Sepolta sotto un vecchio binario abbandonato nel West Side di New York viene rinvenuta la mano di un uomo, vittima del “collezionista di ossa”. È un serial killer feroce, spietato e molto furbo. al punto che si diverte a lasciare sulla scena del crimine indizi che, se decifrati in tempo, possono portare alla vittima successiva. a raccogliere la sfida è Lincoln Rhyme, brillante criminologo paralizzato dalla vita in giù. Affiancato dalla bellissima collega Amelia Sachs, Rhyme procede per deduzioni logiche e stringe il cerchio attorno al “collezionista”. Ma in questa incalzante caccia all’uomo chi è la vera preda? Settantadue ore di pura suspense in un thriller teso e avvincente che ha reso Deaver famoso a livello internazionale e da cui è stato tratto il film omonimo con Denzel Washington e Angelina Jolie.
- Editore : Rizzoli (19 giugno 2013)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 446 pagine
Recensione a cura di Sara Valentino
Sono sempre controcorrente, infatti ho letto prima il secondo volume “Lo scheletro che balla” e poi, dopo anni, ho ripreso dall’inizio. Da dove tutto è iniziato.
“Il collezionista di ossa” è un thriller puro! Pura adrenalina, scene agghiaccianti, paura folle, ansia tremenda. Chi ama il genere deve assolutamente leggerlo.
I protagonisti sono, una agente che si trova suo malgrado e del tutto improvvisamente coinvolta in caso pazzesco e un uomo fuori dai giochi apparentemente e per quanto concerne la polizia. Lincoln Rhyme è paralizzato completamente in seguito a un incidente. Amalia Sachs è molto bella, rossa di capelli, lei sa che per non farsi prendere deve muoversi sempre, un po’ il suo motto.
Il primo macabro ritrovamento che avvia le indagini è una mano che sporge dai binari del treno, una mano insanguinata, un dito scarnificato con un anello da donna.
Il collezionista di ossa è il soprannome che viene dato al serial killer. Le sue performance sono da brividi, il suo scopo ultimo è arrivare all’osso perchè solo questa parte del corpo per lui è immortale.
“Alla fine, tutti ti abbandonavano. Potevi fidarti dell’odio. Potevi fidarti delle ossa. tutto il resto era tradimento”
Ogni scena del crimine nasconde dei piccoli indizi, molliche di pane che i nostri novelli Hansel e Gretel raccolgono e analizzano affannati.
Amalia viene guidata da Lincoln via telefono, lui è davvero bravo nel suo lavoro, scaltro, dalla mente fine. L’incidente lo ha segnato profondamente, non trova una ragione per continuare a vivere, eppure in questo caso e forse, spero io, anche in Amalia trova un lume che lo riporta a respirare.
“Ora Rhyme era un giocattolo rotto. Era davvero molto triste quello che poteva accadere a un uomo, come si poteva morire e, al tempo stesso, essere ancora vivi”
Mentre le indagini proseguono serrate, i nostri si trovano, si vedono, si confidano e si capiscono. Lei non è come tanti altri, lei se deve dargli dello “stronzo” se si comporta come tale, lo fa. Non desidera essere compatito per la sua situazione fisica e lo possiamo senza ombra di dubbio capire.
Ciò che forse scopriranno troppo tardi è che l’assassino è molto, molto vicino a loro.