Il Golem di Gustav Meyrink

Un uomo scambia il suo cappello, nel Duomo di Praga, con quello di un certo Athanasius Pernath, e rivive come in un sogno l’esistenza di costui. A questo inizio casuale si aggancia la vicenda del Golem, il robot avanti lettera cui una parola infilata tra i denti conferisce una vita provvisoria, tanto più violenta perché in lui si concentra una forza che ha solo poche ore per scatenarsi. Quest’esplosione di energie nel mondo segreto e malato in cui si muovono i personaggi di Gustav Meyrink crea una tensione e insieme un incanto che caricano di nuovi significati l’antica leggenda praghese legata al nome di Rabbi Loew. Il golem è un capolavoro della letteratura gotica che dal 1915 spaventa e affascina i lettori del mondo, trascinandoli nelle atmosfere di una Praga molto dark che rivela il lato oscuro di paure ancor oggi serpeggianti.

Link d’acquisto

Copertina rigida: 320 pagine
Editore: Bompiani (12 giugno 2019)
Collana: I Classici Bompiani
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8830100528
ISBN-13: 978-8830100527
Peso di spedizione: 399 g

Recensione a cura di Sara Valentino

Non nascondo che mi ha attratto profondamente il titolo di questo romanzo: “Il golem”, sebbene non si svolga attorno a questa figura, affascinante e leggendaria, l’intera storia di Gustav Meyrink.

E’ un romanzo gotico, non me lo potevo certamente perdere vista la mia grande passione per questo filone narrativo. Non ha nulla da invidiare ai suoi “fratelli”. C’è una storia d’amore, c’è il terrore e la paura che vibrano tra le pagine, ma c’è molto altro!

Ci sono personaggi che impersonificano il male e altri che invece rappresentano il bene, è un testo denso di simbologia che a mio parere va letto e riletto, uno di quei testi che ad ogni lettura regala una nuova chiave.

La mia prima lettura è stata una bellissima esperienza, anche se ammetto di aver avuto difficoltà in alcuni passaggi non proprio lineari, una narrazione ostica e complicata unita alla presupposizione di avere una conoscenza adeguata di ebraismo e soprattutto sugli insegnamenti esoterici della cabala.

Il golem è una figura che simboleggia un essere amorfo reso vivo dalla magia e nella fattispecie la leggenda, menzionata anche nel romanzo, riguarda i golem di Praga. Secondo questa leggenda il rabbino Levi mel XVI secolo per proteggere la comunità ebraica crea e dona vita, tramite le lettere, alcuni golem, uno di questi sfugge al controllo del suo creatore con gravi conseguenze che possiamo immaginare.

“Chi può dire di sapere qualcosa sul Golem? Di solito viene relegato nel campo delle leggende, fino a quando nelle nostre strade non avviene qualcosa che lo fa rivivere”

Praga però, ne esce ai miei occhi come una regina, avevo già in mente questa meravigliosa città, da vedere, scoprire, ammirare e approfondire. Una città che è simbolo dell’esoterismo, della magia bianca, la “capitale della magia” è uno dei vertici del Triangolo di Magia Bianca, insieme alle città di Lione e Torino. L’autore ci permette un viaggio tra le strade, i vicoli, la cattedrale di San vito, ma sempre in una atmosfera tetra e misteriosa.

“.. verso quell’ora di notte s’impossessa di me un’inquietudine torbida, tormentosa. Non dormo ma non sono neppure sveglio, e in questo dormiveglia si mescolano nella mia anima cose vissute con cose lette e sentite, confluiscono insieme come correnti diverse per colore e trasparenza”

Tutto nasce da un cappello, tutto finisce con un cappello e nel mezzo una storia che pare un sogno, una storia che è diverse storie.

“Quel cappello aveva suscitato in me un sentimento di avversione e di paura, non sapevo perché”

Un tagliatore di pietre, tra l’altro un mestiere bellissimo e nel testo ci sono brevi excursus su alcune di queste, un incontro iniziale che pare proprio con la personificazione del famigerato golem, la vita poco prima del primo conflitto mondiale nel ghetto ebraico e le atmosfere cupe e asfissianti che si potevano respirare. C’è un omicidio, una accusa e le vicende proseguono come tra il sonno e la veglia, ma fondamentalmente ciò che resta dopo la lettura è un insegnamento che ho trovato interessante sulla coscienza umana. Per tramite di alcuni personaggi positivi, tra cui il rabbino Hillel e sua figlia Miriam, c’è una sorta di viaggio che percorriamo insieme al protagonista alla ricerca del risveglio di coscienza.

“Come chi all’improvviso si trovi in mezzo a uno sterminato deserto di sabbia, così io d’un tratto divenni consapevole dell’abissale, paurosa solitudine che mi separava dai miei simili”

Voglio portare alla vostra attenzione questo passaggio sull’odio che ho sottolineato e su cui mi sono soffermata parecchio, devo dire che è un ragionamento che è ricorrente da qualche tempo.

“… a poco a poco mi fu chiaro che cos’è l’odio: riconobbi che noi possiamo, come capita a me, odiare così profondamente solo qualcosa che è parte di noi stessi”

 

 

 

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