I segreti dell’amante del papa. Vizi Capitali Saga – Alex Connor

Dall’autrice del bestseller Caravaggio Enigma
Un grande thriller storico

Negli annali che raccontano la storia della Chiesa, il periodo che va dall’inizio alla metà del X secolo è chiamato saeculum obscurum, ovvero l’era oscura. Un periodo in cui il pa­pato, e con esso tutta Roma, è stato in mano alla potente famiglia dei Tuscolani, e in particolare alle donne che ne facevano parte, che ressero il potere con crudele egoismo e sconfinata dissolutezza.
Teodora, moglie del senatore di Roma Teofilatto, e sua figlia Marozia, furono in grado di muovere da sole i fili della curia papale, grazie a un sapiente gioco di seduzioni, inganni e congiure. Marozia, in particolare, a soli quindici anni, fu concubina di papa Sergio III, e da lui ebbe un figlio che in futuro sarebbe anch’esso diventato papa. L’incredibile racconto di come una singola famiglia riuscì a insinuarsi nel cuore stesso del potere romano e a trasformare il Laterano in un nido di lussuria e di congiure.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (3 marzo 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 352 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

Pornocrazia. Non è una brutta parola, letteralmente, significa “governo delle prostitute”, ed è un termine storiografico relativo alla storia del papato che comprende il periodo tra il pontificato di papa Sergio III nel 904 e quello di papa Giovanni XII nel 964. Nello specifico indica un tipo di governo caratterizzato dalla forte influenza sugli uomini di potere esercitata da cortigiane o favorite. Durante questo periodo infatti è noto che i papi avrebbero agito sotto l’influenza di donne corrotte, in particolare di Teodora e di sua figlia Marozia, appartenenti alla spregiudicata famiglia romana dei conti di Tuscolo.

Alex Connor nel primo volume della saga Vizi Capitali ci narra l’inizio di questo particolare periodo, il X secolo, considerato il saeculum obscurum della Chiesa, proprio quello in cui mosse i primi passi la celebre Marozia, al secolo Maria di Teofilatto, passata alla storia come “la puttana dei papi”, la “meretrice dell’impero”, la “Venere tremenda”, e chi più ne ha più ne metta. Amante di un papa, madre di un altro papa, pilotò l’elezione dei tre papi, è l’ape regina del Vaticano, la vera protagonista della pornocrazia romana, una donna potente, spregiudicata e disinibita, colei che ha fama di aver manovrato come una burattinaia gli uomini più potenti del secolo antecedente all’anno Mille.

Lo scenario con il quale l’autrice apre la narrazione rispecchia a pieno il caos e la follia dei tempi. Siamo nel 897 d.C. e in Laterano sta succedendo qualcosa che passerà alla storia: il papa in carica, Stefano VI, sta celebrando un processo a carico del precedente pontefice, Formoso, accusato di essere uno spergiuro, di aver contravvenuto alle disposizioni canoniche esercitando in modo illegittimo il suo potere, e di aver cercato di sottrarre il trono papale a Giovanni VIII quando ne era ancora il legittimo occupante. Fin qui tutto lecito. Peccato però che l’imputato, il suddetto Formoso, sia già morto da tempo:

“…il defunto papa Formoso strappato alla tomba in cui riposava, era stato vestito con i paramenti pontifici e aveva mani e piedi legati insieme. Un’altra fune teneva su la salma putrescente e i tessuti in suppurazione, e sulla testa del cadavere era stata posta la tiara papale. La mandibola si era rilassata, rendendo visibile l’interno cavernoso della bocca aperta, che sembrava protestare dinanzi a tale tortura, mentre il fetore riempiva la basilica e le narici di noi tutti, che osservavamo attoniti quella macabra scena”.

Così come nella saga dedicata alla famiglia Borgia anche in questa Alex Connor affida a una voce narrante, della quale con molta probabilità conosceremo l’identità solo alla fine della saga, il racconto delle vicende che porteranno all’ascesa della già citata Marozia. Lo sfondo in cui si muovono i nostri personaggi è a dir poco apocalittico. Lo splendore per il quale la città di Roma era stata famosa un tempo non esiste più. 

“Roma non è più l’impero di un tempo. La gloria passata è solo un lontano ricordo. Lungo le strade, al posto dei templi, ora ci sono soltanto i mercati, le fogne a cielo aperto e i trogoli dei maiali”.

Guerre e invasioni barbariche l’hanno messa in ginocchio. Ogni magnificenza architettonica è stata abbattuta, e la stessa popolazione dell’Urbe che un tempo vantava circa centotrentamila abitanti, a seguito delle carestie e delle frequenti epidemie di peste, è stata decimata. I discendenti dei gloriosi Cesari, a partire da Costantino, hanno trasferito la capitale dell’impero a Costantinopoli, e Roma si è trasformata in un ammasso di rovine la cui popolazione si è stabilita lungo l’argine del Tevere.

I nobili invece vivono in palazzi sui colli, e tra questi si distingue Teofilatto I, conte di Tuscolo, un uomo che possiede la stessa ambizione e spietatezza degli imperatori di un tempo, qualità condivise con la caparbia e impudica moglie, Teodora. Il conte, essendo un uomo molto potente, è l’unico che può aiutare il cardinale Sergio a riprendersi il trono papale. Costui infatti era stato eletto papa per un breve periodo dopo essere succeduto a Stefano VI considerato pazzo, ed a ragione, in seguito al suddetto processo al cadavere di Formoso, ma costretto da circostanze avverse all’esilio forzato. Sergio dunque stringe una sorta di alleanza con il conte di Tuscolo, il quale è ben felice di poter essere utile in questa circostanza, poiché è consapevole che il seggio papale è ambitissimo, e chi riesce a controllarlo ha il potere su tutta la città.

“Per anni Roma aveva assistito con rassegnazione a un carosello di pontefici, e la gente era persino arrivata a scherzare dicendo che alla fine i forzieri papali si sarebbero svuotati a causa delle spese funebri e del prezzo dei ceri accesi attorno alle salme da compiangere”.

Sergio vuole mettere fine a tutto questo e finalmente istituire un papato più duraturo. Ma prima di potersi sedere sullo scranno papale, coadiuvato dal conte di Tuscolo, deve neutralizzare ben due papi. Ma i due hanno un piano ben preciso. Leone V, l’attuale papa, viene spodestato da Cristoforo che prende il suo posto e rinchiude il suo predecessore nel famigerato carcere Mamertino. Teofilatto manda uno dei suoi uomini a uccidere il prigioniero durante la notte:

“Nessun grande progetto può essere portato a compimento senza un piccolo spargimento di sangue”.

Lo scopo di Teofilatto è quello di far ricadere la morte di Leone su Cristoforo, così che chiunque lo abbia appoggiato cambi idea così da poter meglio spianare la strada a Sergio. Quest’ultimo però si rivela molto impaziente, non è affatto incline alla prudenza così come gli consiglia il suo alleato, e decide di agire a modo suo, e approfitta del momento in cui Cristoforo, accusato dell’omicidio di Leone, si trova rinchiuso nel già citato carcere Mamertino:

“Il 26 gennaio papa Cristoforo viene ucciso, strangolato nel carcere Mamertino, il 29 di quel mese infausto uno dei cardinali più turpi, dissoluti, avari e spietati di Roma salì sul soglio pontificio con il nome di papa Sergio III. E fu così che ebbe inizio il pontificato di un papa venale, che avrebbe regnato insieme a un politico corrotto, il conte Teofilatto I. Al loro fianco c’erano la moglie del nobile e la sua figlia più giovane, due donne che sarebbero diventate le meretrici più potenti di Roma”.

Ed ecco qui entrare in scena le donne. Non solo Teodora, la contessa, colei che diventerà senatrice sotto il pontificato di Sergio, ma soprattutto Marozia che all’età di soli 14 anni è una ragazzina smaliziata e dalla condotta impudica che riesce a sedurre il vizioso Sergio diventandone l’amante, poiché ha aspirazioni che vanno al di là dell’essere moglie o madre:

“…chiunque si gingillerà con i genitali del papa avrà in pugno anche Roma”.

Marozia si crea una corte tutta sua, un circolo di intellettuali, politici, ammiratori, artisti, poiché è consapevole che chiunque possegga una corte, dunque un seguito, possiede forza e autorità:

“Marozia aveva già visto il proprio futuro allo specchio e non era quello di una ragazzina timida, ma di una donna che poteva diventare celebre, feroce come un lupo, con gli stessi appetiti di una bestia, astuta come un cobra”.

Dunque Marozia, così come sua madre, conquistano un potere tale che mai, a memoria d’uomo, è appartenuto a una donna, e questo preoccupa la città di Roma, ma la loro forza sembra inarrestabile, così come quella di Sergio, il quale inizia da subito a dare prova della sua spietatezza, perseguitando chi gli è ostile e instaurando praticamente un regime del terrore senza precedenti. Ma da tutto questo potere non è certo estraneo Teofilatto, colui che ha dato inizio ai giochi, che adesso governa Roma con un potere che si può definire assoluto. 

“Nel 909, Roma era governata soltanto da due tiranni: Teofilatto I e papa Sergio III. E dalle loro donne. Perché era risaputo, ciascuno di noi l’aveva visto con i propri occhi, che quelle lupe avevano legato delle garrotte di seta attorno al collo dei loro uomini”.

Ma ben presto tra Marozia e sua madre Teodora viene a crearsi una certa rivalità, soprattutto poiché la più giovane delle due, avida di potere e affetta dalla sindrome dell’ape regina, non può tollerare che qualcun’altra le rubi la scena, non concepisce neanche di poter dividere il potere con un’altra donna, dunque si adopera in tutti i modi per neutralizzare la rivale che, nonostante una iniziale impotenza, finisce per iniziare a parare ogni colpo ricevuto.

Il primo volume di questa saga si conclude con il consolidamento del potere dei personaggi sopra citati e con l’inizio della cosiddetta pornocrazia. Bisogna ammettere che nonostante i libri di storia ci abbiano già narrato queste vicende, risulta particolarmente affascinante riviverle attraverso i personaggi che l’autrice ha qui tratteggiato in maniera veritiera e convincente. Il pregio di questa nuova saga di Alex Connor è da individuarsi soprattutto nella scelta di raccontare questa specifica storia, quella della Roma del X secolo caratterizzata, come ho già spiegato, non solo dalla pornocrazia in se e da un susseguirsi di pontefici uno peggio dell’altro che non hanno garantito alcuna stabilità all’istituzione della Chiesa, ma anche dal degrado in cui una civiltà senza eguali come quella romana dei Cesari è riuscita a piombare in una manciata di secoli. A questo proposito ho adorato le descrizioni della città di Roma, così spietate e crude:

“Roma era diventata un luogo spaventoso […]. Passando davanti all’antica gloria del Laterano, la gente camminava tra i resti dei templi crollati e mai ricostruiti, scavalcando le pile di letame e le carcasse buttate in strada per i cani dai macellai. Non era un atto caritatevole, ma un modo per tenere a bada la loro aggressività […]. Ai bordi delle strade c’erano solo rifiuti e squallore, i vicoli bui erano battuti dai ladri e le taverne pullulavano di prostitute e borseggiatori”.

Difficile rivedere la Roma di Augusto in questi passi, eppure si sta parlando della stessa città, vista però durante un periodo storico oscuro, a tratti misterioso, che spesso e volentieri la Storia, quella dei libri scolastici, liquida in poche paginette senza importanza, dimenticando che anche questo particolare momento della storia è stato fondamentale per l’Europa e la stessa Italia, proprio come tutti gli altri. E che la vicenda di donne come Marozia e sua madre Teodora non va dimenticata, soprattutto perché dimostra ancora una vota come il gentil sesso sia riuscito, anche se non troppo spesso, a raggiungere posizioni di potere che sono passate alla storia. Teodora, nonostante fosse analfabeta, è stata eletta non solo senatrix, titolo che le conferiva l’immunità diplomatica, ma anche vestaratrix, cioè amministratrice delle finanze della Chiesa, e aveva ottenuto queste qualifiche grazie agli intrighi, all’inganno, alla seduzione. Stesso discorso per quanto riguarda sua figlia Marozia, anche lei analfabeta, ma capace di circuire un uomo scaltro e senza scrupoli come Sergio, dominandolo e facendone il proprio fantoccio e quello della propria famiglia.

E questo è solo l’inizio, poiché Alex Connor ha solo incominciato a raccontarci la storia del saeculum obscurum della Chiesa, dei suoi protagonisti e delle due donne che l’hanno reso celebre:

“Legate dall’ambizione e dal sospetto reciproco, cavalcarono i loro nemici, tramavano vendetta per ogni minima mancanza di rispetto e uccidevano per profitto, ricompensando gli amanti che riuscivano a entrare nelle loro grazie con la corona papale. E a mano a mano che il loro potere cresceva, le loro conquiste si spostavano dalle camere da letto ai campi di battaglia, dove portavano avanti il famigerato e sacrilego regno delle due puttane di Roma”.

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