La donna che osò amare se stessa. Indagine sulla contessa di Castiglione di Valeria Palumbo

Trama. Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, è una delle donne più fotografate, ritratte, adulate e criticate dell’Ottocento. In vita è stata raccontata, di volta in volta, come la più bella e la più spregiudicata delle dame alla corte di Napoleone III, perversa fin da ragazza, agente di Cavour, amica dei potenti, avida, passionale, la belle dame sans merci, speculatrice in Borsa, alleata dei Rothschild, presto appassita, pazza… Proclamava di aver fatto l’Italia e salvato il papato, però non ha trovato posto nel Pantheon dei fondatori della patria, peraltro tutti maschi fino a tempi recentissimi. Le corti europee, all’epoca, pullulavano di giovani donne belle, intelligenti, colte, disinvolte che servivano interessi vari, economici e politici, alimentando una diplomazia parallela; diplomazia, sia inteso, affidata anche agli uomini, solo che a loro poi toccavano onori, cariche e gloria, come al bel Costantino Nigra, spedito da Cavour ad adulare l’imperatrice Eugenia. Alle donne no: scaduto il tempo di una breve giovinezza restava solo (come accadde a Virginia) la possibilità di muovere le fila di relazioni pazientemente costruite. Ma nell’ombra. Senza titoli. E, cosa che spesso si dimentica, in un quadro giuridico terrificante: l’Italia si fece senza rendere le donne cittadine. Anzi, seguendo proprio il codice napoleonico, rendendole schiave dei loro mariti.
Virginia non fu una intellettuale da campi di battaglia o da salotti militanti. Non conobbe il significato della parola solidarietà. Provò a farcela da sola. Quale donna avrebbe potuto vincere in un gioco così impari, le cui regole erano stabilite dagli uomini? Rivendicando regole proprie, è stata travolta dalla macchina del fango: raccontarla come una “peccatrice” è stato un abile stratagemma per giustificare l’esclusione di tutte le donne da quell’agone. Valeria Palumbo è tornata nei luoghi dove Virginia ha vissuto i suoi splendori e le sue miserie, ne ha ricalcato le orme e riletto i documenti che la riguardano, facendo nuova luce su una storia raccontata solo a metà.
«La particolarità di Virginia è che la costruzione della sua “favola” è iniziata subito… è evidente da tempo che la visione tutta maschile di Gozzano, secondo cui per una donna è impossibile vivere per sè, tranne che non sia una perfetta e rapace egoista, ha dominato il racconto della sua vicenda».

  • Editore ‏ : ‎ Neri Pozza (14 ottobre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 176 pagine

Valeria Palumbo, giornalista e storica di donne, autrice teatrale con al suo attivo numerose opere interamente dedicate alle donne nella storia, ci porta a scoprire e ri-scoprire la contessa di Castiglione, alias Virginia Oldoini.

In questo libro, da leggere se siete appassionati di storia e soprattutto di storia dei personaggi femminili, ci troviamo a visionare la storia della contessa attraverso le varie fasi della sua vita in una vera e propria indagine.

La bellissima italiana, così ce la introduce l’autrice, era divenuta nel 1856, su mandato di Cavour e di Vittorio Emanuele II, l’amante di Napoleone III. Lo scopo è quello di conquistarlo alla causa italiana. La contessa perderà la sua importanza fondamentale, bandita da Parigi dopo un attentato a Napoleone anche se non era certo implicata nella vicenda. Chi è questa donna? Una donna infelice, complessa, stupenda, creativa e intelligente, fuori dalle righe. Si piace e ieri come oggi questo è un peccato imperdonabile.

E questo è il vero peccato che nessuno le perdona. Nè gli uomini, che vorrebbero sottometterla. Nè le donne, che la vorrebbero sconfitta”

Frase questa sopra che andrebbe scolpita…

Tornando al libro, cos’à di diverso dalle precedenti biografie dedicate a questa donna? Il fatto che le non fu solo l’amante di Napoleone, ma ben altro. Ecco che quindi la Palumbo attraverso il ripercorrere della sua vita ne tratteggia il ritratto e restituisce a colei che fu il diritto di apparire per quella che deve essere ricordata come una grande donna. Una protagonista del Risorgimento insieme ad altre tra le quali Cristina Trivulzio di Belgioioso.

Sempre l’autrice dice di Virginia, moglie separata, spia al servizio del re, libera di amare, appassionata di politica e pioniera della moda: “… in un’epoca in cui alle donne non era consentito essere orgogliose di sè, avrebbe offerto lo spunto per un’altra rappresentazione delle italiane”

Fu una donna del suo tempo e pagò per la sua insofferenza alle regole e per il desiderio di autonomia e libertà. Le va riconosciuto il coraggio, l’intraprendenza e la forza di non piegarsi a un mondo creato a misura di donna, punitivo e repressivo.

Ripercorriamo la sua infanzia fiorentina, le sue dubbie origini paterne, il suo matrimonio che la spense come una candela si consuma.

Eppure di lei mi piace moltissimo parlarvi della moda, della sua moda troppo spesso osteggiata, non solo per l’uso dei colori il lilla, l’ametista, il lavanda, nemmeno troppo per le scollature tanto generose, quanto più perchè “il guardaroba di Virginia fu inequivocabilmente il suo: non serviva a coprirla nè a esaltare la sua bellezza, ma a mettere, appunto, in scena il suo personaggio”.

La contessa di Castiglione fu la promotrice della biancheria intima da signora, in un’accezione moderna: indumenti leggeri in seta nera che facilitavano i movimenti e rendevano meno goffe. Oltre alla biancheria lanciò anche la moda delle lenzuola di seta colorate, soprattutto nelle sfumature del blu, del nero, del verde e dell’immancabile violetto.

Amò la fotografia, si fece ritrarre in oltre 400 ritratti, in rete ne trovate moltissime accomunate dall’assenza di gioia e sorrisi e con un’atmosfera molto spesso cupa.

Concludo dicendo che mi è piaciuto molto il messaggio che è un dono anche per noi tutti oggi, amiamoci, siamo noi stessi sempre, originali e appassionati.

Sara Valentino

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