I giorni più lunghi del secolo breve di Andrea Coccia

Che cosa sta facendo George Orwell in quel fatale 28 giugno del 1914, mentre a Sarajevo Gavrilo Princip uccide l’Arciduca Francesco Ferdinando e la contessa Sofia? Di sicuro, nelle stesse ore, un avvocato indiano di nome Mohandas Karamchand Gandhi si trova a Città del Capo, Sudafrica, per discutere un importante progetto di legge. Perché Ernest Hemingway non riesce a partecipare allo sbarco in Normandia mentre il suo amico Robert Capa invece è in prima linea? Intanto, mentre a Omaha Beach è scoppiato l’inferno, un giovane soldato semplice di nome J.D. Salinger trema di terrore e per farsi coraggio stringe un manoscritto nascosto nella sua giubba. Al teatro The Globe di Stockton-on-Trees il pubblico impazzisce quando un gruppo chiamato The Beatles attacca con “I saw her standing there”, primo pezzo della serata: è il 21 novembre 1963 e tutti ignorano che prima della fine del concerto, a qualche fuso orario di distanza, il presidente Usa John Fitzgerald Kennedy verrà ucciso. Il 9 novembre 1989 anche Kurt Cobain e i Nirvana si preparano a salire su un palco, a Düsseldorf, ma non possono sapere che a 500 chilometri di distanza sta per crollare il Muro di Berlino. “I giorni più lunghi del secolo breve” è una cavalcata sulle onde del passato recente vista da angolazioni inusuali: Andrea Coccia, firma de Linkiesta, è andato a recuperare biografie perdute, ritagli di giornale e video d’epoca e ha costruito un racconto e una cronologia precisi come un orologio, inesorabili come i meccanismi della Storia. Prefazione di Marco Missiroli.

Copertina flessibile: 217 pagine
Editore: Ledizioni (18 luglio 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 886705967X
ISBN-13: 978-8867059676

Recensione a cura di Cinzia Cogni

“Non sappiamo dove stiamo andando. Sappiamo solo che la storia ci ha portato a questo punto e sappiamo anche perché…se l’umanità deve avere un futuro nel quale riconoscersi, non potrà averlo prolungando il passato o il presente. Se cerchiamo di costruire il terzo millennio su questa base, falliremo. E il prezzo del fallimento, vale a dire l’alternativa a una società mutata, è il buio.” Eric J. Hobsbawn, 1994

Quando accade un fatto storico importante, di quelli destinati a cambiare le sorti di una società, se non addirittura del mondo intero (l’attentato del 1914 a Sarajevo ad esempio, nei confronti dell’imperatore Francesco Ferdinando e di sua moglie, fu la scintilla che portò allo scoppio della prima guerra mondiale), il tempo sembra fermarsi in quell’istante, e non si pensa mai che contemporaneamente stanno capitando altri piccoli o grandi avvenimenti che andranno a loro volta ad influenzare la storia.
Immaginiamo di poter vedere simultaneamente, cosa accadeva in altri luoghi o cosa stessero facendo alcuni personaggi a loro volta significativi, mentre, per esempio, nel 1963 il Presidente Kennedy veniva assassinato a Dallas o in quella famosa notte del 1989 quando il muro di Berlino iniziava a crollare.

“A New York sono circa le cinque e mezzo del mattino quando W. E. Hutton, un giovane e sveglio trader, apre gli occhi di colpo…non può sapere, ma con la sua sveglia inizia ufficialmente il 29 ottobre del 1929 a Wall Street, il giorno in cui la bolla esplode…
A Roma Mussolini continua con i suoi proclami fascisti; a Londra il principe Edward ha deciso di cambiare casa…;a Tokyo, l’imperatore Hirohito è scosso per la morte di un contadino, investito dalla sua carrozza; a Berlino, Hitler sta facendo propaganda anticomunista, a Mosca Stalin fa l’esatto contrario e Chiang Kay-Shek, a Shanghai, annuncia che non ci sarebbe mai arrivato in Cina, il comunismo.”

L’autore, che come giornalista è abituato a trattare con la storia, riesce ha delineare una linea cronologica perfetta che al tempo stesso è un salto temporale fra l’Europa, la Russia, l’Asia e l’America, dove giorno e notte si alternano e il lettore ha il privilegio di essere protagonista degli eventi con una panoramica completa, come se li stesse osservando dal di fuori.

“A Hiroshima, venerdì 10 dicembre 1948 intorno alle 2 del mattino, un giornalista calabrese che lavora per la Stampa di Torino, si agita nel letto e non riesce a dormire…”La città non ha forma, le casette di legno a un piano non prendono rilievo, non costituiscono paesaggio edilizio; la città appare, nonostante quella marea di casette, piallata, quasi scopata da una formidabile raffica di vento o d’acqua, spianata con un ferro da stiro rovente, come una giacca che poi sia rimasta bruciacchiata”.

Un libro di difficile collocazione, che non è un romanzo ma un insieme di avvenimenti storici, raccontati attraverso articoli, aneddoti inediti, biografie ma senza assomigliare ad un saggio, seppur prende spunto da “Il secolo breve” dello storico Eric Hobsbawn, un saggio storico appunto, che definì il XX secolo “breve” facendo riferimento al periodo che va dal 1914 al 1991.
Forse un saggio romanzato? Non so se esiste tale definizione, ma rende l’idea di quanto “I giorni più lunghi del secolo breve” sia un libro particolare.

“A Cuneo si è sparato tutto il giorno e ora, che è arrivata la mezzanotte, la città è silenziosa. In un commissariato di polizia, un partigiano di nome Attilio Martinetto aspetta con altri cinque compagni di essere fucilato e scrive una lettera alla moglie che inizia così: “Amore mio diletto, è mezzanotte e ancora stiamo chiacchierando allegramente. Siamo tutti e cinque insieme e si scherza…” Finita la lettera cerca di addormentarsi, ma senza fortuna. “

Andrea Coccia in modo oggettivo e originale, ci racconta questa parte di storia, la più vicina a noi, senza moralismi, senza commenti ne opinioni, pur sapendo quanto i fatti che viviamo quotidianamente siano il frutto di quel pa ssato, pertanto difficile rimanere neutrale, non emettere giudizi e anche per questo motivo l’ho apprezzato moltissimo.
Due guerre mondiali, la crisi economica del’29, la guerra Fredda, lo sbarco sulla luna e la fine della Perestrojka, sono solo alcuni dei temi affrontati in questo libro, attraverso politici, scrittori, cantanti, poeti, ma anche persone comuni che si sono trovati in quelle circostanze per caso; spettatori di quel periodo storico che hanno contribuito a lasciare una traccia alle future generazioni, ricordando che la storia siamo noi, che è nostro dovere ricordare gli eroi, grandi e piccoli, di un tempo e che solo comprendendo gli errori del passato possiamo costruire una società migliore.
Consigliatissimo a tutti gli appassionati di storia!

“La questione finisce sempre davanti a una scelta a due uscite. Darsi da fare a vivere o darsi da fare a morire.
Stephen King, 1982″

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