Il duca. Il romanzo di Federico da Montefeltro di Pietro Gattari 

Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è un personaggio centrale ed emblematico del Rinascimento. Grande capitano d’arme, munifico mecenate, protettore degli artisti e scienziati che sempre affollarono la sua splendida corte, studioso a sua volta e bibliofilo, Federico coniugò l’abilità di stratega militare con quella di finissimo politico e fu uno dei grandi protagonisti del risveglio culturale che ebbe luogo in Italia nel Quattrocento. Le vicende pubbliche e private di Federico vengono narrate, sotto forma di diario, dal medico personale del duca e suo amico d’infanzia, che rievoca l’intera loro vita insieme e termina il suo affascinante racconto al tramonto del secolo, nel 1492. Di lì a poco, Carlo VIII di Francia varcherà le Alpi, approfittando delle divisioni tra le nazioni italiane: da quel momento, per più di quattro secoli, gli stranieri non abbandoneranno più la penisola.

  • Editore ‏ : ‎ Castelvecchi (28 aprile 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

“Allora sono andato nello studio e ho acceso il lume […] Subito ho individuato la cassa che cercavo. Ne ho estratto due astucci di marocchino verde chiusi con dei lacci, contenenti due o trecento fogli vergati con la mia grafia. Sono i miei appunti personali di più di trent’anni vissuti al fianco del duca. È un segreto, il mio segreto. Nessuno sa che questi fogli esistono.”
Con una prosa elegante e ricercata, Pietro Gattari ci porta alla scoperta di un grande personaggio storico, che ebbe un ruolo centrale nella storia d’Italia del Quattrocento.I libri di storia ci parlano di Federico da Montefeltro come di un abile ed esperto condottiero e di uno dei più importanti mecenati del Rinascimento italiano.Questo romanzo ci mostra anche l’uomo dietro il personaggio.
Le vicende pubbliche e private di Federico ci vengono raccontate, sotto forma di diario, dal suo medico personale e amico d’infanzia.Con un ritmo lento, forse più da saggio che da romanzo, ma non per questo noioso, il medico inizia col raccontarci la sua vita; ci narra della sua infanzia a Casteldurante, vissuta a stretto contatto con la natura; dei valori della libertà e della famiglia trasmessi dal padre; di come nacque in lui il sogno di diventare medico per “poter governare un potere benefico, diventare rifugio e speranza per tanti”; dei suoi studi all’interno di un’abbazia benedettina, sotto la guida dello zio speziale; della sua carriera accademica e del suo primo e unico amore. Il narratore ripercorre la sua esistenza raccontandoci gioie e dolori, fino ad arrivare ad un punto decisivo, rappresentato da una lettera, che segnerà una svolta fondamentale e inaspettata nella sua vita. Attraverso quella lettera, infatti, Federico da Montefeltro, gli chiede di diventare suo medico personale e della sua famiglia. Così le strade di quei due bambini, che la vita sembrava aver condotto in direzioni diverse e lontane, s’incrociano nuovamente e indissolubilmente.Il medico è sempre al fianco di Federico, in ogni sua impresa, in ogni suo progetto, in ogni sua gioia e in ogni suo dolore, a confermare che i legami di sangue non sono gli unici legami forti e importanti nella vita di un individuo. “Ho avuto lo straordinario privilegio di vivere ogni giorno per metà della mia vita con un simile gigante. Ne ho condiviso le decisioni, ho cavalcato con lui, l’ho rappresentato al cospetto di Papi e di Re, gli ho curato ferite e malanni, ho aiutato sua moglie a mettere al mondo i suoi figli e alla fine gli ho chiuso gli occhi.”Una vita ricca di avvenimenti quella al fianco del Duca… Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo geniale, colto, carismatico, coraggioso, con una straordinaria capacità di adattamento alle situazioni, anche a quelle più estreme. Impossibile non essere affascinati da quest’uomo, dal suo grande amore per il sapere e per i libri, che lo portò ad allestire una ricca biblioteca, che oggi costituisce il nucleo centrale della Biblioteca Apostolica Vaticana, e dalla sua umiltà, racchiusa in questa sua frase: “Sono i fatti e i comportamenti a fare grande un uomo e non l’albero genealogico”.
Assistiamo alle sue imprese, ai combattimenti, dei quali non ci viene risparmiato tutto l’orrore… “i soldati feriti che vedono vicina la morte non fanno che dire tutti le stesse cose. La madre, di solito, hanno sulle labbra, anzi le madri. Quella della carne e quella Celeste”.Tanti gli intrighi, i giochi di potere e i personaggi celebri che fanno da contorno: Piero della Francesca, amico intimo di Federico; Francesco Sforza e la sua consorte; Sigismondo Malatesta, l’acerrimo nemico del Duca; Lorenzo de’ Medici, per citarne alcuni… Tutti ben caratterizzati.
A regalarmi più emozioni è stato il racconto dell’unione tra Federico e Battista Sforza, un personaggio che ho amato molto.Il loro fu un matrimonio combinato da Francesco Sforza, zio di Battista, ma dal quale nacque un amore autentico e forte.Beatrice ha un’anima affine a quella del suo sposo, è intelligente, colta, ha un profondo amore per il sapere, per l’arte e per la cultura. A soli 14 anni dimostra di sapere tenere in mano le redini dell’amministrazione del palazzo quando Federico è costretto ad assentarsi, e lo fa con determinazione e un’abilità naturale, come se fosse nata per quel ruolo di “Comitissa Urbini”. Battista ispeziona le sue terre di persona, parla con i podestà, con i guardacaccia, con i mezzadri; riceve ambasciatori e legati; riunisce artisti e intellettuali, in una sorta di “simposio” settimanale, nel quale è lei a suggerire i temi e a dare brio alla conversazione. Fa tutto questo con grande semplicità, con una grazia ed un’eleganza innate, che colpiscono chi le sta attorno. Trasmette serenità e questo è uno dei tanti motivi per i quali è tanto amata e stimata da tutti, al pari del suo consorte.”La Battista. Nel palazzo e nel paese è semplicemente la Battista, la nostra contessa. E mai familiarità fu più poggiata all’affetto sincero di tutto un popolo.”Lei e Federico guardano nella stessa direzione, hanno gli stessi valori e ideali. Lui ammira profondamente lei e, spesso, pensa di non essere all’altezza di quella donna straordinaria. Quest’uomo stimato da tutti, persino dai suoi nemici, si vede brutto, deforme e precocemente invecchiato.
La prematura scomparsa di Battista segna il lento e inesorabile declino fisico di questo grande condottiero. Nemmeno Guidubaldo, quel figlio maschio tanto amato, che a lungo era stato atteso e desiderato, riesce a colmare il vuoto lasciato dalla sua promessa sposa. Federico vorrebbe soltanto giacere al suo fianco, ma è costretto a rialzarsi. La vita e i suoi incarichi non gli lasciano scelta… In mezzo a tanto dolore, troverà il senso della sua esistenza nella costruzione del magnifico Palazzo Ducale, che “racchiuderà e illustrerà al mondo l’anima della sua sposa. Il senso della regalità che Battista irradiava e la profondità della loro unione”. Il Palazzo diventerà per Federico il simbolo di un’unione eterna e dei suoi anni più felici, volati via troppo presto insieme alla sua giovane moglie.  A celebrare e a rendere immortale questo grande amore sarà anche il celebre dittico di Piero della Francesca.  
Altre pagine toccanti sono quelle in cui la voce narrante ci racconta gli ultimi istanti di vita di Federico e la toccante cerimonia funebre nella Chiesa di San Bernardino. Fu proprio il Duca a scegliere quella chiesa piccola e spoglia come ultima dimora per lui e per la sua discendenza. Una scelta che, ancora una volta, ci dice tanto sull’umiltà di questo grande uomo. 
Sono arrivata all’ultima pagina con una profonda ammirazione per Federico e per Battista, e con la convinzione ancora più forte che l’umiltà sia alla base della vera grandezza.Come il narratore, mi piace immaginarli  mentre camminano vicini e sorridenti, felici di essersi ritrovati, tra le pareti “scintillanti d’oro e d’azzurro” del Palazzo.

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