Come in cielo -Damiano Scaramella

A Badìa, ai piedi dell’Etna, tutti conoscono Zu Pippo Puglisi e la sua grande villa per ricevimenti. L’ha costruita lui, in anni di fatiche, furbizie e compromessi con i piccoli ma osi dei dintorni. Zu Pippo vive lì con tutta la famiglia tra cui Salvatore, il più grande ma anche il più bambino di tutti i nipoti: segue il nonno e sorride, e di sera si nasconde tra le siepi del giardino per ammirare da lontano le feste degli altri. Poi, in occasione di un compleanno, rivede Beverly, l’unica ragazza per cui ha mai provato una forma di amore. Lei lo invita a ballare, ma nella mente di Salvatore quel ballo diventa un sogno da cui è impossibile svegliarsi, e che finisce per avere conseguenze irreparabili. Zu Pippo scopre cos’è successo e cerca di nasconderlo, ma la notizia si propaga come un incendio, e Tano, l’ex ragazzo di Beverly, inizia un assedio ingegnoso e violento per braccare Salvatore, il mostro, il colpevole. “Come in cielo” parla di caso e destino, di famiglia e di sacro, di innocenza contro violenza. Con una prosa ora onirica ora nitida come una sceneggiatura, Damiano Scaramella racconta di un piccolo regno arido e disincantato dove la lotta per la sopravvivenza passa attraverso il sacrificio, specchio umano dell’implacabile legge divina.

  • Editore ‏ : ‎ NN Editore (29 settembre 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 272 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

“…E quando un giorno Dio dice ad Abramo: «Prendi tuo figlio Isacco e

 fa’ un viaggio nel paese di Moria, e là offrilo come olocausto su uno dei monti che io ti indicherò», Abramo, seppure in cuor suo distrutto, non ha un attimo di esitazione e ordina al figlio di mettersi in strada con lui.”

Siamo a Badìa, ai piedi dell’Etna. Zu Pippo Puglisi è un uomo dalla tempra forte, non si è mai lasciato abbattere dai rovesci di fortuna ed è sempre riuscito a rialzarsi e a ripartire da zero.

C’è una citazione tratta da un famoso romanzo di Hemingway che ho immediatamente associato a questo personaggio: “Non è il momento di pensare a quello che non hai; pensa a quello che puoi fare con quello che hai”.

Zu Pippo è uno che intravede possibilità ovunque, anche in mezzo al deserto, ed è così che trasforma un piccolo campo arido in un campo da calcio, da affittare a 10 euro a ora, e una rimessa per le auto in una pizzeria.

Era tutto finito, e stavolta qualcuno se lo sarebbe venuto a prendere, vivo o morto, lui e i suoi debiti. Ma la perseveranza delle bestie cresciute da sole si esalta soprattutto quando sentono di essere a un passo dalla fine. Zu Pippo si aggrappò all’unica risorsa che vedeva intorno a lui.”

 Fino ad arrivare alla Villa per ricevimenti che tutti a Badìa e nei dintorni conoscono.

È proprio durante una festa di compleanno alla Villa che accade qualcosa di irreparabile, che vede coinvolto Salvatore, il nipote più grande di Zu Pippo.

Salvatore ha trent’anni, ma è come un bambino. 

È nato in un tempestoso sabato d’autunno, mentre suo nonno faceva avanti e indietro nel corridoio dell’ospedale, impaziente per l’attesa.

E quella notte, coi lampi che sbattevano sui vetri e gli ululati del vento che scendevano dalla tromba delle scale, Zu Pippo non si dava pace per l’attesa. Avere finalmente un nipote era per lui un diritto, o meglio una necessità: quella di sapere che tutto ciò che aveva costruito in anni di insulti e fatica non si sarebbe un giorno dissolto nel nulla, che avrebbe avuto un adeguato discendente, qualcuno che gli assomigliasse, che fosse forte e tenace come lui, un altro uomo che non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da niente e nessuno.”

Ma Salvatore a due anni ancora non parla, a tre non ha ancora imparato a camminare e i suoi tempi di apprendimento sembrano essere molto più lunghi rispetto a quelli dei suoi coetanei. Poi, a dieci anni, arriva la diagnosi: Sindrome dell’X fragile. Salvatore ha un ritardo mentale.

Nonostante questo, aiuta il nonno alla Villa, e lo fa sempre con il suo immancabile sorriso.

Quella sera, che cambierà per sempre la vita della famiglia Puglisi, Zu Pippo è il primo a scoprire che nel giardino della Villa è accaduto qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere,e il suo primo pensiero è quello di proteggere suo nipote.

“Vede il taglio, a destra, all’altezza della tempia, l’orecchio inzuppato. Salvato’ che è successo. E poi il sangue sul bracciolo della panchina. Che è successo. E il sangue sulla sua mano. «Vattene a casa!» dice a Salvatore. «Vattìnni, cammina».”

 Uno per uno, anche gli altri componenti della famiglia vengono messi a conoscenza del fatto e si trovano a convivere con un terribile segreto.

Ma certi segreti sono dei fardelli troppo pesanti da tenere sulle spalle; si sente il bisogno di condividerli con qualcuno… E si sa, non tutti sanno mantenere un segreto. La gente inizia a mormorare e certe voci arrivano fino a Tano, un piccolo mafioso, legato in qualche modo alla vittima.

È così che Salvatore, uomo nel corpo ma bimbo nell’animo e nella mente, diventa il mostro da braccare.

“«E picchì? Picchì l’avrebbe fatto?». 

«Picchì chiddu è un mostro, papà. Hai visto che lo tengono chiuso lì dentro? Che non esce mai? Ogni volta che passo là davanti lo vedo ammucciato dietro qualche siepe, a rincorrere gatti, a caricare carriole avanti e indietro…». 

Che c’era dentro quelle carriole? Quante ne ha ridotte così quell’animale?

Dice che era così dalla nascita, che mostro c’è nato.”

È necessario che un agnello venga immolato per ottenere la salvezza…

Vede solo un braccio che si alza, un istante. Poi un sole nero, enorme. Un’ombra che si mangia tutto. Le scarpe ai piedi, con una chiazza rossa che si allarga.”

Damiano Scaramella, che è stato editor della saggistica italiana del Saggiatore, in questo suo romanzo d’esordio ci racconta una realtà spietata, in cui solo i più “adatti” e i più forti sopravvivono, e nessuno interferisce con questa “selezione naturale”. I più deboli vengono abbandonati al loro destino, lasciando che la natura faccia il suo corso.

Come in cielo” è un romanzo noir in cui i confini tra realtà ed immaginazione/sogno si sovrappongono e confondono. La narrazione procede attraverso dei “flashback” e devo ammettere che in alcune parti ho faticato a tenere il filo e a capire l’ordine cronologico degli eventi. I personaggi sono ben caratterizzati; il linguaggio, adattandosi ai vari personaggi, è a tratti crudo e scurrile, e a tratti poetico. È presente, inoltre, l’uso del dialetto.

 Non amo molto i romanzi ambientati ai giorni nostri, ma devo dire che sono rimasta colpita dalla scrittura dell’autore, che definirei potente e onirica.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.