Il velo strappato. Tormenti di una monaca napoletana – Brunella Schisa

È il 1840, Enrichetta ha diciannove anni e ha da poco perso il padre, Don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie a Reggio Calabria, ultimo figlio del Principe di Forino. Lei è giovane, nobile, innamorata di Domenico. Ma la famiglia di lui non approva l’unione. Sì, Enrichetta vanta ascendenze illustri, ma è priva di solidità economica e il matrimonio non s’ha da fare.  Così sua madre, stanca del carattere ribelle della figlia e della sua propensione a scegliere uomini sbagliati, prende una decisione risolutiva: Enrichetta entrerà nel convento di San Gregorio Armeno, a Napoli, e vi resterà fino a quando la situazione finanziaria della famiglia non sarà risolta. A nulla servono le proteste della giovane: i mesi lì dentro diventano anni ed è costretta a prendere i voti. La costrizione la fa ammalare, Enrichetta vuole sfidare le leggi della Chiesa e tornare libera, ma persino le suppliche indirizzate a papa Pio IX vengono respinte. Eppure niente riesce a spegnere la passione che muove il suo animo. Una passione che si fa presto politica e la porta a sposare la causa della rivoluzione contro i Borbone, del sogno di una nuova patria: l’Italia. Brunella Schisa torna a raccontare la sua città natale, Napoli, attraverso una straordinaria eroina, Enrichetta Caracciolo di Forino, monaca, femminista ante litteram, patriota risorgimentale, autrice del bestseller ottocentesco “Misteri del chiostro napoletano”, da cui Schisa prende le mosse per il suo romanzo..

  • Editore ‏ : ‎ HarperCollins Italia (5 marzo 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Brunella Schisa torna a raccontarci di Storia.

Dopo “La nemica” , stupendo romanzo storico ambientato alla corte di Francia nel 1786 che narra anche del celebre affare della collana di diamanti, ora ci riporta in Italia, a Napoli.

Siamo nel 1840 e ci appassioniamo alla storia di una donna realmente vissuta che però è stata eclissata, di lei pochissimo si conosce e grazie all’autrice, che ne ha riportato in vita le gesta e il ricordo, ora Enrichetta Caracciolo è tornata a vivere.

Costretta, dopo la morte del padre, a entrare in convento dalla madre che non riesce a mantenerla, in attesa che questa riceva la pensione.

Una scusa bella e buona perchè in realtà deve pagare per essersi appassionata e scritta lettere con un uomo. Il cuore della giovane, possiamo immaginarlo, è distrutto e lacerato; prima di tutto perchè così perderà il suo amato Domenico. Due mesi, questa la promessa della madre, che dice tornerà a prenderla.

Il convento non è un luogo che, come dovrebbe essere, è fatto di amore e armonia, tutt’altro.

Ciò che poi segnerà un punto a totale sfavore della ragazza è l’evento del “campanello di San Benedetto“: una notte, infatti, venne svegliata dal suono di un campanello. All’indomani, confidato il fatto insolito a una monaca sentì pronunciare frasi: “Miracolo! Miracolo!” Il Santo l’aveva scelta e non poteva più andarsene.

Enrichetta non accetterà mai questa decisione, non si piegherà mai a rimanere rinchiusa, il suo cuore è fuoco e saprà dimostrarlo nella vita.

E’ proprio partendo dal carattere di Enrichetta, giunto a lei come racconto da parte della nonna, che la Schisa deciderà un giorno di scoprire qualcosa di più su questa donna straordinaria sua conterranea, dotata di grande coraggio.

Una ribelle, e le ribelli sappiamo che non piacevano per niente al tempo, forse non tanto nemmeno oggi.

Rinchiusa nel convento di clausura di San Giorgio Armeno per dieci anni, per dieci anni cercò dia abbandonare il velo andando contro le leggi della Chiesa.

E’ stata la più nota tra le protagoniste del Risorgimento e figura di riferimento del movimento femminista.

Le notizie sulla sua vita si trovano per lo più nell’opera autobiografica Misteri del chiostro napoletano, più conosciuta in tempi recenti con il titolo: “Diario di una monaca napoletana”.

Figura di spicco nella sua vita fu Riario Sforza che la perseguitò negandole licenze prima e successivamente, quando lei ottenne di trasferirsi nel Conservatorio di Costantinopoli di Napoli, proibendole di tenere con sè le argenterie e i preziosi ereditati dalle zie. I suoi beni non le verranno mai restituiti.

Emotivamente coinvolgente, straordinariamente narrato, una cura, tipica dell’autrice, ai dettagli storici. Il romanzo raggiunge un culmine di trepidazione per le sorti della nostra bella Italia, sicuramente, ma anche per il destino di quel velo così a lungo tenuto e testimone di tanta sofferenza ma anche di grandissimo coraggio e forza interiore.

Una rinascita, come a volte ci accade nella vita e una domanda che attraversa la mente di Enrichetta come la nostra: “Possibile che la felicità non facesse rumore?”

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