Il canto di Medusa – Claire Heywood

Danae è fuggita a causa di una profezia: il figlio che porta in grembo provocherà un giorno la morte del padre, il re di Argo. Sola, incinta e lontana da casa, la principessa dovrà imparare a vivere in un modesto villaggio di pescatori, costruendo una nuova vita per il figlio che porta in grembo, Perseo. Medusa, reclusa nelle profondità dei boschi insieme a un gruppo di donne note come Gorgoni, da sempre evita ogni contatto con il mondo esterno. Ma la sua solitudine è destinata a terminare il giorno in cui incontra nella foresta un uomo ferito: Perseo. Quando una tempesta di sabbia minaccia di distruggere il suo popolo, una tribù nomade del deserto, Andromeda sa che gli dèi esigono un sacrificio per placare la loro ira. È pronta a tutto, ma a scombinare i suoi piani arriva il giovane Perseo. La leggenda del grande eroe è una stella in ascesa nel firmamento, ma ci sono ombre che si nascondono dietro la sua abbagliante fama. Ossessionato dalla conquista della gloria, il viaggio di Perseo porterà violenza e distruzione nella vita di tre donne.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (2 maggio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 320 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

Danae ha diciotto anni e non ha mai lasciato Argo, la città in cui è nata e cresciuta. Ama ascoltare le storie avventurose che suo zio Preto racconta a lei e alle sue cugine,osservare il mare e immaginare che cosa ci sia al di là di esso. È una ragazza molto corteggiata, ma suo padre, il re Acrisio, continua a rifiutare i suoi pretendenti.

 Acrisio è un uomo scostante e pieno di amarezza, perché il fato sembra non volergli donare quell’erede maschio tanto atteso e desiderato. Prega il dio Apollo affinché lo aiuti a trovare una moglie capace di esaudire questo suo desiderio, ma l’oracolo predice che non ci sarà nessun erede maschio; sarà sua figlia Danae a dare alla luce un bambino, e il nascituro sarà la rovina di Acrisio.

Quest’ultimo, accecato dalla paura, è disposto a sacrificare la felicità, e persino la vita, di sua figlia, pur di salvare se stesso. 

“Suo padre non temeva lei, ma il suo corpo: la vita che poteva portare, la morte. La sua penetrabilità, quella fecondità così fatale.”

Ma il fato non conosce ostacoli, e sarà sufficiente un piccolo foro sul soffitto della stanza in cui Danae è prigioniera, affinché il volere degli dèi si compia.

Dopo essere scampata alla morte, Danae, accolta dal pescatore Ditte e dalla sua famiglia, dà alla luce il suo bambino: Perseo. Lo educa ai valori della gentilezza, della pazienza e dell’amore, ma la società gli insegna presto che un uomo, per essere stimato e rispettato, deve essere temuto e non deve mai mostrare pietà e gentilezza. 

“Serviva questo per ottenere la loro approvazione? Un coltello affilato e una mano macchiata di sangue?”

Mentre suo figlio accumula sempre più rabbia, rancore e voglia di rivalsa, Danae sente risuonare le parole dell’oracolo, sempre più forti e minacciose. A nulla è servito proteggere suo figlio dalla verità.

Medusa è una donna che conosce bene il dolore; è stata violata, deturpata, svilita e umiliata. Sono state la Gorgoni a medicare e lenire le sue ferite del corpo e dell’anima, e ora anche lei fa parte di quella tribù di sole donne che vivono sulla Montagna verde, isolate dal resto del mondo.

“Le Gorgoni indossavano il loro dolore come una corazza, la paura come scudo.”

Ma la paura non ci rende immuni dai pericoli. E il pericolo riesce a penetrare anche nella prigione dorata delle Gorgoni. Ha un volto pulito, gli occhi innocenti di chi sembra non aver conosciuto la crudeltà del mondo, ma è solo una maschera. Il pericolo ha un nome: Perseo. E dietro quella maschera abilmente costruita, c’è un giovane uomo assetato di sangue.

Medusa, come spesso accade a chi ha un animo puro, non riesce a vedere il male celato dalla maschera… 

“Avrebbe potuto lasciare che quella rabbia la trasformasse in un mostro, che la spingesse a odiare il mondo e chiunque lo abitasse [···]. Ma perché diventare ciò in cui avevano tentato di trasformarla? L’avevano degradata, disumanizzata [···]. E lei era rinata, non come il mostro che avevano cercato di creare ma come donna libera.”

Andromeda è una principessa che vive felice in un’oasi ricca di sorgenti, le cui acque scorrono in lei come il sangue nelle sue vene. È arrivato per lei il momento di sposarsi e sceglie liberamente l’uomo al quale donare tutto il suo amore, ma la sua scelta sembra non essere gradita agli dèi. O forse è stata la vanità di sua madre ad offenderli. Una violenta tempesta flagella l’oasi, distruggendo i raccolti e sterminando il bestiame. Il terzo giorno viene convocata un’assemblea, durante la quale Andromeda propone di sacrificare se stessa. Decide di donare il suo corpo al dio Amon, per un giorno e una notte, facendosi incatenare nuda agli scogli.

“Cos’era una notte di paura, se serviva a salvare tutto ciò che amava?”

Il pericolo per questa giovane coraggiosa arriva dal mare, ma non è un mostro marino. È ancora una volta lui: Perseo.

Perseo la strappa via dalla sua amata oasi, le porta via il futuro che aveva scelto liberamente.

Danae, Medusa, Andromeda… Tre donne, le cui storie si intrecciano; tre vite che si incrociano con la vita di un quarto personaggio: Perseo. 

Perseo, questo giovane uomo crudele e pieno di rabbia, è il frutto delle sue ferite, dei torti ricevuti, del non sentirsi voluto. Sono il dolore e la rabbia a muovere le sue mani, portando morte e sofferenza. 

Ma Danae, Medusa e Andromeda, ci insegnano che siamo noi a scegliere che potere dare al dolore, ai torti subiti e alle ferite che ci sono state inflitte dagli altri. 

Siamo noi a scegliere chi essere, chi diventare, perché la vita e gli altri ci cambiano solo se noi diamo a essi il potere di farlo. 

Non dovremmo mai permettere al dolore di pietrificare il nostro cuore. 

“Ma non possiamo ringraziare gli dèi con una bocca e maledirli con l’altra. Il dolore si radica nei nostri cuori tanto facilmente. Dovremmo ricordare di fare lo stesso anche con la gioia.”

Chi riesce in questo, ha già vinto. In questo senso, nella storia di Medusa e Perseo, il vero eroe non è certo Perseo. Un tema presente nel romanzo è quello della verità. La verità, a volte, va sbattuta in faccia, ed è proprio questo che servirà a Perseo per rendersi conto di ciò che è realmente diventato.

“Il canto di Medusa” è un romanzo che parla anche di libertà, dell’importanza di liberarci da ciò che ci incatena. Ognuno di noi, come le tre protagoniste, ha le sue catene, che possono essere rappresentate dalla paura, dall’odio, da un legame “tossico”, dal senso di colpa, e da qualsiasi altra cosa che ci impedisca di splendere e di disporre liberamente della nostra vita.

“Ma a cosa serviva l’odio, adesso? A niente, se non ad appesantire il cuore, a distruggerla dentro senza nemmeno scalfire lui. Per questo l’aveva messo da parte.”

È stata una lettura emozionante e intensa. Ho apprezzato molto sia la storia che lo stile fluido ed elegante dell’autrice. Mi sono affezionata in maniera particolare al personaggio di Medusa per la sua purezza d’animo.

Ho trovato originale e ben riuscito il tentativo di raccontare il mito di Perseo da un’altra prospettiva, dando voce alle protagoniste femminili, inserendolo all’interno di un contesto storico ben preciso, che è quello della società mediterranea nell’Età del Bronzo, e privandolo quasi completamente di riferimenti a forze o a esseri sovrannaturali. Perché è sempre l’uomo, indipendentemente da ciò che la vita gli riserva, a scegliere quotidianamente chi essere e quali azioni compiere.

“Soffro, ma continuo a vivere. L’amarezza è un fuoco capace di divorare ogni cosa, e io ho già perso abbastanza.”

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