Finché morte non ci separi: Un’indagine di Giovanni Galeotto – Macrina Mirti

Perugia, 25 ottobre 1373.
È l’alba, quando Panfilo Bontempi nota un branco di cani randagi accanto al cadavere di una fanciulla. Ai primi soccorritori, dichiara che la giovane è stata uccisa dal branco, ma Giovanni Galeotto, Capitano del Consiglio di giustizia della città, dopo un rapido esame della situazione, si convince che il giovane sta mentendo.
Ascoltando la testimonianza dei milites che hanno prestato i primi soccorsi, Giovanni giunge alla conclusione che i cani hanno solo dissepolto la ragazza, perché il capo branco, un rarissimo levriero, le apparteneva e la stava cercando. Il consulto con il famoso medico Gentile d’Assisi, conferma tale ipotesi. La camicia che la fanciulla ha ancora indosso, infatti, è intatta e le ferite sul corpo non sono state procurate da morsi.
Comincerà così un’indagine che porterà alla luce una terribile storia d’amore e di morte nella quale una donna, allora come ora, è destinata a interpretare il ruolo della vittima

Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 3133 KB
Lunghezza stampa: 237

Link d’acquisto: Finchè morte non ci separi 

Recensione a cura di Fabiana Farina

Questo è il primo libro che leggo di questa autrice e devo dire che mi ha affascinato.
È un romanzo storico ricco e molto ben curato dove nulla viene lasciato a caso.

La trama si svolge a Perugia, alla fine di ottobre del 1373 dove il principe Panfilo Bontempi scopre il cadavere dissotterrato di una ragazza, in un vecchio cimitero etrusco, da un gruppo di cani randagi.
A indagare su questo cruento omicidio sarà il capitano Giovanni Galeotto, affiancato dal suo amico, il dottore Gentile di Assisi, appena arrivato dalla sua città con il sospetto del ritorno della peste.
Le indagini si presenteranno subito alquanto complicate, tra omertà e bastoni tra le ruote delle classi abbienti e la smania di potere dal inviato papale.
Perché questo è un delitto nato ed eseguito nell’ambiente che “conta” e teoricamente dovrebbe essere non considerato come tale, visto che la vittima era una “derelitta”.

“Era bastato un solo sguardo per capire che la fanciulla era morta da un paio di giorni. Il naso cominciava a presentare i primi segni della decomposizione. E poi, quella ragazza aveva indosso la sola canicola di lino e non portava nessuna calzatura. Nemmeno un paio di calze. Possibile che andasse in giro per Perugia in quelle condizioni? Nessuna donna lo avrebbe mai fatto”

Ed è qui che facciamo la conoscenza del vero capitano, uomo del suo tempo ma con idee e concetti moderni ma sempre dentro i limiti dell’epoca, che dovrà lottare con i pregiudizi e le superstizioni, con l’aviditá e i tradimenti e le menzogne dei personaggi.

“Il peccato è connaturato all’uomo, mio caro. Non potete sopprimerlo. Per quanti sforzi facciate, rimarrà sempre accanto alle nostre case – interviene Gentile.”

Il finale, prevedibile, è in linea con la narrazione pur non sfociando in un gran colpo di scena.

“A volte la vita è proprio bastarda, pensó. Non riusciva a spiegarsi perché quell’amore che sembrava eterno, fosse finito all’improvviso, troncato da una cesoia che non lasciava scampo.”

Non mi resta che fare i complimenti a Macrina Mirti, il romanzo è davvero molto bello e coinvolgente e aspettare che le indagini di Giovanni Galeotto continuino fra le pagine di un altro libro.

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