La congrega segreta di Luigi De Pascalis

Due monaci braccati nell’Italia del Cinquecento. Un antico libro in grado di cambiare il mondo. Il giovane monaco Giustino, arrivato a San Martino di Saltara per vegliare le ultime ore del vescovo Negusanti, fa la conoscenza di un altro monaco, Guiduccio da Narni, detto fra’ Quodvultdeus. Alla morte del vescovo, Giustino decide di accompagnare il frate nel suo viaggio di ritorno a Venezia. Ma il loro non sarà un viaggio come tanti. Quodvultdeus convince il giovane a seguirlo in una ricerca attraverso l’Italia intera, alla caccia di un antico e inestimabile manoscritto: “La vera dottrina di Celso”, un libro tanto rivoluzionario da essere in grado di cambiare il mondo. Ma i due monaci non sono gli unici sulle tracce del libro: assassini al soldo dei più potenti Stati europei si mettono infatti alle loro calcagna. Tra imboscate e fughe rocambolesche, Giustino sarà sempre più irretito dal prorompente messaggio contenuto nel manoscritto e dalla misteriosa storia della congrega chiamata “Fratellanza”…

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (20 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine

Recensione a cura di Claudia Renzi

È molto fitta la trama intessuta da Luigi De Pascalis per il suo ultimo romanzo, La congrega segreta. La conoscenza storica del periodo – siamo tra Italia e Inghilterra tra la seconda metà del Cinquecento e prima metà del Seicento – è profonda e l’attenzione che la lettura richiede è alta.

La fatale rivalità tra due cardinali, l’inglese Thomas Wolsey e l’italiano Adriano Castellesi da Corneto, contrapposti in tutto ma accomunati da un oscuro segreto e, anche, da alcuni aspetti del loro personale passato, è il motore della vicenda. 

«Dicono che un condannato a morte abbia diritto a un ultimo desiderio», 

sussurrò Adriano con voce neutra.

«E sia: che volete?»

«Vorrei che riferiste al cardinale che ciò che desidera non è più in mio possesso

 e che ignoro dove sia: per sicurezza, sapete? Dunque non ricavereste niente 

neppure se mi torturaste per ore rischiando di venire scoperto. Ditegli anche che 

il destino ha in serbo per lui una fine simile alla mia; e che a essa non sarò del tutto estraneo».

Al capezzale del vescovo d’Arbe Vincenzo Negusanti, nipote di Castellesi, si trovano il fedelissimo  monaco Quodvultdeus, un tempo Guiduccio da Narni, e un giovane francescano di nome Giustino che, alla morte del vescovo, accetta di accompagnare Quodvultdeus a Volterra e poi a Corneto per rimediare ad un’antica colpa nonché scoprire la verità sulla morte delle loro eminenze Castellesi e  Wolsey: il viaggio è anche il pretesto per cercare un misterioso quanto pericoloso manoscritto che, come si può immaginare, non deve finire nelle mani sbagliate. 

Il misterioso volume pare essere di Celso, filosogo platonico, e faceva parte della biblioteca di Enrico VII che, molto tempo prima, lo aveva donato al cardinale Castellesi che lo aveva portato con sé in Italia. La vera dottrina di Celso è il suo titolo e il suo contenuto potrebbe minare le fondamenta della Chiesa stessa.

«Cerco il libro di Celso, sempre che Castellesi ne fosse in possesso 

quando morì. In fondo fu ucciso per quello».

Il priore lo guardava perplesso.

«Gli succedette il vescovo d’Arbe e poi tu. Dovresti sapere più di

ogni altro dove si trovi quel dannato libro».

«Invece non ne so nulla. Forse il suo nascondiglio era ciò che

voleva rivelarmi in vescovo d’Arbe in punto di morte. Speravo di

trovare qualche traccia a Volterra, ma non è stato così. Non rimane

che cercare qui, a Corneto».

«Dopo tutto questo tempo? Mi sembra difficile. E poi, non è meglio

che nessuno sappia?»

Sulle loro tracce, ben presto si porrano sicari e nemici, in una rocambolesca fuga sullo sfondo dell’Europa della Controriforma: da una parte gli Inglesi al servizio della protestante regina Elisabetta, forti delle indicazioni di John Dee, il matematico e astrologo al servizio della Regina; dall’altra i Francesi e persino alcuni membri della Curia pontificia. Ma il viaggio sarà occasione di profonda mutazione interiore per il giovane frate. 

«Perché se Dio e la felicità sono una sola cosa, forse lo sono

anche Lui e l’immaginazione umana che è una delle vie per

raggiungere l’appagamento dell’anima».

«No, no, l’immaginazione è all’origine di ogni male», risposi

convinto. «Dopo tutto, fu l’immaginare chi sa quali benefici che

spinse Eva a seguire i subdoli consigli del serpente».

«Temo che tu confonda l’immaginazione con la disobbedienza,

ragazzo mio. Sebbene la prima possa essere causa della seconda,

a me pare che siano due cose diverse, una riprovevole e l’altra no. E

ciò perché se Dio è tutto, è anche ogni realtà possibile. Dunque

visitare con l’immaginazione ogni realtà possibile aumenta la

conoscenza del Signore da parte dell’uomo, cosa che non può

essere cattiva».

Nel percorso, tra imboscate e depistaggi, il giovane Giustino arriverà a rivedere le proprie posizioni, o quantomeno a prenderne in considerazioni alcune radicalmente diverse, affascinato dal messaggio del manoscritto e dalla storia della misteriosa congrega chiamata “Fratellanza”. 

Il racconto di Quodvultdeus aveva catturato la mia attenzione, 

tuttavia parteggiavo più di prima per la giovane donna tradita

dall’ambizioso consorte.

Oggi mi domando se sarei stato della stessa opinione qualora mi

fossi soffermato a considerare che nessuna scelta è mai libera; che

nessuna strada è dritta fino in fondo; e che la traccia su cui scorre

l’esistenza umana si dipana in una ambigua penombra che sfocia a

volte in anditi così oscuri che perfino l’Inferno, al confronto, 

sembra un luogo di luce.

Dai sapori vagamente echiani – arduo non pensare a Il nome della rosa – De Pascalis licenzia un poderoso affresco di un periodo storico per nulla facile, consentendo al lettore, grazie alla maestria della propria penna, di immergervisi totalmente, per un viaggio affascinante e ricco di avventure che, al contempo, invita anche alla riflessione su grandi temi della Storia e del percorso individuale di ognuno. 

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