La ballata delle anime inutili – Tommaso Avati

È il 1938 e la tredicenne Sofia vive in una masseria nel Gargano insieme alla sua grande famiglia, affollata di fratelli, cognate, nonni e nipoti. In quella casa ci sono tante stanze da letto quante le dita di una mano, e tutte ruotano attorno a quella centrale, che è bianchissima, misteriosa e nessuno vi può accedere. È la stanza del Santo: lì accadono i prodigi, ci si va solo per fare i figli. Sofia sa che lei non varcherà mai quella soglia. Suo padre, con «parole che hanno i denti», le ha spiegato che un marito vuole una donna utile, e che lei non lo è. Perché non sa fare niente, perché è lenta, soprattutto coi numeri: è nata con la luna bugiarda. Così Sofia si aggira tra la masseria e il campo di grano, sentendosi sola, diversa, un errore. L’unica persona con cui può parlare è il suo amico Pasquale, e a lei piace, ogni tanto, correre da lui. Ma Pasquale è di San Nicandro, e la gente di lì ha aderito a una setta strana e misteriosa. Loro non mangiano il salame, il sabato fanno sempre sciopero e per diventare veri uomini devono tagliuzzarsi là sotto. Suo padre l’ha ammonita di non parlare con quelli, è pericoloso, potrebbero contagiarla. Il loro capo, Donato Manduzio, è un losco individuo capace di vedere cose che gli altri non vedono e di compiere guarigioni ma anche malocchi, e in paese si vocifera che per cercare aiuto e protezione abbia avuto la bella idea di scrivere una lettera al Duce…

2023, pp. 144, € 17,00
ISBN: 9788854523098
Collana: Bloom Neri Pozza

Recensione a cura di Sara Valentino

Il romanzo di Tommaso Avati prende spunto da un fatto realmente accaduto nel 1938. Ci troviamo in un piccolo paese del Salento e un’intera comunità si convertì all’ebraismo proprio mentre venivano promulgate le leggi razziali.

L’autore attraverso questo romanzo pone l’attenzione sui pregiudizi e su chi le subì nel corso della storia. Non solo quindi sugli ebrei ma anche sulle donne. “La ballata delle anime inutili” è ambientato in una masseria e incentrato sulla vita e le vicende di una famiglia, quella del patriarca Vittorio Logreco e di nonno Saverio. Quest’ultimo un personaggio davvero particolare, con il suo vivere ogni giorno nel bosco fino a sera quando rientra a casa, particolare fino al termine.

E’ una famiglia come tante di quel periodo antecedente il secondo conflitto mondiale, fondata sul lavoro e sulla forza delle braccia. Ecco perchè Vittorio è contento di tutti i suoi figli maschi, e dei matrimoni combinati così da ottenere per doti nuovi terreni. Non è contento però di Vermitura, l’ultima nata che così lui chiama, perchè è una femmina. Il suo vero nome è Sofia, ma lei lo dice piano perchè lui non vuole sentirlo.

“Tu sei l’ultima, Vermitura. E per te non è rimasto niente”

Il romanzo è un’escalation di forti emozioni, tutte scandite dal ritmo dei giorni, dal susseguirsi delle stagioni e dal racconto in prima persona che ne fanno i personaggi. Ogni capitolo possiamo ascoltare uno di loro che a turno, in un girotondo, ci raccontano gli eventi dolorosi, a volte struggenti che saranno il quadro di una famiglia come tante.

Lo stile narrativo di Tommaso Avati è evocativo, curatissimo e coinvolgente. I fatti li si vive, le emozioni si provano nel cuore e sulla pelle, i personaggi, almeno alcuni, li vorresti abbracciare.

“Poi le stelle del cielo si sono cominciate a spegnere, la notte era improvvisamente meno notte e le sue mani si sono fermate”

I temi importanti sui quali viene focalizzata l’attenzione sono quelli della condizione delle donne, oggetti di scambio nel migliore dei casi, inutili pesi diversamente e la persecuzione degli ebrei.

“Le parole hanno i denti. A volte possono sorridere, a volte possono mordere e non significano mai quello che significano. Vento vuol dire mondo, e tante altre cose. Vento è pensare e ricordare”

Non solo le parole, che tanto sono taglienti da intessere un sentimento nero in chi le subisce, così gli inutili si autoeliminano così convinti di esserlo.

Passaggi temporali scanditi dall’uccisione del maiale, un sacro rito, poi tutte le pietanze create di rimando, e intanto la vita va avanti in un lento attendere qualcosa che non accadrà.

“Tu sei come me, io sono come te, noi siamo quelli inutili”

E poi arriva la guerra, segnerà per sempre le vite di molti, ti tanti e di troppi. Anche la famiglia Logreco non sarà più la stessa. Ma per colpa di un odio inutile, incomprensibile, di ignoranza, un fatto resterà lì sulla testa di un uomo, come una pietra pronta a cadergli addosso: la colpa!

“E poi ci sono quelli come me, sospesi, che fluttuano momentaneamente in questo mondo dentro al mondo”

Lo sguardo è sulla masseria, su chi rimane, su chi è partito, su chi torna, sui sogni potenti che si possono realizzare, sulle rinunce quelle del cuore, quelle a volte anche inspiegabili.

E chiudo questo libro con un ricordo straordinario, con un sogno in una mano e con l’insegnamento più importante.

“La vita ha una sua saggezza e quando lasci che le cose seguano il loro corso accadono i miracoli”

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