Il pifferaio di Hamelin… storia di una vendetta

A cura di Sara Valentino

Proseguo la mia inchiesta sulle origini delle fiabe, grazie sempre alla lettura di un saggio di Massimo Centini.

Oggi vorrei raccontarvi della fiaba che conosciamo tutti come “Il pifferaio magico”, Il tema cardine di questa storia è la vendetta, uno dei sentimenti più antichi e ancora purtroppo attuali. Un atto diretto a risarcire da un’ingiustizia subita, vendetta al cui fine aspira l’uomo perso nella frustrazione ma che non placherà la sua insoddisfazione nemmeno quando il castigo sarà compiuto.

Siamo a Hameln, nella Bassa Sassonia e un’epigrafe recita: “Anno 1284, nel giorno dei santi Giovanni e Paolo, il 26 giugno, un pifferaio con abiti variopinti ha adescato centotrenta bambini nati in questa città che si sono perduti al calvario del Koppen”

Sembrerebbe dunque che un evento così tragico sia avvenuto nel medioevo. Ma pare anche che Hameln non sia l’unica città ad avere un pifferaio nella propria storia.

Il piffero, flauto nella mitologia era indicato per evocare il diavolo e Hiob Fincel, medico vissuto nel 1556 identifica il pifferaio proprio come il demonio.

Bisogna anche dire che nel passato i boia come i derattizzatori erano contrassegnati come alteri e facilmente soggetti ad essere protagonisti di miti e leggende.

Arrivarono poi i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm a dare maggiore eco alla vicenda del pifferaio pubblicando “I bambini di Hameln” poi tradotta in molte lingue e in italiano conosciuta come “Il pifferaio magico”. La pubblicarono interamente tra il 1812 e il 1816 in una versione strettamente aderente alla tradizione orale, meno edulcorata di come viene letta oggi.

La trama in breve è la seguente: “nel 1284 nella cittadina tedesca apparve un uomo vestito con abiti molto colorati che disse di essere in grado di liberare Hameln dai topi. Gli abitanti concordarono un compenso ante litteram. E così, quando il pifferaio iniziò a suonare il suo strumento, tutti i roditori lo seguirono fino al fiume Weser, dove l’uomo li fece annegare. Quando ritornò dagli abitanti per riscuotere il denaro pattuito, venne accolto in malo modo e non ottenne alcun compenso. Alcuni giorni dopo il pifferaio ritornò a Hameln per vendicarsi…Iniziò a suonare il suo strumento. In quell’occasione però a seguirlo non furono i topi, bensì i bambini della città”

Da quel momento la montagna sulla quale scomparvero i bambini venne chiamata Poppemberg e sulla vetta vi furono posti due crocifissi. La strada che si riteneva fosse quella percorsa dai bambini fu denominata “Strada del silenzio” fino al XVIII secolo.

Studiosi hanno elaborato che la sparizione dei bambini fosse correlata a un esodo programmato per colonizzare altre località. Come sempre mito e fiaba si modellano e mescolano tra fatti e fantasia

Oggi le ipotesi sulle origini di questa fiaba sono molteplici: dalla morte dei bambini per un incidente, a un’epidemia nella quale morirono, magari furono trasferiti in montagna per evitare il contagio. Accreditata anche la teoria della cosiddetta Crociata dei fanciulli del 1212.

Potrebbe quindi essere plausibile che la prima parte, quella riguardante i topi, sia stata in seguito magari per dare più valore alla figura del pifferaio utilizzata nella storia.

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