Il circolo Freud di J. C. Maetis

Le prossime parole che scriverà potrebbero essere le ultime. Vienna, 1938. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, Mathias e Johannes, due cugini di origine ebraica e affermati scrittori, sono costretti a lasciare la loro casa e i loro libri. Grazie all’aiuto di un agente letterario e di un poliziotto, riescono a scappare dalle implacabili SS e a cambiare identità, ma non è sufficiente. Johannes viene catturato e imprigionato nel campo di sterminio di Sobibór, dove la sua unica possibilità di sopravvivere è legata a un’inaudita richiesta del comandante nazista. Ogni giorno, però, il rischio di essere giustiziato incombe su di lui, mentre Mathias è ancora a piede libero, pur dilaniato dalla preoccupazione per le sorti del cugino. In tutto questo, il pericolo di essere scoperto a sua volta si fa sempre più concreto… Eppure non ha intenzione di arrendersi senza combattere, e senza provare a salvare la vita di Johannes. Quando tutto sembra perduto, c’è ancora spazio per la speranza? Uno vive per scrivere. L’altro scrive per sopravvivere. «Ho sentito il dovere, per questo libro, di usare il cognome originale di mio padre, Maetis, poi trasformato in inglese in Matthews. La mia famiglia paterna lasciò la Lituania per raggiungere Londra nel 1919 all’inizio delle persecuzioni ebraiche, ma molti dei loro parenti morirono durante l’Olocausto. È il motivo per cui questo libro mi sta molto a cuore» (J.C. Maetis).

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (20 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 352 pagine

Recensione a cura di Paola Nevola

Gli storici caffè di Vienna sono sempre stati luoghi di incontro dove passavano le ore artisti, scrittori, personaggi illustri, uno di questi famosi locali è Il caffè Mozart.

Nella Vienna del 1938 durante l’Anschluss, la connessione dell’Austria alla Germania, due cugini Mathias e Johannes, stimati scrittori, frequentano il caffè Mozart, un circolo dove Freud e altri personaggi spiccano come mentori.

Avremmo dovuto prestare più attenzione a Sigmund Freud durante l’ultima riunione del Circolo: ci aveva avvertiti che la situazione sarebbe potuta precipitare in fretta dopo l’Anschluss.

Infatti nel giro di poco tempo Vienna viene occupata dai nazisti che collaborano con la polizia locale, i due cugini iniziano a vivere con apprensione soprattutto per le loro famiglie e ritrovarsi al solito caffè diventa sempre più pericoloso.

Stephan il figlio di nove anni di Johannes, prima  molestato e poi espulso dalla scuola, viene considerato un Mischlinge, cioè un mezzosangue in quanto figlio di padre ebreo e madre austriaca, quindi non di razza pura.

Come si spiega a un bambino di nove anni che è nato della razza o religione sbagliata per un determinato momento storico?

Nella piazza bruciano i loro libri insieme a quelli di Freud, Zwueig, Werfel, Remarque ecc…; la caccia all’ebreo si fa sempre più serrata, perquisizioni, arresti, torture, perfino nella casa di Freud si cercano le foto dei componenti del circolo per poterli stanare.

«Ma se ti autorizzano a partire, devi chiederti qual è il prezzo che dai alla tua libertà. Anzi, alla tua stessa vita»

Alcuni, come i Freud, tentano di lasciare il paese a costo di venire defraudati di ogni avere e col rischio di non riuscire a partire affatto. Invece Mathias e Johannes e le loro famiglie decidono di cambiare identità; vengono aiutati dal loro agente e da un poliziotto legato ad una ballerina in contatto con una rete che si adopera per i cambi di identità e le fughe all’estero. 

La storia prende il sapore dell’inquietudine per la paura di essere scoperti, basta lo sguardo di un SS o anche semplicemente di un conoscente, perché il cuore e il respiro inizino ad accelerare per poi cercare di nascondere le emozioni per apparire “normali” e non destare sospetti.

Ad ogni capitolo si sussegue una voce narrante ed ognuno dei protagonisti coinvolge intensamente il lettore nel suo vissuto e nel suo stato d’animo. 

Ci si sente precipitare insieme agli eventi: Johannes viene smascherato e deportato a Sobibòr, uno dei campi più duri e terribili, grazie alle sue capacità di scrittore e calligrafo riesce ad essere utile al vicecomandante Miesel e quindi restare vivo, malgrado i soprusi e il tremendo lavoro alle camere della morte. …instaurai una sorta di routine al campo di Sobibór, che mi aiutò a prendere le distanze dalla morte e dalle privazioni che mi circondavano.

Invece Mathias ha sempre più le SS col fiato sul collo, per via di un crimine che lo ha coinvolto con un implacabile e avido ufficiale delle SS e un gioielliere, col rischio che siano scoperti i membri del circolo e della rete.

Gli aguzzini sono caratterizzati in tutta la loro psicologia, uomini che non hanno niente di umano, per la bramosia e la perversa crudeltà, che infieriscono inesorabilmente contro altri esseri umani a cui è rimasta solo la solidarietà accomunata dalla sofferenza e a volte nemmeno quella, poiché la paura e lo spirito di sopravvivenza spesso annullano anche i buoni propositi.

Se all’inizio la narrazione scorre con trepidazione le emozioni si trasformano in angoscia e disperazione, il thriller si fa più incalzante giungendo ad una conclusione che serba una speranza, ma anche sentimenti e riflessioni difficili da assimilare e comprendere.

 …“ Ma se conoscevi personalmente le persone coinvolte, era un’altra storia. Il dolore del ricordo – era ancora in grado di vedere chiaramente i loro volti, di sentire le loro voci – straziava il cuore. Moltiplica tutto per un milione di volte: il risultato è intollerabile.”

Non ho potuto che soffermarmi col pensiero sconvolto da tutte quelle persone mandate alle camere a gas, sui bambini, sul senso di colpa che opprime i sopravvissuti e sulla brutalità con cui vengono stravolte le vite.

L’autore ha voluto firmare il suo romanzo col cognome d’origine ebraica della famiglia paterna, un gesto alla memoria della tragedia e delle proprie radici. Inoltre ha inserito ad apertura dei capitoli significative citazioni di Freud che si alternano a quelle sulle leggi razziali del Reich.

Un libro che ho letto con molta partecipazione e che accomuna la tensione del thriller con la spaventosa drammaticità di uno dei momenti più bui dell’umanità.

“L’uomo virtuoso si accontenta di sognare ciò che un uomo malvagio fa veramente.  Sigmund Freud”

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