CHI DICE CHE I FIORI NON CRESCONO NEL DESERTO di Cesare Ferreri

1979, l’avvocato Carlo Ferri ha l’incarico da un ricco industriale di recarsi in Egitto per ricomporre gli ultimi anni di uno scalpellino, emigrato in quel paese per lavoro nel 1938 e mai più ritornato. Le prime tracce dello scomparso lo portano all’anno 1940, quando, dopo l’ingresso dell’Italia nello scacchiere della Seconda Guerra Mondiale, tutti i civili italiani dai quattordici ai sessantaquattro anni residenti in Egitto furono rinchiusi in campi di prigionia eretti dagli anglo-egiziani. È questa la prima stazione della Via Crucis che aspetta Ferri in Egitto. Entrerà in punta di piedi ma sconvolto in un mondo di angherie e patimenti che lui, e come lui tantissimi italiani (N.d.A), colpevolmente ignorava.
Prima di arrivare alla verità sullo scalpellino il nostro avvocato attraverserà contesti di grande indigenza e incontrerà personaggi fragili o segnati da destini avversi. Lungo la sua Via Crucis Ferri dovrà anche difendere la sua onestà mentale e la sua convinzione deontologica dagli interessi di un’ambigua classe politica e dal livore ingiustificato di un personaggio vicino allo scalpellino.
Alla fine del suo pellegrinaggio interiore, Ferri sarà obbligato a confrontarsi con gli spettri di una esistenza moralmente piatta, fino a rimodulare la sua vita futura.

  • Editore ‏ : ‎ Independently published (10 dicembre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 272 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

Il nuovo anno per me, è iniziato con una lettura insolita, una storia inedita, di quelle che non ti aspetti e forse proprio per questo, ancora più apprezzata.
Questo romanzo di cui vi parlo oggi, si intitola ” Chi dice che i fiori non crescono nel deserto?
La moglie egiziana”,  e nelle sue pagine nasconde davvero un fiore raro: un forte messaggio e una inconsapevole ricerca interiore per il protagonista e pure per il lettore.
Si intuisce subito che la storia non è solo il frutto della fantasia dell’autore,  Cesare Ferreri infatti, ha vissuto in Egitto, dove è ambientato il suo romanzo, e per questo motivo conosce molto bene i luoghi che descrive e soprattutto la vita dei suoi abitanti.
Il protagonista è un avvocato, Carlo Ferri, che nel 1979 viene incaricato da un uomo  italiano e influente, di cercare il padre, Antonio Martucci, scomparso in Egitto nel 1940 dove lavorava come scalpellino in una cava di marmo di una piccola località chiamata Tanta.
Prima dello scoppio della guerra, vedovo e con 3 figli da mantenere, Antonio
prende la difficile decisione di partire da solo per l’ Egitto, con la speranza di aiutare la sua famiglia, in vista di un maggior guadagno.

“Campi d’internamento? Seconda Guerra Mondiale? Che cosa c’entrava Antonio con la Seconda Guerra Mondiale? Non era mica un militare! E poi l’Egitto non partecipò alla guerra!”

Allo scoppio della seconda guerra mondiale però, gli italiani che vivevano in Egitto, vennero fatti prigionieri e  rinchiusi in diversi campi di prigionia creati dagli inglesi con l’aiuto degli egiziani; probabilmente anche Antonio venne internato in uno di questi posti, infatti è da quel periodo che di lui si sono perse completamente le tracce.
Affiancato dall’avvocata  e assistente egiziana Rania,che collabora con l’ambasciata, Ferri inizia le indagini e subito comprende le difficoltà di fare ricerche in un paese straniero, non solo per la scarsità di documenti, ma anche per la mentalità chiusa dei suoi abitanti.

“Lei è Rania, la sua assistente”
“… per onore di cronaca ho già detto a Rania che non deve mollarla per un istante. Deve muoversi come fosse la sua ombra.” disse.
…mi fece capire che senza il supporto di  un avvocato bilingue mi sarei trovato in beghe burocratiche, legali o religiose.

Sarà un viaggio lungo e pieno di insidie quello che affronteranno i due avvocati, Carlo e Rania infatti, si ritroveranno inconsapevolmente, ad indagare su eventi politici scomodi, volutamente insabbiati dall’Italia all’epoca governata dai fascisti, che non avevano nessun interesse a far emergere; troppi gli italiani abbandonati al loro destino in Egitto,  un evidente fallimento di quel governo che, se rivelato, potrebbe avere conseguenze negative anche attuali, per una certa parte politica.

“Il dramma che colpì i civili italiani in Egitto non ebbe fine con la chiusura dei campi. Dopo cinque anni di internamento, i reduci ne uscirono distrutti… la loro vita era spezzata per sempre.”

Per poter ritrovare Antonio Martucci i due protagonisti sono costretti a scavare  nella vita di chi l’ha conosciuto, devono entrare nelle case di queste famiglie egiziane e fare domande scomode… ma non saranno storie facili da ascoltare: la miseria, l’ignoranza, le loro leggi e “usanze” dove le donne sono più oggetti che persone, provocheranno nell’avvocato, una crisi d’identità che andrà a scontrarsi con chi, in questa ricerca, vede solo una possibilità di farsi pubblicità e guadagnare.

“Ma …ma perché le donne  non si ribellano a queste barbare tradizioni?”
” Per ribellarsi”, continuò lei, ” devono sapere di essere schiave e loro non lo sanno.”

Quella che doveva essere una semplice ricerca di un uomo scomparso, svelerà diverse verità inaspettate e mostrerà in tutto il suo orrore, la condizione delle donne in Egitto, ciò travolgerà la vita e la carriera di Carlo Ferri e della sua famiglia.
Con un linguaggio moderno ma assolutamente consono al periodo storico raccontato ed uno stile semplice ma raffinato, l’autore trasporta il lettore in una storia verosimile  scritta con il cuore; i sentimenti come il dolore, la rabbia, la vendetta e la frustrazione, si contrappongono all’umanità, alla vera amicizia, alla passione e a quegli ideali, per fortuna, ancora vivi in molte persone.

“Da quando avevo messo piede in quel Paese, qualcosa in me stava cambiando. I ragazzi scalzi e con vestiti sbrindellati, le due povere bambine davanti ai sottani, il vecchio guardiano della cava, i rivoli di fogna a cielo aperto, le case di fango, i ragazzi del bascisc erano diventati incubi per la mia coscienza.”

Questo romanzo pur raccontando una storia che appartiene al passato, è più che mai attuale, certe realtà infatti, non sono mai mutate e le prime vittime sono sempre le donne… doveroso quindi ringraziare Cesare Ferreri che con una particolare sensibilità, ha  affrontato un tema così delicato, creando una storia che mi ha veramente emozionato.

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