I SETTE RE DI ROMA. SERVIO TULLIO. NATO DAL FUOCO. IL SESTO RE – FRANCO FORTE, DAVIDE DE BONI, MARIA CRISTINA GRELLA

Porta nel nome le sue umili origini, Servio Tullio, nello sguardo il destino di grandezza che gli dei hanno decretato per lui. Figlio della serva Ocresia, già moglie di Tullio, signore di Corniculum conquistata dai romani, nasce e cresce sotto il segno del fuoco: quello che ha devastato la sua città, quello del prodigio che ne ha svelato la sorte eccezionale, quello che gli arde nel petto e ne accende l’ambizione. Allevato alla corte di Tarquinio Prisco, sotto i saggi insegnamenti dell’augure Azio Nevio, impara presto che non è la discendenza a determinare il valore di un uomo. E che a volte il coraggio del lupo non basta, occorre anche l’astuzia della volpe. Servio li possiede entrambi. In più ha l’amore di Tarquinia, la primogenita del re, e la protezione della dea Fortuna. È così che, alla morte di Tarquinio, riesce a sedersi sul trono di Roma. Ma Servio ha anche molti nemici, a cominciare dai figli di Anco Marzio e dai senatori che non tollerano un sovrano nato schiavo e le sue leggi liberali. Presto Servio si troverà a doversi guardare le spalle da chiunque, persino da coloro che credeva più vicini. Roma, però, è con lui, e alla grandezza dell’Urbe il sesto re dedicherà la vita. Preparandola a diventare la Città Eterna.

  • Editore ‏ : ‎ Mondadori (11 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 420 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

Tutti conoscono i sette re di Roma, ne abbiamo imparato i nomi a scuola, ma sappiamo esattamente che cosa hanno fatto? La serie I Sette re di Roma non solo ci svela chi sono stati, che tipo di contributo hanno dato alla storia, ma anche come, grazie a loro, è nata, si è sviluppata ed è entrata nel mito la più grande civiltà della storia, quella Romana.

Servio Tullio è il sesto re di Roma. Di origini etrusche, è figlio di una schiava e del re romano Tarquinio, il quale lo adotta legittimamente grazie ad uno stratagemma dell’augure Azio Nevio, il quale fa in modo di salvarlo da un incendio, così che tutti possano credere che il bambino sia stato risparmiato dagli dei che hanno in serbo per lui un destino glorioso:

“Penso che sia destinato a grandi cose. Gli dei ce lo hanno indicato con chiarezza: Servio Tullio è stato scelto dal fuoco”.

Il giovane Servio non sa che è realmente figlio del re, cresce all’ombra della corte romana e si distingue sui campi di battaglia durante le numerose guerre che Roma combatte contro gli Etruschi:

“… so che la guerra è il solo mezzo che ho per dimostrare di valere qualcosa, di essere nato per un destino più grande di quello di un servo. Sono figlio di una schiava e di un uomo che non ho mai conosciuto: senza la guerra non posso essere niente”.

Tuttavia il re, che comprende le potenzialità del ragazzo, ha grandi progetti per Servio, vorrebbe saperlo sul trono dopo di lui, ma è consapevole che il Senato non potrebbe mai approvare la sua ascesa poiché, nonostante in base alla legge di Romolo il figlio di un re non può succedere al padre, Servio è pur sempre il figlio di una schiava e non un cittadino qualunque. Per rafforzare ancora di più la sua posizione stabilisce dunque che sposi sua figlia Tarquinia.

Ma l’occasione che porterà Servio a sedersi sul trono di Roma sarà un attentato al re ad opera di una congiura:

“…il popolo di Roma chiama al comando l’uomo degno, e in questo momento non c’è uomo più degno di te in tutta l’Urbe. Considera chi sei, non da dove vieni: è questo ciò che Roma vuole, ciò di cui ha bisogno. Il regno è tuo, Servio Tullio. Prendilo!”.

Nonostante il Senato non approvi a pieno l’ascesa del nuovo re, il popolo simpatizza per Servio, anche perché astutamente il nuovo re emana alcune leggi a suo favore, come ad esempio regolare il versamento dei tributi in base alle ricchezze possedute, e stabilire con più chiarezza il ruolo dei liberti all’interno della società. Questo non piace affatto ad una grossa fetta della nobiltà, e quindi del Senato, il quale inizia a tramare contro il nuovo re con la complicità del fratellastro Gneo, il quale mal sopporta il successo di questo figlio di una schiava, ma è troppo pavido per agire concretamente.

Con il passare degli anni, nonostante Servio si dimostri un re capace, amatissimo dal popolo, uno stratega perfetto e consegni a Roma una vittoria dopo l’altra sui popoli latini, il Senato continua a guardarlo con sospetto, così come Gneo, il quale aizzato nuovamente da un gruppo di senatori, decide finalmente di prendere posizione, approfittare della guerra contro la città di Vulci per catturare il fratellastro, e appropriarsi della corona.

“L’alleanza delle città etrusche ha stretto un patto con Gneo Tarquinio. Il rinnovo degli accordi di pace presi con suo padre in cambio dello schiavo che ne ha usurpato il trono e i traditori che lo sostengono”.

Grazie dunque all’appoggio dei Senatori Gneo annuncia la morte in battaglia di Servio, e non solo convoca le Curie così che possa essere eletto re, ma trama anche di trucidare la famiglia del re defunto in modo da spazzare via anche la sua progenie che potrebbe in futuro rivendicare il trono o appoggiare un loro candidato. Fortunatamente Servio, grazie ai suoi sostenitori viene liberato dalla prigionia, torna a Roma acclamato dal popolo e si riappropria del suo trono. 

Gneo viene ucciso, ma prima di morire svela a Servio le sue vere origini, ovvero che è sì figlio di una serva ma anche del re Tarquinio. Questo particolare non deve assolutamente essere reso noto, dunque Servio lo terrà per se, quanto a Gneo su di lui, in seguito alla morte, verrà invocata la damnatio memoriae. Ma il regno di Servio non trova mai pace:

“La gente credeva che essere re significasse prendere decisioni e godere dei frutti del lavoro altrui, ma si sbagliava: essere re significava farsi carico delle paure, dei sogni e dei conflitti di tutta la città, una responsabilità enorme per un uomo solo”.

Nonostante Servio sventi l’ennesima congiura ad opera di uno dei senatori continua a temere per la sua vita e per il suo regno, per questo decide di far sposare le sue due figlie con gli eredi di Gneo, ormai è ossessionato dai tradimenti e vede spie e congiurati ovunque. Quella che però sembra inizialmente essere una sua paura, comincia a concretizzarsi quando una delle sue figlie insieme al primogenito di Gneo, Lucio, non si fa scrupolo a pianificare l’ennesima congiura appoggiata dal Senato. Servio dunque comprende che il suo tempo sta per esaurirsi, e si rende conto anche che probabilmente la monarchia non è il tipo di governo auspicabile nel futuro di Roma:

“Sedere su un trono non rende gli uomini diversi, illude soltanto di essere migliori. Per questo la monarchia deve finire: il tramonto dei Re di Roma è vicino”.

La lungimiranza di Servio Tullio troverà la sua realizzazione in pochi anni, poiché il suo successore ed assassino, Lucio Tarquino sarà in effetti l’ultimo re di Roma:

“Roma era sola, adesso, in balia di Lucio Tarquinio, ma quella notte non sarebbe durata per sempre: la luce sarebbe tornata, com’era nella sua natura, e a quel punto Roma avrebbe raggiunto il posto che le spettava a capo del mondo, compiendo il destino al quale Servio l’aveva affidata”.

Storia e mito si fondono insieme in una narrazione fluida e suggestiva che rievoca la vicenda delle origini della civiltà Romana, le basi sulle quali si verrà a posare il più grande impero dell’antichità.  Servio Tullio possiede il coraggio del lupo e l’astuzia della volpe, è un soldato valente ma al tempo stesso cerca la pace perché aborre la morte e la violenza, e a questo proposito vorrebbe che le città latine si alleassero tra di loro con Roma, sul modello di quelle della Grecia. Sua è infatti l’idea della costruzione sull’Aventino del tempio federale di Diana, simile a quello di Artemide a Efeso, un luogo eretto in comunione a testimonianza dell’alleanza di pace. Dunque un re che potremmo definire “illuminato”, il primo che guarda oltre l’Urbe, il primo al quale l’idea di ampliare i confini del regno non evochi solo morte, distruzione, schiavitù e assoggettamento forzato.

La Storia però ci insegna che ogni sforzo di Servio alla ricerca di pace, armonia e benessere verrà vanificato dal suo successore che regnerà con estrema durezza, sfiorando la tirannide, e rendendo realtà ciò che il re nato dal fuoco aveva pronosticato, ovvero che il tramonto dei re di Roma si stava avvicinando.

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