I selvatici – Sarah Savioli

Primo caso in trasferta per Anna Melissari, la detective che comunica con piante e animali. Sulle montagne di Ferlico, un paesino degli Appennini, Cecilia e suo marito Tullio gestiscono da vent’anni un rifugio che dà impiego e ospitalità a persone in fuga dalle guerre e dalla disperazione in attesa che venga regolarizzato il loro diritto di asilo. Una notte scompare nel nulla Yasser, un giovane proveniente dalla Siria, benvoluto da tutti sia nel rifugio che nel paese. Le forze dell’ordine ritengono si tratti di un semplice allontanamento volontario, ma Cecilia è certa che il ragazzo non se ne sarebbe mai andato senza dare spiegazioni, così incarica delle ricerche l’Agenzia Cantoni. In un ambiente pieno di insospettabili testimoni animali e vegetali, il caso sembra fatto apposta per essere risolto rapidamente grazie alle straordinarie capacità di Anna, ma le cose si rivelano più complicate. Non appena è in mezzo alla natura, infatti, Anna viene sopraffatta dall’intensità delle voci del bosco. Grazie all’aiuto di Cantoni e dell’alano Otto che non l’abbandonano mai, trova nuove strategie per comunicare con capre, ricci, cinghiali, scoiattoli, caprioli e con la vegetazione che ricopre le montagne che circondano il rifugio. E, mentre lentamente emergono i segreti del piccolo paese dove gli abitanti vedono tutto e non perdonano niente, animali e umani selvatici, guardinghi e feriti ognuno a proprio modo, insegnano ad Anna che nel bene e nel male siamo tutti indissolubilmente collegati come gli alberi in un bosco. Sarah Savioli scrive un giallo che è una commedia sui viventi, sulla fatica che alle volte la convivenza richiede, ma anche sulla splendente ricchezza che solo l’incontro fra le differenze può donare.

  • Editore ‏ : ‎ Feltrinelli (6 giugno 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 272 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

La detective Anna Melissari è una donna insicura, che ha spesso paura di non essere all’altezza delle situazioni e di deludere gli altri. Pur facendosi in quattro per la sua famiglia, le capita frequentemente di sentirsi inutile e ciò che fa, spesso, viene dato per scontato. Anna ha sempre amato la natura e ha un dono molto particolare: riesce a comunicare con le piante e con gli animali. 

In questo libro, che è il quarto della serie Le indagini di Anna Melissari, la vediamo coinvolta nel suo primo caso in trasferta per l’Agenzia Cantoni, in compagnia di Giovanni Cantoni, il burbero investigatore privato al quale appartiene l’agenzia, e Otto, il simpatico alano a pois.

La richiesta di aiuto è arrivata da parte di Cecilia e di suo marito Tullio. I due hanno un rifugio a Ferlico, nell’Appennino, nel quale ospitano persone rifugiate o in attesa del riconoscimento del loro status. Grazie all’impegno e alla perseveranza, sono riusciti a far ricredere gli abitanti del paese, inizialmente ostili nei loro confronti, e Ferlico è diventato un esempio di convivenza civile, accoglienza e integrazione.

Cecilia e Tullio sono preoccupati perché Yasser, un giovane siriano che vive nella struttura da più di un anno, è sparito. Lo descrivono come un ragazzo affidabile, che si è ben integrato. Gli altri ospiti della struttura, a parte Fatima, che sembra già rassegnata al fatto che qualcuno abbia fatto del male a Yasser, e la piccola Jamila, sembrano indifferenti alla sorte del ragazzo e poco collaborativi. Ma è davvero così, o queste persone sono state messe talmente a dura prova dalla vita da aver perso la capacità di provare qualsiasi tipo di emozione?

Anna, che ha sempre comunicato con facilità con qualsiasi essere vivente, si trova per la prima volta in difficoltà. Ogni cosa in quel luogo sembra volerle parlare, ma è sopraffatta da tutte quelle voci e non riesce a capirle, o forse non vuole, perché ha paura. Paura che in quelle voci ci sia troppo dolore. 

“La sofferenza degli altri fa così male che alle volte si sfugge, si nega, si guarda altrove perché non ce la si fa a sopportarla, si trovano scuse per allontanarsi…”.

Gli animali e le piante, però, sono preziosi testimoni di ciò che è accaduto a Yasser, quindi Anna capisce di non avere scelta: deve ascoltare ciò che vogliono dirle, per quanto doloroso possa essere. 

Il bosco adesso piange e soffre, ha paura, ed è questo che mi schiacciava, Cantoni. Era una sofferenza così grande che per salvaguardarmi mi chiudevo le orecchie e anziché elaborare quell’urlo di aiuto, lo vivevo solo come qualcosa da rifiutare [···]. Sento tutto come prima. Ora però so cos’è [···]. E accetto di vedere il dolore degli altri, scelgo il costo da pagare per non voltarmi altrove.”

Questa esperienza cambierà profondamente Anna e alcune sue convinzioni, perché ogni cosa che ci accade, ci insegna inevitabilmente qualcosa.  

“Vorrei tornare a credere di essere nel giusto e che questa illusione basti a essere preservati dall’orrore della violenza, che sia qualcosa che appartiene e apparterrà sempre e solo agli altri, non a me, non ai miei cari, non alle persone normali. Vorrei sapere che esistono isole felici dove sentirsi al sicuro, non una continuità di umanità dolente nella quale siamo immersi tutti, nessuno escluso.”

I selvatici è un giallo gradevolissimo, diverso dal solito e un po’ surreale, nel quale non ci sono particolari macabri, ma non manca una buona dose di suspense. 

I personaggi sono ben caratterizzati, mi sono sentita subito in sintonia con Anna e ho trovato particolarmente interessante il personaggio di Cantoni, un uomo rude nei modi, ma con un cuore grande e una sensibilità che, nonostante gli strati della sua corazza, riesce comunque ad emergere.

Pur appartenendo a una serie, può essere letto come un romanzo a sé.

La storia narrata offre numerosi spunti di riflessione, ma strappa pure qualche sorriso grazie alla carrellata di bizzarri animaletti, come il riccio astronomo, per citarne uno. La risoluzione del caso fa sanguinare l’anima di Anna e lascia un po’ l’amaro in bocca anche a chi legge, perché sfata alcuni dei “falsi miti” ai quali ci aggrappiamo per sentirci più sicuri in questo mondo, in cui essere delle brave persone, purtroppo, non rende immuni dal male. 

“Senti gatto, chi può essere che è saltato fuori dall’erba e lo ha sbranato?” 

“Un sacco di gente. Potenzialmente voi umani siete tutti brutti e cattivi, non so chi possa averlo sbranato, fatto secco, levato dai piedi, accoppato. C’era la fila.”

“Ma come c’era la fila? Se fino a ora tutti dicono che era benvoluto e nessuno ce l’aveva con lui?!”

“E che c’entra cos’era lui? C’entra cosa sono gli altri.”

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