IL SANGUE DEL FALCO Tutankhamon e il destino del regno di Francesco Tiradritti

È il IX anno del regno per Tutankhamon. Un oscuro presagio minaccia le Due Terre: le acque del Fiume non accennano a ritirarsi e sono tornate a tingersi di rosso. Gli dei sembrano avere abbandonato il loro figlio, salito al trono del Falco dei viventi ancora bambino. Ora, a sedici anni compiuti, Tutankhamon continua a nutrire scarso interesse per gli affari di governo – lasciati a funzionari come il fidato Ay – e preferisce di gran lunga la caccia. Non ha ancora assicurato un erede alla dinastia e a Uaset i potenti servitori del Nascosto stanno tramando per eliminarlo. La situazione politica è sull’orlo del collasso. Il faraone dovrà attingere a una forza che non sapeva di possedere per reclamare il potere che gli spetta come signore delle Due Terre, affrontando un segreto oscuro sulle sue origini che lo condurrà a un fatale incontro con la verità. Ma l’amore per una Cantatrice dell’Inondazione, una prostituta sacra che per volere divino non potrà mai essere solo sua, stravolgerà la vita di Tutankhamon, proprio mentre si trova al centro di un’ineluttabile spirale di sangue. Francesco Tiradritti ci consegna un thriller storico dal ritmo implacabile che restituisce intatta ai lettori una delle figure più indimenticabili della Storia e tra profumi, colori e suoni riviviamo l’antico Egitto come non abbiamo mai fatto finora.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (18 ottobre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

Fin dalle prime pagine di questo romanzo si nota la bravura dell’autore nel descrivere, in modo accurato e credibile, l’ambientazione e le scene di vita quotidiana, facendo rivivere i Faraoni dell’epoca e dando al lettore la sensazione di essere tornato veramente nell’antico Egitto.
Francesco Tiradritti è un archeologo e da questa storia emergono tantissimo i suoi studi e il suo sapere, in particolare attraverso i protagonisti, quasi tutti realmente esistiti, di cui traccia un profilo psicologico a mio parere, assolutamente coerente con il loro ruolo.
Il protagonista è Tutankhamon, il faraone egizio appartenente alla XVIII dinastia durante il nuovo regno, e della cui discendenza ci sono ancora parecchie incertezze storiche; sappiamo che salì al trono ancora bambino dopo Akhenaton affiancato da un consiglio di reggenza, per aiutarlo ad amministrare lo Stato, le funzioni religiose e l’esercito. Si sposò ma non ebbe figli e la sua morte precoce non ha ancora oggi una spiegazione. Tutankhamon era malato o qualcuno aveva interesse ad ucciderlo?

“Due giorni fa ero a caccia di struzzi.  Si è rotto l’asse di uno dei carri stranieri sul quale viaggiava Sematauy.  Il cocchiere è morto e lui è ridotto male… la spaccatura era in corrispondenza del rinforzo di cuoio e tutti sono concordi nel ritenerla una manomissione. Sul cocchio dovevamo salire Ankhu e io. È chiaro che l’intenzione fosse quella di ucciderlo. Abbiamo entrambi rischiato di morire.”

Inseguendo la teoria che il Faraone morì assassinato, Tiradritti  ha ideato un thriller intricato, adrenalinico ed enigmatico, dove convivono diversi personaggi che per svariati motivi, desiderano la morte di Tutankhamon.
Il faraone è solo un ragazzo non ancora in grado di gestire il regno, i problemi sono molteplici, come le acque del Nilo che non si ritirano e si tingono di rosso, la situazione politica ed economica disastrosa, la mancanza di un erede…insomma, a soli 16 anni è davvero difficile sapere come comportarsi,  soprattutto se le persone che ha accanto e di cui si fida, tramano per detronizzarlo.

“…Ankhu, rimettiti la corona reale e non costringermi a fartela togliere di nuovo.  Non ho più intenzione di parlare a un ragazzo,  ma al legittimo Signore delle Due Terre.”… Comprese perché Ay gli aveva imposto di togliersi la corona. Indossandola la sua vita non gli apparteneva.  Non era più Ankhu, ma Nebkhuperura, il Signore delle Due Terre. Nelle sue vene scorreva il sangue del falco. A lui spettano il trono dell’Altissimo e la responsabilità sulle Due Sponde. Suo era il dovere  di vegliare che il Bene regnasse sulla Terra Amata che i viventi calpestano.

In questo romanzo mi hanno particolarmente colpito le donne, dell’anziana Regina Teye a Nesy, la moglie di Ankhu; dalla cugina Sasa a Mara, l’amante…sono tutte donne dal forte carattere, sicure di sé, consce del loro ruolo di mogli e madri, sempre all’ombra degli uomini, eppure sotto sotto, sono sempre loro che tessano i fili della vita di chi gli sta intorno. Li intrecciano o li recidono secondo i loro piani e sembrano donne così vicine  a noi, nei modi e nei ragionamenti, e al tempo stesso figlie di quel tempo perduto; e tutto questo grazie all’autore che è riuscito a fondere questi aspetti, in teoria inconciliabili… “gli uomini sono fatti di argilla e si possono plasmare. Il giorno prima giocavo con le bambole,  quello successivo ho iniziato con le persone…”

“Regnare è un mestiere come quello del contadino,  né più né meno,  e se non se ne conoscono i rudimenti si è destinati a un sicuro fallimento.”

Tra delitti, vendette e intrighi degni di un grande giallo, anche l’amore ha un ruolo primario in questa storia, l’incontro con una bellissima cantatrice di nome Mara infatti, cambierà completamente la vita del Faraone, in questo caso però, l’essere innamorati è una condanna per entrambi, e non solo perché nel frattempo Nesy, sua moglie, è in dolce attesa, ma perché Mara per volere divino, non può unirsi con nessuno, neppure se questi è il Faraone.

“Volevo conoscere la tua opinione sulla faccenda della cantatrice dell’Inondazione. Tutti mi ripetono che, considerata la mia posizione,  dovrei lasciar perdere e pensare a cose più importanti,  ma io non ci riesco proprio.” – “È impossibile imprigionare un cuore innamorato. ” replicò Sematauy.
“Esatto! Mi si ripete invece che lo si può tacitare.” – “Se posso permettermi, mio Signore, chi lo afferma non ha forse mai amato davvero.”

Un romanzo veramente coinvolgente e se volete comprenderlo meglio, consiglio di leggere anche le note finali dove l’autore spiega nei dettagli alcune scelte e modifiche apportate alla storia originale, ad esempio l’utilizzo dei soprannomi, ma che aiutano a rendere la lettura più facile e accessibile a tutti. Scelta che condivido e che mi ha aiutato a entrare in questo mondo affascinante da cui poi, è davvero difficile uscire…
“Troppo spesso c’è la tendenza a osservare l’antico Egitto attraverso un cannocchiale rovesciato che lo rende molto più lontano da quanto fosse in realtà. Nei miei scavi e nella lettura dei testi coevi, invece, ho sempre trovato una grande vicinanza tra gli antichi egizi e noi. Nel romanzo ho così inteso trasporre questa toccante umanità. “

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