Il popolo dell’autunno – Ray Bradbury

Green Town, Illinois. Manca una settimana alla festa di Halloween, quando la sonnacchiosa cittadina viene sconvolta da un circo misterioso che sembra promettere l’avverarsi di tutti i desideri e l’eterna giovinezza. Saranno due amici tredicenni, James Nightshade e William Halloway, a sconfiggere le forze del Male e a riscattare le anime dell’intera comunità. Ma impareranno fin troppo presto a fare i conti con i propri incubi.

Sara Valentino

Se avete letto e amato “Fahrenheit 451”, di certo non potete perdervi questo altro grande romanzo di Bradbury. A mio parere comunque un velo sotto a quello menzionato poco sopra. “E se già è il 20 ottobre e tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigio cenere al crepuscolo, sembra che Halloween non verrà mai, in una pioggia di manici di scopa e in un fiottare sommesso di lenzuola agli angoli delle strade. Ma in un anno strano, buio, lungo e assurdo, Halloween venne in anticipo.” E per questi tredicenni dell’Illinois fu una settimana straordinaria in molti sensi, certamente divennero adulti improvvisamente e non tornarono più bambini. Un romanzo sicuramente da rileggere per cogliere altri aspetti significativi. Un libro che pone il lettore dinanzi a riflessioni forse per alcuni scontate ma non per tutti. Il bene e il male, il positivo e il negativo, la luce e il buio. In ognuno di noi risiedono gli opposti, in questo romanzo attraverso una simbologia particolare veniamo risucchiati avanti e indietro nel tempo in una giostra vorticosa che ci porta al centro del nostro essere e a volte possiamo trovarci dinanzi a qualcuno che non immaginiamo, un mostro, un incubo. “E’ che sai quando li vedi passare, sai che saranno così per tutta la vita; verranno feriti, colpiti, pugnalati, e si chiederanno sempre perchè questo accade, perchè questo accade a loro.” Il tempo è uno dei nostri tiranni, il tempo per l’Universo non esiste ma questo tempo ci costringe in una vita di corsa, in un tempo che rincorriamo e che ci sfuma tra le dita e se non viviamo davvero l’attimo alla fine …”Noi uomini diventiamo terribilmente meschini, perchè non possiamo aggrapparci al mondo o a noi stessi o a qualunque altra cosa. Noi siamo ciechi alla continuità, tutto crolla, cade, si fonde, si ferma, imputridisce o fugge” e si giunge alla Morte che altro non è che una minaccia, non esiste ma non ce ne rendiamo conto e la paura, questa è il grande e vero pericolo, la Paura ci impedisce di Vivere. Il Luna Park è la metafora della nostra vita terrena, dei nostri limiti, quelli che ci impongono ma che noi ci lasciamo imporre, lo accettiamo. “Il male ha il solo potere che noi gli diamo”

Lia Fiore Angy

Halloween è alle porte e un violento temporale è in arrivo, quando una tranquilla cittadina dell’Illinois viene sconvolta dall’arrivo del misterioso Luna Park di Dark & Cooger, che seduce irresistibilmente gli abitanti con le sue giostre e le sue promesse… Chi di noi, in certi momenti della vita, non ha desiderato essere più grande o, al contrario, ritornare agli anni della giovinezza?

James Nightshade e William Halloway (niente è casuale in questo romanzo, nemmeno i nomi), entrambi tredicenni, legati da una profonda amicizia, si troveranno a combattere una lotta contro le forze oscure rappresentate dai macabri personaggi del luna Park. Riusciranno a salvare la comunità e se stessi?

Nonostante il genere, a metà strada tra il fantasy e l’horror, non sia molto nelle mie corde, sono stata subito rapita dalla scrittura potente, poetica e suggestiva di Bradbury, e dalle atmosfere cupe, gotiche, e decisamente autunnali (queste sì che sono nelle mie corde).

Il popolo nell’autunno è una grande metafora della vita; è una fiaba dalle sfumature nere, ricca di riflessioni di carattere esistenziale, su numerosi temi: l’amicizia, l’eterna lotta tra bene e male e il dover scegliere ogni giorno tra uno e l’altro, la paura, il tempo che passa, e l’ineluttabilità della morte. Sono tantissimi i passaggi che ho sottolineato e riletto più volte, tra cui un bellissimo dialogo tra Will e suo padre.

È un romanzo dalle atmosfere cupe, ma che racchiude un messaggio pieno di luce: l’importanza di conservare il sorriso, e di non perdere mai quello “spirito-bambino” che ci permette di continuare ad amare la vita, nonostante tutto.

La vecchiaia, il dolore, la morte, fanno parte della vita, e possiamo solo accettarle. Siamo noi a scegliere se dare alla morte e al male il potere di farci paura, o considerarle per quello che sono: nulla, e non si può avere paura del nulla.

Faccio tesoro del messaggio finale: il sorriso è l’antidoto contro i mostri del Luna Park, contro il popolo dell’autunno, contro chi gode dell’infelicità altrui.

“Dannazione, Will, tutto questo, tutti loro, il signor Dark e i suoi simili, amano il pianto [···]. Più tu piangi e più quelli bevono il sale sul tuo mento [···]. Grida, Will, canta, ma soprattutto ridi, capisci! Ridi! [···]. È la nostra arma! Un solo sorriso, Willy, il popolo della notte non può sopportarlo. C’è il sole, nel sorriso. E loro odiano il sole.”

Se dovessi descrivere questo romanzo con un solo aggettivo, direi “potentissimo”, per i messaggi che racchiude. Sono sicura che ritroverò nuovamente La Strega della polvere, l’Uomo illustrato, e gli altri personaggi partoriti dalla sfrenata fantasia di Bradbury, perché certi libri vanno letti e riletti.

Matteo Palli

Ringrazio Sara Valentino per l’invito a partecipare nonostante avessi letto il libro tanti anni fa. È stato un gran piacere seguire i commenti e, grazie alle vostre parole, ricordare il romanzo. È un capolavoro, inutile girarci intorno. Un libro profondissimo, pieno di idee e di messaggi. Una splendida metafora della vita, un romanzo di formazione, un gotico… impossibile da catalogare. Grazie a voi mi è tornata la voglia di rileggerlo e lo farò presto. Da amante di Bradbury un consiglio: leggete l’Estate incantata, tornerete in questo mondo, con meno mostri, ma con la medesima voglia di sognare!

Bruno Pellegrino

Devo dire che era da parecchio che puntavo questo romanzo , memore della bella esperienza con Fahrenheit 451.

Avevo letto che ispirò Stephen King , non so se è vero ma un qualcosa si percepisce .

Il romanzo mi è piaciuto ….e tanto , ho trovato molto forte il dualismo tra i due giovani , il ruolo del padre parte marginale ma è il fulcro di tutto il romanzo a mio avviso …il traghettatore , l’antieroe che suo malgrado trova la strada per la salvezza dei ragazzi e la sua .

Gli argomenti che tocca sono profondi …la crescita dei giovani , l’attrazione verso ” il male ” ….credo sia stato già detto più o meno tutto sul romanzo , una potenza , un opera d’arte ….il tutto amplificato dalla condivisione 

Paola Nevola

Il popolo dell’autunno

E’ la prima volta che leggo questo autore e un libro di questo genere, un genere che identificherei come fantasy horror. Un libro colmo di metafore in cui l’autore magicamente trasporta il lettore come in una giostra di un luna park scendendo negli abissi più bui del male, della sofferenza e delle paure, come la paura di invecchiare e della morte per poi salire in cielo toccando i valori più belli dell’amicizia dell’amore, della felicità, della vita.

Il Luna Park arriva una sera d’autunno con un treno dal sinistro fischio colmo dei “gemiti di tutta una vita di altre notti di altri anni passati” preannunciando il carico che porta con sé di fenomeni umani. Le figure dei fenomeni umani e le giostre sono allegorie che rappresentano i risvolti bui che si incontrano nel cammino di vita e meriterebbero un bell’approfondimento, ma in questo modo svelerei parte dei segreti del libro.

E’ una storia di formazione di due ragazzi tredicenni che acquistano consapevolezza della vita nel bene e nel male. Jim e Will, diversi, uno istintivo e l’altro più riflessivo si completano a vicenda uniti da una grande amicizia, due ragazzi in cui possiamo specchiarci noi adulti e ricordare la nostra adolescenza.

Charles “il vecchio” è il padre di Will, da principio visto dal figlio come appunto un uomo vecchio e triste si rivela poi un uomo che, benchè ha le sue fragilità, conserva la calma e la saggezza per portare i ragazzi sulla strada della comprensione e della crescita e lui stesso ad accettare la sua età, lo scorrere del tempo. I dialoghi tra padre e figlio sono tra le pagine più belle del libro, da leggere e rileggere.

Devo ammettere che ho avuto qualche tentennamento con lo stile narrativo, più che altro dovuto al fatto che è la prima lettura sul genere con delle descrizioni fantastiche od oniriche, la mia immaginazione non è allenata.

Cinzia Cogni

Non è facile parlare di un romanzo così originale e coinvolgente, non è semplice riportare tutte le emozioni che mi ha suscitato con le sue infinite frasi e citazioni su cui ci sarebbe da riflettere per ore… perché “il popolo dell’autunno” è un horror-fantasy che scava nell’anima dei personaggi, un gioco infinito di ombre e luci, ma pure un romanzo di formazione visto attraverso gli occhi di due bambini che stanno abbandonando l’infanzia per entrare nell’adolescenza.

I temi che affronta sono profondi, esistenziali, eppure spiazza per il modo semplice in cui ne parla, quasi poetico, e per le perle di saggezza che partorisce ad ogni capitolo.

Dentro un’atmosfera gotica e surreale, tra accostamenti evocativi e figure retoriche, c’è l’eterna lotta tra il bene e il male, ci sono tutte quelle domande esistenziali che ognuno di noi,prima o poi, si pone; e c’è un messaggio e una morale inaspettata.

Dentro un Luna Park spettrale, la vita e la morte giocano a rincorrersi,

lo scorrere del tempo è un demone che bisogna imparare a gestire e

il valore dell’amicizia e l’amore familiare sono le armi per uscire da questo labirinto di specchi che risucchia l’anima delle persone.

Il popolo dell’autunno farà di tutto per recare morte e distruzione in questa cittadina dell’Illinois, creando scompiglio, dolore, portando rimpianti, invidia e cattiveria… ma se la legge del contrappasso esiste, un sorriso e l’amore per la vita di due ragazzi e un padre, potrebbero dissolvere il male, dando a tutti una grande lezione esistenziale.

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