimentisti, poliziotti corrotti, per cercare di arrivare a Sandra, che sembra volatilizzarsi ogni volta che l’afferra, in un gioco di specchi in cui non si sa più chi è l’inseguito e chi l’inseguitore…

 

 

 

Copertina flessibile: 207 pagine
Editore: Pendragon (23 aprile 2019)
Collana: gLam
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8833640957
ISBN-13: 978-8833640952

 

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Recensione a cura di Cristina Costa

E’ il secondo giallo di Davide Pappalardo che ho il piacere di leggere e l’onore di recensire.
Il primo, Milano-Pastis, mi ha molto coinvolto, mi ha tenuta con il fiato sospeso fino all’ultima riga…e questo non è stato da meno.
La storia inizia nel dicembre del 1973, piena crisi energetica mondiale.
E’ una storia tutta italiana: Milano, Venezia, Bologna gli scenari, con molti flashback che ci portano in Sicilia, luogo d’origine del protagonista, un ex poliziotto di 31 anni.
Un personaggio borderline che vive al quartiere Isola di Milano, ai tempi non certo quartiere VIP, anzi tutt’altro, con la sola compagnia di un gatto, Fritz, il frigorifero perennemente vuoto, alla ricerca di lavoretti di investigatore per sbarcare il lunario.
“Una camicia di jeans, pantaloni a zampa di elefante, barba scura e fitta, due occhiaie profonde” ecco vi presento Libero Russo.
La vicenda prende il via dopo la visita di un dirigente dell’Eni, Dott. Calogero Volpe, che gli affida la ricerca della sua fidanzata, Sandra Poggi.
Tante sono le sfumature che da subito non convincono Libero che è però al tempo stesso attratto dall’incarico.
Inizia quindi la rocambolesca indagine privata di Russo, che parte da Milano, si sposta tra le calle veneziane e arriva fino a Bologna.
“Quel che non sapevo, però, era che quella storia della ragazza scomparsa ne avrebbe aperte molte altre, come una matrioska crudele”
Naturalmente non posso svelare nulla ma posso dire che tante tematiche mi hanno affascinato e coinvolto, una su tutte la ricerca e la voglia di riscatto, non solo agli occhi degli altri ma soprattutto verso sé stessi.
E’ chiara e palese nella vita di molti dei personaggi una discesa agli inferi, per dirla alla Dante, per alcuni questa diventa però motivo di crescita e di verticalizzazione, per altri invece finisce per essere il baratro più nero e profondo.
“La lacerazione ci porta verso un altrove, un ignoto che, a mio avviso, convive in ognuno di noi. Un infinito da scoprire, ma proprio perché infinito non scopribile”.
Ancore di salvezza le ho trovate nei ricordi del protagonista: quando racconta della sua Sicilia, della sua terra, della sua famiglia, di suo nonno, entra un raggio di sole nella storia. Anche lui sembra trarne giovamento.
“C’era qualcosa di sbagliato e sconveniente nella vita di Sandra, così come nella mia. Dove stava lo sbaglio iniziale, il peccato originale, nella mia esistenza? Frugai tra le pieghe dei ricordi, scaraventando di lato prime comunioni, feste di famiglia, gite sull’Etna e cercando di acciuffare quel qualcosa di sbagliato che mi agguantava il collo in una morsa invisibile. Ma non trovavo nulla.”
E Sandra Poggi chi è?
Una ragazza fragile, sbandata, che frequenta cattive compagnie, prima “rosse” poi “nere”, un camaleonte, un pericolo, una calamita, una calamità. Sandrà è tante cose…
“Sandra vuole scoprire il mondo. E’ come una bambina desiderosa di capire come va la vita. Piena di domande. Pronta a esplorare. Non so come dirlo, grazie a lei vedi tutto sotto una luce diversa. Ti prende per mano e ti conduce su strade mai battute.”
Lo stile è accattivante, incalzante, una scena dopo l’altra come in un film, il linguaggio forte, a tratti, ma mai volgare. L’autore è stato abilissimo a svelare le cose pian piano, lasciandomi il piacere di fare ipotesi e congetture, che hanno trovato una quadra solo nel finale, né scontato né banale…il tutto innaffiato da “ettolitri di Fundador”.
Buona lettura!

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