Demoni, mostri e prodigi. L’irrazionale e il fantastico nel mondo antico – Giorgio Ieranò

Oltre agli dèi e agli eroi, il mito conosce altri esseri ancora più strani e misteriosi. Creature bizzarre come le Sirene e i Ciclopi, i Centauri e i Satiri, le Sfingi e le Arpie. E poi tutta l’immensa schiera di demoni e draghi, ninfe e giganti, mostri e folletti che si annida nelle selve del mito. Figure nate dalla fantasia di un mondo che praticava la magia, usava i filtri d’amore, credeva alle apparizioni divine, alle statue piangenti, alle guarigioni miracolose. Dall’immaginazione dei greci e dei romani discendono anche i vampiri e i licantropi, le storie di fantasmi e i racconti di streghe, i viaggi sulla Luna e le spedizioni in fondo al mare. In questo libro, Giorgio Ieranò indaga il lato oscuro e irrazionale del mondo antico, raccontando le leggende arcane che sono alla radice dei nostri sogni e dei nostri incubi. Perché i demoni pagani, magari travestiti da diavoli cristiani o da personaggi del mondo fantasy, sono ancora tra noi.

  • Editore ‏ : ‎ Marsilio (11 gennaio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 160 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

“I più sapienti sono quelli che si lasciano ingannare, che sanno scendere a patti con il gioco della finzione, perché sanno che dietro il velo della finzione si trova il senso della nostra vita.”

(Gorgia, V sec. a.C.)

Il mondo degli antichi greci era così ripartito: in alto stavano gli dèi, in basso gli uomini, e a metà strada gli eroi-semidèi. 

Ma vi erano degli esseri che incrinavano questa solida architettura dell’universo, perché non erano riconducibili a nessuna delle tre categorie. Si tratta dei demoni, dei mostri e dei prodigi.

“La schiera dei demoni e dei mostri è infinita. Il nostro mondo appartiene anche a loro.”

Il termine daimones, a volte, è stato utilizzato come sinonimo di “dèi”, ma i demoni, a differenza degli dèi, non hanno un nome, un’identità personale, e non hanno nemmeno una storia; sono senza tempo.

Per Platone erano creature invisibili e benigne che vivevano tra la terra e il cielo e mediavano tra gli uomini e le divinità.

Ma già nell’opera di Senocrate, discepolo di Platone, assumono una connotazione negativa. Sono malvagi, assetati di sangue e lussuriosi; infliggono agli uomini epidemie, carestie e guerre.

Il termine monstrum è legato al verbo monere, che significa “ammonire”, “richiamare alla memoria”. Quando si parla di monstrum, si fa riferimento all’apparizione di qualcosa di eccezionale, che rinvia a un ammonimento divino, a un segnale soprannaturale. Monstrum “è ciò che travalica l’ordine naturale delle cose”.

I mostri non sono necessariamente brutti e hanno delle caratteristiche ben precise: la loro forma è inafferrabile; sfuggono alle leggi della natura e della ragione; mescolano l’umano, il divino e il bestiale; rappresentano un enigma e spesso sono anche custodi di enigmi.

Il  prodigium è un’apparizione soprannaturale impersonale. I greci utilizzano anche il termine teras come sinonimo.

Con un’esposizione chiara e uno stile coinvolgente e accattivante, Giorgio Ieranò ci conduce, ancora una volta, nel mondo degli antichi greci, mostrandoci la dimensione magica e irrazionale di esso, popolata da una quantità infinita di demoni, mostri e prodigi.

Mi limito a presentarvene alcuni…

Tra i mostri che custodiscono enigmi, troviamo la sfinge, il cui nome deriva dal greco sphingo, che significa “strangolare”. Per i greci, questa creatura misteriosa aveva il viso di donna, il corpo di leone e le ali da uccello. Rappresentava il fascino morboso e l’erotismo perverso, ed era l’incarnazione del modello femminile della donna vampira, della Femme fatale che seduce e uccide. Era anche simbolo del Mistero assoluto, depositaria dei segreti mistici dell’esistenza.

Nel mondo dei demoni e dei mostri greci, seduzione e morte si intrecciano. Basti pensare alle Ninfe, la cui straordinaria bellezza nasconde delle insidie. Legate alla dea Artemide, nume tutelare delle adolescenti, hanno un rapporto molto stretto con la crescita e il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Prima del matrimonio, le donne greche offrivano dei sacrifici alle Ninfe, e a esse donavano anche i loro giochi di bimbe, come testimoniano le bambole di terracotta ritrovate in alcune grotte sacre.

Ma “tutto nella mitologia greca, oscilla tra il luminoso e l’oscuro, il gioioso e il terribile”.

E anche le bellissime Ninfe hanno il loro lato oscuro e inquietante. 

Si riteneva, infatti, che i bambini morti fossero stati rapiti dalle Ninfe. In un epigramma funerario del II sec. d.C., scritto per una bambina morta all’età di cinque anni, si legge:

“Non la morte, ma le Naiadi [Ninfe legate ai corsi d’acqua] hanno rapito questa bambina perfetta per farne la loro compagna di giochi.”

Le Ninfe potevano rapire anche gli adulti, conducendoli in un mondo parallelo e lasciandoli in uno stato confusionale. In questi casi, si parlava di ninfolessia.

Altrettanto affascinanti e pericolose erano le sirene. Dimenticate la coda di pesce, perché l’immagine che gli antichi greci avevano di esse era molto diversa. Per loro, le sirene erano demoni alati dal volto femminile, ma con il corpo e le zampe di uccelli marini. Sono sempre state legate al mare, del quale incarnano il lato più insidioso e potenzialmente mortale. Erano considerate demoni della morte e, secondo alcune leggende, erano le ancelle di Persefone, la regina degli Inferi. Erano dotate di un canto melodioso, con il quale incantavano le loro prede, e di una conoscenza superiore.

Dell’immaginario dei greci facevano parte vari demoni femminili alati legati alla morte. Erano creature terribili, che succhiavano il sangue di chi moriva in battaglia o di altra morte violenta. Tra questi, le chere e le arpie. Pensando a questi demoni che succhiavano il sangue, viene subito in mente una figura dell’immaginario nota a tutti, che è quella del vampiro. Per i greci, i Vrykolakes infestavano molti villaggi della Grecia, ma il posto che più amavano era l’isola di Santorini, considerata l’isola dei vampiri.

Ho trovato particolarmente inquietanti le figure della Empousa, della Lamia e della Mormolike

“Tre nomi enigmatici che ci portano nel cuore più oscuro dell’immaginario antico.”

Empousa significa “colei che avvinghia”. Nelle testimonianze antiche e bizantine, è descritta come uno spettro, un’apparizione infernale inviata tra gli uomini da Ecate, dea della magia e dell’oscurità. Le si attribuiva la capacità di assumere diverse forme e sembianze. L’empousa poteva, ad esempio, presentarsi con le sembianze di una bella donna, per sedurre e catturare i giovani di bell’aspetto, le sue vittime preferite. È l’incarnazione, come le Sirene e le Ninfe, della “labilità del confine tra seduzione e morte, tra gioco erotico e rapacità omicida”.

La Lamia è anch’essa un demone ed è molto simile all’empousa. Anche lei ama sedurre i giovani uomini per poi catturarli e divorarli, ma le sue vittime preferite sono i neonati.

Secondo alcuni autori antichi, Lamia sarebbe stata, in origine, una bellissima regina della Libia, della quale si sarebbe innamorato persino Zeus. Era, venuta a conoscenza di questo innamoramento, si vendicò in un modo terribile: uccise tutti i neonati che Lamia partorì e, per farla soffrire ancora di più, la condannò ad un’eterna insonnia, così che non potesse trovare sollievo al suo dolore nemmeno nel sonno. Sconvolta dalla sofferenza, la bellissima regina divenne un mostro terribile, che rapiva e uccideva i neonati. 

Lamia diventò così uno spauracchio infantile, spesso nominato dalle balie per spaventare i bambini capricciosi e disobbedienti.

Anche nella Grecia moderna, quando un neonato moriva all’improvviso, si usava dire che era stato strangolato da Lamia. Tuttavia, catturando subito il mostro e squarciandogli il ventre, si poteva estrarre il neonato ancora vivo. Non ricorda anche a voi una fiaba molto nota?

Altri spauracchi infantili erano Mormolykia e Gelo, entrambe divoratrici di bambini. Mormolikya aveva una maschera vuota al posto del viso; il tratto distintivo di Gelo, invece, era un riso demoniaco e sardonico.

Ho voluto darvi soltanto un piccolo assaggio delle creature fantastiche e mitologiche analizzate da Giorgio Ieranò, con la preparazione e la passione per il mondo greco che lo contraddistinguono. Questo libro è un viaggio nella mentalità magica degli antichi greci, perché al mondo dei greci appartenevano la razionalità, l’equilibrio e l’armonia che tanto apprezziamo, ma anche la mentalità magica, la credenza nel soprannaturale e nei prodigi.

Vale la pena conoscere anche questa parte irrazionale e magica degli antichi perché, forse, anche noi “camminando sulle orme degli antichi e attraversando, come in un viaggio avventuroso, la folla di demoni e di mostri della mitologia [] riusciremo a vedere il mondo sotto una nuova luce. Riusciremo magari a intravedere, anche solo per un attimo, la trama segreta del cosmo.”

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