I giorni dell’amore e della guerra. La bastarda degli Sforza – Carla Maria Russo – Edizioni Piemme

1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d’Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l’alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l’ingegno di colei che le possiede. Nessuno può credere, quindi, ricordando Caterina, sola, dopo l’assassinio del marito, capace di sacrificare i suoi stessi figli per difendere la rocca di Ravaldino in cui si è asserragliata, che possa perdere forza e scaltrezza per colpa di un uomo. Proprio nei giorni della rischiosissima lotta contro i nemici che hanno ucciso Girolamo Riario, infatti, Caterina incontra un uomo capace di suscitare in lei una passione così impetuosa da distoglierla dai suoi doveri e dalla sua inflessibilità. Si chiama Giacomo Feo ed è uno stalliere, un individuo indegno di lei, del suo rango, anche solo del suo interesse. Ma la Tigre, fin da bambina, ha dimostrato a tutti di avere un carattere indomito e in quella storia clandestina e pericolosa si lascia condurre con lo stesso furore che l’ha sempre sostenuta in battaglia. Accecata dall’amore, non si rende conto che in molti tramano nell’ombra per privarla della reggenza sulla signoria di Forlì. Spetterà a Caterina scegliere tra la vita che crede di meritare e il ruolo per cui è nata. E non sarà una scelta facile.

  • Editore ‏ : ‎ Piemme; 1° edizione (7 febbraio 2017)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 429 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

“Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo” Caterina Sforza

Mi rendo conto che è banale iniziare la recensione di un libro incentrato sulla vita di Caterina Sforza, con questa citazione  conosciuta e riportata un po’ da tutti, ogni volta che si parla di questa donna; ma è pur vero che quella frase ricorda quanto la sua vita sia stata un vero e proprio romanzo, sempre in guerra con sé stessa e con gli altri, non le è stato risparmiato nulla, ha provato  dolori immensi, ha conosciuto il grande amore e  ha sempre messo una passione tale in tutto ciò in cui credeva, da far impallidire i grandi condottieri di quel tempo.
Se mai, la cosa difficile, era trovare uno scrittore o una scrittrice, in grado di raccontarla in uno stile adeguato, ricreando una perfetta ambientazione storica, facendo emergere la sua intelligenza e quel carattere forte, indomito, testardo, coraggioso, passionale, fino all’eccesso, che la contraddistinse.
La penna di Carla Maria Russo, raffinata e poetica e al tempo stesso graffiante e precisa, è perfetta per raccontarla e descriverne la parte storica, essendo poi una storia lunga, ricca di eventi e di personaggi,  l’autrice l’ha divisa in due volumi dai titoli accattivanti:
-La bastarda degli Sforza;
-I giorni dell’amore e della guerra.
Un terzo volume intitolato “Le nemiche” , conclude questa trilogia rinascimentale, ma in questo romanzo la protagonista è Lucrezia Borgia, un’altra donna dal fascino irresistibile.

“Dopo tante amare esperienze,  dopo tanta brutalità sperimentata sulla mia pelle, ancora non avevo compreso quanto crudele e cinico possa essere il potere.”

La recensione di oggi è incentrata sul secondo volume che riparte dal punto in cui finisce “La bastarda degli Sforza”, ed esattamente nel 1488, dopo l’uccisione di Girolamo Riario, quando Caterina Sforza si rifugia alla Rocca Ravaldino e organizza con pochi, ma fedeli uomini, un contrattacco, spiazzando i nemici e riuscendo a riottenere i suoi territori.
Nel primo volume impariamo a conoscere Caterina, quando ancora  bambina è costretta a crescere in fretta per colpa del padre, il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, che esclusivamente per interessi politici, la costringe a sposarsi a soli 10 anni con Girolamo Riario, Signore di Imola e Forlì e nipote del papa Sisto IV.  Di vent’anni più vecchio di lei, si rivela fin da subito un uomo violento, arrivando a stuprarla e creandole un trauma che la segnerà per sempre.
Col tempo però, diventando adulta, Caterina impara a sopravvivere in quel crudele mondo e a farsi rispettare, e se Girolamo Riario si è illuso di poterla sottomettere, presto scopre che nemmeno la maternità è in grado di addolcire questa donna, fiera, scaltra e intelligente, che continuerà a provare un odio profondo verso di lui, fino al suo decesso.

“L’amore non chiede il permesso di nessuno…e non si cura né delle circostanze né delle opportunità,  anzi, sembra provi un gran gusto a divampare proprio là dove esistono le condizioni più sfavorevoli e avverse, le maggiori traversie, quasi che gli ostacoli,  le sfide rappresentino il suo alimento preferito.”

In questa seconda parte invece, Caterina Sforza rimasta vedova, assaggia per la prima volta il sapore della libertà e del potere, facendo emergere il suo lato oscuro e vendicativo, sia nei confronti dei suoi nemici, sia tradendo anche coloro che gli stavano a fianco con devozione.
Il problema nasce nel momento in cui, per la prima volta, la signora di Forlì e Imola, questa donna tutta d’un pezzo, si innamora, e pur sapendo che nessuno, a partire dallo zio Lodovico il Moro, avrebbe mai approvato la sua relazione con Giacomo Feo, un semplice stalliere; Caterina Sforza in gran segreto lo sposa ugualmente, dandogli pure un figlio.

“Quello che preme a me sono le conseguenze politiche del comportamento di Caterina,  la quale, anche se vedova, ci piaccia o no, e soprattutto,  le piaccia o no, resta ancora legata al nome della nostra famiglia e dunque la sua immoralità si ripercuote anche sulla mia persona…Giacomo Feo sta assommando nelle sue mani un potere eccessivo… Mi sono giunte illazioni secondo cui addirittura i due amanti si sarebbero sposati in segreto e avrebbero un figlio. Si tratta senza dubbio di esagerazioni alle quali non credo…” (Della Rovere) “Fantasie di menti malate” confermò Ascanio Sforza.

In questo romanzo però, Caterina non è l’unica protagonista, la sua vita infatti è completamente legata alle vicende
degli altri familiari, tutti personaggi storici importanti, che nel bene o nel male, influenzano il suo destino.
A partire dalla storia travagliata tra lo zio Lodovico il Moro e la moglie Beatrice d’Este, a quella infelice del fratello Gian Galeazzo con la moglie Isabella d’Aragona, passando per la corte dei Medici di Firenze, fino al Vaticano con l’ascesa di Rodrigo Borgia a papa, il futuro Alessandro VI… l’autrice ci trascina nelle corti più sfarzose dell’epoca,  dove le congiure, i tradimenti, e lo “spionaggio” sono considerati la normalità, e dove parole come amore, amicizia,  fiducia e lealtà,  sembrano avere poco significato.

“Ludovico il Moro, nel maggio 1493, convocò a Ferrara un’assemblea di tutti i signori della Romagna, fondando una Lega Italiana con lo scopo di isolare il regno di Napoli e distoglierlo dalle sue mire bellicose. Di tutti i signori della Romagna, io sola non fui invitata a partecipare.”

Lo stesso figlio di Caterina, il primogenito Ottaviano,  che nei suoi confronti  ha un atteggiamento possessivo e geloso, dopo aver compreso che la madre è innamorata di Giacomo Feo e per paura che quest’ultimo gli
tolga i poteri e i diritti che in realtà gli spettano; cerca in tutti i modi di ostacolare la loro unione fino a diventare la spia per conto di Lodovico il Moro, aggravando di fatto, la situazione familiare.
Anni dopo è proprio Ottaviano, con la complicità di diverse persone a lui fedeli,
ad organizzare la congiura contro Giacomo Feo, e pur conoscendo il carattere vendicativo della donna, nessuno di loro
può immaginare “l’apocalisse” che Caterina Sforza scatena nei confronti di coloro che, direttamente o indirettamente, fanno parte della congiura che ha messo fine alla vita dell’unico uomo che lei ha amato.
La donna forte e indipendente, che si batte per le ingiustizie e difende il suo popolo, non esiste più; al suo posto ora, c’è una Tigre ferita pronta a sbranare chiunque le si avvicini e con una sete infinita di vendetta verso tutti, anche contro donne e bambini innocenti.

“I colpi con i quali hai martirizzato mio marito ti verranno restituiti centuplicati perché li hai inferti a me, nelle mie carni, nel mio cuore. E in ogni caso, le tue sofferenze,  prima o poi, avranno un termine. Io, dalle mie, non guarirò mai e dovrò conviverci per il resto della mia vita. Tu mi hai strappato ogni speranza di felicità. “

In questo secondo romanzo è difficile provare empatia verso Caterina, succube del secondo marito, in quegli anni perde la lucidità e la saggezza che tutti le hanno sempre riconosciuto; accecata dall’amore, non si accorge di quanto il potere che lei gli concede, trasforma Giacomo Feo in un tiranno, fino a diventare un problema reale per se stessa, la sua famiglia e l’intera città.
Nel frattempo la vita di tutti i protagonisti già citati, è influenzata dalle vicende politiche dei vari regni d’Italia, dove le crisi e i livori interni diventano minacce di guerra sempre più pressanti e la Romagna è proprio lì, nel mezzo, difesa solo da Caterina Sforza che fa di tutto per restare neutrale, l’unica a non volere scatenare una guerra, anche se in cuor suo sa che è inevitabile…

“La guerra è una follia,  una belva feroce che si alimenta di sangue, distruzione e scempio.”

Posso asserire che in questi due romanzi, Carla Maria Russo ha veramente riportato in vita Caterina Sforza, il lettore impara a conoscerla e ad amarla quando è ancora una bambina e pian pianino la vede crescere, cambiare, diventare moglie, mamma, donna, amica, guerriera e quando finalmente potrebbe godersi la sua libertà, ecco che Caterina si innamora e si trasforma in una persona completamente diversa… più temuta che amata, ma pur sempre una Tygre a cui portare rispetto.
Alla fine, tra pregi e difetti, Caterina  Sforza lascia una forte impronta nella storia del nostro paese; solo per il fatto di essere salita  al potere, di essere rispettata e temuta da re e papi, in un periodo in cui le donne non avevano diritti, è già di per sé un fatto eccezionale e un esempio da ricordare.
Se poi la sua storia è raccontata in modo magistrale da un’autrice che è in grado di riscrivere gli eventi più importanti del rinascimento, dando una personalità credibile ad ogni protagonista, usando parole crude o di miele all’occorrenza e senza mai annoiare; allora è doveroso da parte mia consigliare questa lettura e ringraziare Carla Maria Russo per le emozioni che mi ha regalato.

“La nostra società non perdona a una donna di essere sola, senza un uomo al suo fianco,  neppure se ricopre un ruolo di potere, anzi, soprattutto in quel caso, e associa sempre la solitudine femminile a un’idea di fragilità,  impotenza e inettitudine. Valeva anche per me, nonostante le prove di valore che avevo fornito. “

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