La bambina senza la stella di Alina e Jacques Peretti

Il racconto autentico dei giorni nel campo di concentramento attraverso gli occhi di una sopravvissuta
Sono molte le testimonianze che ci sono arrivate, nel corso degli anni, sull’orrore di Auschwitz.
Alina Peretti, ormai novantenne, è una sopravvissuta, ma i suoi ricordi si stanno affievolendo. Quando la donna comincia gradualmente a perdere la memoria, suo figlio Jacques, giornalista investigativo, capisce che è arrivato il momento di raccontare la storia che, più di tutte, lo tocca da vicino: quella della sua famiglia, deportata prima in Siberia e poi ad Auschwitz.
Alina racconta e Jacques scrive, così che l’orrore non venga dimenticato. Insieme si fanno testimoni della prigionia in uno dei campi di sterminio più letali di sempre. Ripercorrendo il passato della madre, Jacques scopre segreti a lungo nascosti sulla sua famiglia.
Alina Peretti viveva vicino a Varsavia e, durante gli anni in cui Hitler e Stalin si spartivano la Polonia, i suoi genitori erano considerati pericolosi sia dal regime nazista sia dai bolscevichi a causa della loro storia familiare. Il destino della tredicenne era ormai segnato, eppure Alina è riuscita a sopravvivere.
In questo libro, frutto di un’emozionante faccia a faccia tra l’autore e la propria madre, viene raccontato uno dei periodi più drammatici della storia contemporanea. In una corsa contro il tempo perché i ricordi di Alina non siano perduti per sempre, La bambina senza la stella è un racconto monumentale della storia del Novecento.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (17 gennaio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 320 pagine

Recensione a cura di Jessica Pennini

La storia di Alina è toccante fin dalle prime pagine. È una preziosa testimonianza di una delle pagine più buie della storia europea e assume ancora più valore per il fatto che, per lei, ripercorrere la sua vita è una corsa contro il tempo. La sua memoria a causa della malattia inizia ad avere dei vuoti ed è suo figlio a regalarci queste pagine di una storia familiare complicata ed emozionante al tempo stesso. Alina, appena tredicenne, si trovò ad affrontare un campo di prigionia in Siberia insieme alla madre Olga e in seguito il peggiore dei campi di concentramento mai esistiti: Auschwitz, la fabbrica della morte, dove riuscì a sopravvivere nonostante la fame, il freddo e le durissime condizioni di vita. 

Tutto ciò aggravato dal non sapere la sorte dei suoi due fratelli e di sua sorella, oltre a quella del padre, attivo nella resistenza polacca e con una doppia vita all’oscuro della sua famiglia. I difficili rapporti familiari dove niente è ciò che sembra sono uno degli aspetti che mi hanno colpita di più, in particolar modo l’amore incondizionato e immeritato verso il padre e l’odio verso la madre, che invece a modo suo, nella sua infelicità, cercò di assicurare la sopravvivenza di tutti i suoi figli. I racconti dei sopravvissuti, nonostante ormai le condizioni di vita nei campi siano ben note, sono sempre strazianti ma importanti al tempo stesso, sono testimonianze che devono servire da monito per il futuro, per far sì che eventi di questo tipo non si verifichino di nuovo.

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