IL QUARTO E IL QUINTO di Luca Vanoli

Recensione di Sara Loiacono

“Il quarto e Il quinto” è intrigante già dalle primissime pagine, l’autore ci promette che ci sarà presto un omicidio! 

Nel prologo infatti Don Bonifacio, il curato della parrocchia di Capodimonte, riceve una confessione prima che il peccato venga commesso: una donna ammette di dover violare il quarto e il quinto comandamento sotto l’influenza dello spirito tormentato di Beatrice Cenci, una parricida condannata sessant’anni prima.

“<<Padre , ascoltatemi, io dovrò commettere una violazione del quarto comandamento. Sarò costretta: una forza misteriosa da qualche tempo prende possesso della mia volontà. Sento qualcuno sussurrare piano il mio nome e poi… non sono più me stessa, ma sono Beatrice. I suoi pensieri diventano i miei pensieri. Sono pensieri tremendi, di odio, di rancore, di astio. Quando sono sotto il suo imperio, io provo un odio tremendo verso di lui.>>”

 Finita la confessione la donna si dilegua e il religioso trova solo degli indizi che dimostrano che a confessarsi è stata Bianca Cardelli, e vuole uccidere il suo stesso padre. Purtroppo il curato non è un uomo coraggioso e per non subire le conseguenze della rottura del segreto del confessionale né tantomeno rendersi complice di un omicidio,  decide di scrivere un biglietto anonimo per la famiglia fingendo di averlo trovato nella sua abitazione. La famiglia decide così di rivolgersi al Vaticano per far esorcizzare la ragazza.

A questo punto della storia entra in scena uno dei protagonisti principali di questo legal thriller, l’avvocato Tullio Corbet, che viene mandato insieme al gesuita Padre Seàn alla Rocca Farnese, residenza dei Cardelli, ad indagare su questa presunta possessione. La narrazione scorre fluida e insieme a ciò che accade alla Rocca e ai ricordi di Corbet sul caso che le ha fatto conoscere la moglie Caterina, leggiamo anche le pagine del memoriale scritto di suo pugno da Beatrice Cenci, memoriale che è stato affidato proprio all’avvocato per permettergli di conoscere la storia della parricida dal punto di vista della stessa e non solo da quello legale.

Alla Rocca le cose non procedono in armonia e tra i battibecchi dei fratelli e presunti tradimenti la promessa che ci viene fatta nel prologo non tarda ad esaudirsi, l’omicidio viene compiuto e ovviamente la colpa ricade su Bianca.

Nella seconda parte del racconto l’avvocato Corbet prende le difese legali di Bianca Cardelli che deve essere processata, Tullio è convinto della sua  innocenza ed è pronto ad utilizzare ogni mezzo a sua disposizione per dimostrarlo. 

“Chi il giudice davvero teme di incontrare è l’innocente, che, nella sua purezza, proverà a sostenere le obiezioni della Corte, nell’ ingenua convinzione che Dio gli darà la forza di resistere a ogni tormento, perché è questo che gli viene ripetuto durante l’interrogatorio. Non è forse un’atrocità a questa? Che un servitore della giustizia debba temere più la purezza di Abele che il cuore nero di Caino? ”

Come ci si aspetta il compito non è dei più facili, i colpi di scena non mancano ma quando arriviamo alla fine ogni informazione che abbiamo appreso durante la lettura è perfettamente coerente con la risoluzione del caso. I personaggi sono caratterizzati in modo assolutamente perfetto e  l’autore è stato straordinario nel rivelare i vari collegamenti tra fatti e persone  nel momento più opportuno, il tutto raccontato con un registro linguistico appropriato al periodo storico che non manca di approfondire come funzionava la giustizia a quei tempi.

“<<Bene>>, concluse il cardinal Gualterio. <<Ora che fortunatamente si è conclusa l’oscura vicenda che ha disturbato il sonno eterno di Beatrice, è giunto il momento anche per noi di lasciarla alla quiete di questa Chiesa. Chissà che il suo spirito inquieto non si sia finalmente placato, adesso che la sua voce, sepolta sotto la polvere d’un archivio per troppi anni, è stata udita e forse compresa.>>”

È stata una lettura appassionante e mai noiosa, ho molto apprezzato le note dell’autore alla fine della storia, dove racconta cosa  è reale e cosa invece è finzione, e scopro con piacere che Tullio Corbet e Padre Seàn sono i protagonisti anche di un altro racconto antecedente a questo, che naturalmente sono curiosa di leggere.

Capodimonte, settembre 1659. Don Bonifacio, curato del paese, si è assopito nel confessionale quando la voce di una donna misteriosa gli annuncia che lo spirito di una fanciulla ha preso possesso della sua volontà per indurla a commettere azioni tremende contro suo padre…

Un mese dopo l’avvocato Tullio Corbet viene convocato con urgenza a Roma dall’amico di lunga data, il gesuita Padre Seàn; la Curia Pontificia ha di nuovo bisogno dei loro servigi per risolvere un caso dai risvolti inquietanti: il conte di Capodimonte sta esercitando pressione sul pontefice affinché acconsenta a sottomettere la sua primogenita, Bianca, a un esorcismo. In seguito ad alcuni incidenti, si è persuaso che l’anima della figlia sia caduta sotto il controllo dello spirito di Beatrice Cenci, la vergine parricida, tornata a reclamar vendetta per l’ingiusta condanna a morte subita sessant’anni prima in Roma.
Giunti sulle rive del lago di Bolsena, i due investigatori saranno avvolti da un’atmosfera fredda e cupa. Ben presto i timori del conte diverranno realtà e ogni indizio sembrerà accusare proprio Bianca.
Ma Corbet, per nulla convinto delle apparenze, sfiderà l’ira del conte e della Curia pontificia per dimostrare la sua innocenza, assumendo il ruolo di avvocato difensore in un durissimo processo, dinnanzi a un tribunale criminale determinato ad usare ogni mezzo consentito per giungere alla sentenza più giusta.

  • ASIN ‏ : ‎ B08VWY2KVV
  • Editore ‏ : ‎ Independently published (3 febbraio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 569 pagine
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