Il lupo nell’abbazia di Marcello Simoni

Anno Domini 832, inverno. Una delegazione dell’imperatore Ludovico il Pio trova riparo da una bufera di neve presso l’abbazia benedettina di Fulda, nel cuore dell’Assia, e lì è costretta a sostare per due settimane, approfittando dell’ospitalità dell’abate Rabano. Tutt’intorno, le vie che collegano Magonza a Erfurt sono impraticabili, le selve infestate dai lupi. Ma è proprio tra le mura del cenobio che iniziano a trovarsi le prime vittime straziate dai morsi di una grossa fiera. Tra i benedettini di Fulda si diffonde immediatamente il panico. Inizia a circolare voce che dentro l’abbazia si nasconda un lupo assassino o addirittura un licantropo. Toccherà al giovane monaco Adamantius, fra i maggiori miniaturisti della 23cristianità, indagare sulla vicenda. Prima per soddisfare la propria curiosità, poi per salvarsi la vita.

Copertina flessibile: 192 pagine
Editore: Mondadori (3 settembre 2019)
Collana: Il giallo Mondadori
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8804717602
ISBN-13: 978-8804717607

Recensione a cura di Sara Valentino

“Walfrido, così terrorizzato da non riuscire a proferir parola, si limitò a sollevare i palmi. Che alla luce della lanterna si rivelarono rossi di sangue”

Un giallo storico ambientato nell’abbazia di Fulda, in Germania nell’anno 832. L’abbazia di Fulda è un’abbazia benedettina, fondata nel 747 da San Sturmio, discepolo di San Bonifacio, proprio per contenere le reliquie di quest’ultimo. Rabano Mauro, l’abate, è un personaggio storico realmente esistito, promotore di una rinascita spirituale e intellettuale in Germania. Dalle note dell’autore emerge che egli si impegnò affinché venisse istituita all’interno delle mura di Fulda una delle più importanti biblioteche del Medioevo e uno scriptorium adibito alla traduzione degli antichi testi e alla divulgazione della letteratura tedesca. Altri personaggi del romanzo furono realmente esistiti, non tutti ma ovviamente per esigenze narrative alcuni comprimari sono necessari.

Un ritorno per me ai Gialli Mondadori, una bella avventura densa di atmosfere misteriose e oscure, una lettura estremamente scorrevole e vivace che mi ha impegnata per pochissimo tempo avendolo letteralmente “divorato”. La base storica, su cui si fonda il romanzo, è veritiera. Eppure vi troverete di fronte a un giallo veloce, intricato e altrettanto fulmineo nel finale.

Una serie di inspiegabili morti avviene all’interno delle mura abaziali e un gruppo di monaci, tra cui gli addetti proprio dello Scriptorium, luogo che adoro immaginare, soprattutto pensando alla figura del miniaturista, si trovano loro malgrado nella curiosità ad indagare. Non sarà un bene perché rischieranno di rimanere coinvolti come assassini, ma anche come vittime. Le vittime però vengono ritrovate tutte orrendamente mutilate come dopo un’aggressione con una belva feroce… un orso? No, si fa strada presto la leggenda del Werwulf!

“era tornato lo zampettio. Più vicino, questa volta, al punto che il monaco distinse con chiarezza il raschiare degli artigli sul pavimento e un ansimare sommesso, simile al grufolio d’un maiale ma più minaccioso”

La leggenda vuole che le Parche, tre dee sorelle, siano in grado di trasformare un uomo in lupo. La leggenda del licantropo ha origini antichissime, ma nel Medioevo trova certo terreno fertile. Le atmosfere sono tra le mie preferite.

E Adamantius, uno dei monaci, asserisce di aver visto una dolce donzella accompagnare un lupo, o comunque a lui sembra di aver visto i suoi occhi gialli. Verranno certamente a capo del mistero, del segreto che ad ogni costo va custodito.

“Il ringhio della bestia sovrastò la sua voce. E il monaco scivolando nella più febbrile delle visioni, ebbe l’impressione che quel verso fosse uscito dalla bocca dell’inferno”

 

 

 

 

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