Guerra senza confini di Kate Mosse 

Giugno 1572.Per dieci anni le violente guerre di religione hanno imperversato in tutta la Francia. Gli amici sono diventati nemici, innumerevoli vite sono state spezzate e il Paese è dilaniato. Ma adesso c’è in gioco una pace precaria: Caterina de’ Medici e Giovanna d’Albret hanno negoziato un matrimonio reale, un’alleanza tra la corona cattolica ed Enrico, il re ugonotto della Navarra. Un’unione che potrebbe vedere la Francia finalmente riunita. Quando Minou Joubert riceve l’invito allo storico evento previsto a Parigi in agosto, non ha idea di quello che la aspetta. Anche il più antico nemico della sua famiglia, Vidal, è stato invitato al matrimonio. E presagi oscuri si intravedono all’orizzonte: quale sarà il vero prezzo da pagare per la pace che tutti auspicano? Nei giorni successivi al matrimonio, alla vigilia della festa di San Bartolomeo, eventi tumultuosi si abbatteranno sulla famiglia di Minou, dirottando con violenza i loro destini. Tra Parigi, Chartres e la città delle lacrime – Amsterdam, la grande città dei rifugiati – i Joubert dovranno lottare per restare insieme, sopravvivere e non essere spazzati via, travolti dalle maree della Storia.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (13 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 480 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

“In nome della religione, si tortura, si perseguita, si costruiscono pire. Sotto il manto delle ideologie, si massacra, si tortura e si uccide. In nome della giustizia si punisce. In nome dell’amore per il proprio Paese o per la propria razza si odiano altri Paesi, li si disprezza, li si massacra. In nome dell’uguaglianza e della fratellanza si sopprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in comune, i mezzi vanno ben oltre i fini. Ideologie e religione, sono gli alibi dei malvagi.”

EUGÈNE IONESCO

Per anni una violenta guerra di religione sconvolse la Francia della seconda metà del Cinquecento. La nobiltà francese si divise in due opposti schieramenti: da una parte i Guisa, i paladini del Cattolicesimo, e dall’altro lato i Borbone, sostenitori del Calvinismo. In questa competizione Caterina de’ Medici, il cui scopo era esclusivamente quello di conservare il trono per i figli, si schierò prima con l’una e poi con l’altra parte, creando ancora più malanimo. 

Dopo anni di aspre tensioni, nel marzo del 1562 il Duca di Guisa, si trovava a passare con i suoi uomini per la cittadina di Vassy, si trovò nel bel mezzo di in un raduno ugonotto. Avvenne uno scontro, il cui risultato fu di ventotto ugonotti uccisi e circa centoventi feriti. Gli ugonotti gridarono al massacro, mentre i cattolici lo definirono un semplice incidente. Il passo dal malcontento alla guerra civile fu breve.

Ed è la religione il tema centrale intorno al quale ruotano le vicende dei protagonisti di Guerra Senza Confini, il secondo volume di una saga che si snoda in trecento anni di storia, dalla Francia e dalla Amsterdam Cinquecentesca fino ad arrivare al Capo di Buona Speranza del Sette/Ottocento.

Ritroviamo Piet, Minou e la loro famiglia condurre placidamente una nuova vita in Linguadoca, al castello di Puivert, lontani dal clamore dei dissidi religiosi nei quali si erano venuti a trovare negli anni passati, fiduciosi di potersi finalmente considerare al sicuro.

“La Francia era una polveriera di risentimenti, discordie e malanimi sul punto di esplodere”

E l’esplosione si verificherà in occasione del matrimonio fra la sorella del re, Margherita di Valois, e il protestante Enrico IV di Borbone, re di Navarra e futuro re di Francia, quando nella capitale giungono migliaia di ugonotti. L’unione tra i due avrebbe dovuto rappresentare un tentativo di riconciliazione tra cattolici e protestanti, e nonostante la popolazione ne sia sollevata, c’è chi sospetta qualcosa, e la notte tra il 23-24 agosto 1572 vede i suoi peggiori incubi avverarsi.

Piet e Minou partecipano alle nozze reali, ma quel soggiorno a Parigi che doveva rappresentare un momento lieto per tutta la famiglia si trasforma in un incubo. La vivace primogenita, Marta, si allontana di nascosto da casa, e suo malgrado assiste all’attentato dell’ammiraglio Coligny, e in seguito viene tratta in salvo da un bambino che è il figlio naturale di una vecchia conoscenza di suo padre, il malvagio Vidal. O meglio il fanatico cattolico Vidal, direttamente implicato in ciò che accadrà quella notte:

“Per troppo tempo gli ugonotti hanno insozzato il nostro paese con le loro menzogne ed eresie perniciose. Sono un cancro che infetta la corte, infetta la nazione, i nemici del popolo”.

L’ordine di scatenare una vera e propria “caccia all’ugonotto” viene impartito dalla fazione cattolica dei duchi di Guisa, appoggiata dal re Carlo IX, dal fratello, e dalla regina madre Caterina de’ Medici, tuttavia gli esecutori perdono il controllo della situazione, e l’eccidio durante la notte di San Bartolomeo diventa indiscriminato. Muoiono tra le 5.000 e le 30.000 persone, compresi donne e bambini.

“Venivano distrutte botteghe, luoghi di culto, persino abitazioni cattoliche. Il popolo era fuori controllo e non rispondeva agli ordini di nessuno”.

In tutto questo caos, il rinvenimento da parte di Piet del berretto insanguinato di sua figlia fa temere il peggio, dunque non avendo più motivo per trattenersi in quel posto in cui la sua famiglia è in pericolo, lascia Parigi con la moglie e i figli per rifugiarsi ad Amsterdam, suo luogo di origine, poiché la Francia per loro non è più un posto sicuro.

“Nell’arco di qualche ora, quel ventiquattro agosto, il giorno di San Bartolomeo, il loro mondo era cambiato irrevocabilmente”.

Ad Amsterdam però Piet viene a conoscenza di un particolare riguardo le sue origini che fa chiarezza su quale sia il motivo per cui Vidal lo odia tanto: il nostro protagonista non è un figlio illegittimo come aveva sempre pensato, sua madre infatti aveva sposato regolarmente Philippe Du Plessis, signore di Redon e Forges, lo zio di Vidal. Piet, che adesso comprende il motivo dell’odio cieco di Vidal nei suoi confronti, dovrebbe quindi rivendicare la sua eredità, ma anche ad Amsterdam il clima inizia a riscaldarsi:

“…niente più stato vassallo sotto la Spagna, ma Amsterdam al centro della nuova nazione indipendente guidata dal principe d’Orange. Uno stato protestante autonomo, niente di meno”.

Nel frattempo, negli anni a seguito della strage di San Bartolomeo, Vidal è braccato dagli uomini del duca di Guisa, e si nasconde su un’isoletta poco lontana da Chartres sotto falso nome, accompagnato da suo figlio, e dall’ossessione di costruire un grande reliquiario. Il suo fanatismo non si è affatto placato negli anni, anzi, lo ha reso totalmente schiavo della spasmodica ricerca di reliquie, rendendolo una sorta di eremita:

“Sfruttando l’ineffabile potere delle reliquie, la sua organizzazione avrebbe onorato gli antichi principi della Santa Chiesa apostolica. Il suo Dio era il Dio del Vecchio Testamento, vendicativo e tiranno e onnipotente. Era ciò che alla Francia serviva per tornare alla gloria”.

Grazie ai contatti ugonotti in Francia, Piet e Minou, mentre sono alla ricerca di Vidal, si imbattono nella descrizione di una ragazza che coincide esattamente con quella della loro figlia creduta morta anni prima a Parigi, una giovane donna figlia di un capitano al soldo del duca di Guisa, anch’ella sulle tracce dell’uomo. Dunque si mettono in viaggio, e quando si ritroveranno al cospetto di Vidal potranno riabbracciare anche Marta.

Tutto sembra essersi concluso per il meglio, il cattivo è stato ucciso dal suo stesso figlio, la famiglia disgregata si è riunita. Ma è davvero così? 

L’ex re protestante, Enrico IV di Navarra, si converte al cattolicesimo il 25 luglio 1593 nella basilica di Saint-Denis (si dice che proprio in quell’occasione abbia pronunciato la famosa frase: “Paris vaut bien une messe – Parigi val bene una messa.”), ed è proprio in quell’occasione che ci sarà un colpo di scena che fa ben sperare che questa storia non si concluderà tanto presto.

Una lettura che scorre veloce fino all’ultima pagina, una documentazione storica notevole unita a vicende non di grandi eroi ma di persone comuni che, pur nella loro semplicità, compiono piccoli grandi gesti ritrovandosi, loro malgrado, coinvolti nelle trame dei potenti e della Storia. Un romanzo storico in cui la storia ne è sì protagonista, ma lascia comunque ampio spazio alle vicende personali dei protagonisti che vi si incastrano perfettamente. Il tema del fanatismo religioso e delle persecuzioni in nome del credo è particolarmente caro a Kate Mosse, come sa chi ha avuto modo di leggere i suoi lavori precedenti, ed è affrontato con grande semplicità, senza ridondanze inutili, così da essere assimilato e compreso facilmente anche da chi è a digiuno di vicende storiche specifiche. Dunque per gli amanti del romanzo storico Kate Mosse continua ad essere una garanzia.

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