La leggenda della Peregrina di Carmen Posadas

Il primo a tenerla fra le mani fu uno schiavo, che nel XVI secolo la fece emergere dalle acque del Mare del Sud, al largo di Panama. Una perla favolosa, di grandezza e fattezze uniche, che fu chiamata Peregrina e che dopo un lungo viaggio arrivò alla corte di Filippo II di Spagna. Goccia di luce, gioiello prodigioso, questa perla intersecherà – lasciando una scia deflagrante nelle trame della Storia – dolori, capricci, tradimenti, astuzie e amori tra i più tenaci di re e regine; sarà immortalata da artisti quali Velázquez e Goya. Sarà un fantasma rilucente nella sofferta confessione di una monaca, incrocerà le stravaganze dell’italiano Farinelli, le spavalderie di un giovane fornitore di sanguisughe, il tentativo di depistaggio di un agente segreto coinvolto nell’assassinio di Rasputin; sarà, fortunosamente sopravvissuta ai denti di un cagnolino, il gioiello più prezioso e scintillante ricevuto in dono da Elizabeth Taylor, sua ultima proprietaria, in base a quanto sappiamo oggi. Per ognuna di queste e di altre vicende, Carmen Posadas intreccia con brio realtà e fantasia, ricamando capitoli memorabili in un’opera ambiziosa e avvincente che fa risplendere di una nuova luce dettagli sommersi dalla corrente della Storia.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (14 giugno 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 464 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

“Se solo gli oggetti potessero parlare … Se fossero in grado di raccontarci i loro più inconfessabili segreti. Anche i più gioiosi, quelli più divertenti e persino i più buffi, perché deve aver visto proprio di tutto questa ‘perla pendente a forma di pera di un bel colore e di buona acqua”.

Tutti gli oggetti in nostro possesso, anche quelli più insignificanti, nascondono una storia. Soprattutto se passano da una mano all’altra, se cavalcano il tempo e attraversano i secoli. Sono testimoni muti della vita di chi li possiede, sono ciechi eppure vedono tutto, e probabilmente assorbono anche l’essenza di chi li ha posseduti. È probabilmente questo il caso della celebre Peregrina, una perla leggendaria che misura circa 17,35 – 17,90 x 25,50 mm, che giunse in Europa cinque secoli fa dalle lontane coste del Centro America, la cui storia, ovviamente romanzata ma raccontata magistralmente da Carmen Posadas, ci fa compiere un viaggio straordinario attraverso i secoli, un viaggio in cui è lei la vera protagonista e non tutti coloro che l’hanno avuta tra le mani.

Il lungo cammino della Peregrina inizia nel 1579 nel Golfo di Panama, territorio all’epoca colonizzato dagli spagnoli, quando uno schiavo perde la vita per riportarla in superficie. La perla, straordinariamente grande, viene acquistata da don Diego Tebes, il quale vorrebbe donarla a Filippo II di Spagna, ma risulta quasi impossibile avvicinare il sovrano, così deve accontentarsi di cedere il prezioso gioiello a Benito Molina, il miglio fornitore di sanguisughe dell’alcazar, il quale ha una devozione estrema per la regina Anna d’Austria, la moglie del sovrano, e fa in modo che il gioielliere reale la faccia entrare nella collezione di preziosi dei sovrani. Purtroppo la perla non porta molta fortuna alla sovrana, che ben presto si ammala per assistere il consorte colto da febbri e muore in giovane età.

La Peregrina dunque passando di mano in mano, da sovrano a sovrano, finisce, all’inizio del Seicento, al collo di Margherita d’Austria, moglie di Filippo III, la quale a seguito di ben otto gravidanze, si ammala improvvisamente e muore. Forse avvelenata o forse no: questa è un’altra storia. Nel 1656 la nostra perla è ancora la star della corte spagnola di Filippo IV, corte nella quale milita Nicolasito Pertusato, uno dei nani di corte, il quale insegue il sogno di poter divenire un giorno gentilhombre de placer o di camera, fiducioso in ciò che il suo vecchio precettore era solito dirgli:

“… nel corso della storia, erano spesso i personaggi più piccoli e inimmaginabili a compiere grandi gesta”.

La sua missione diventa far apparire più gradevole agli occhi del re la bruttina consorte, Maria Anna d’Asburgo, consigliandola di rivoluzionare completamente il suo guardaroba con capi più stravaganti e ricchi di colori, e mediante immense acconciature che da quel momento in poi conquisteranno tutte le corti europee. In occasione della processione del Corpus Domini, un evento in cui i sovrani sono soliti apparire in pubblico, la regina che purtroppo ha sì migliorato il suo aspetto grazie ai buoni consigli di Nicolasito, ma non può fare molto per il viso, decide di voler appuntare sull’acconciatura la Peregrina. Nicolasito, intenzionato a montare la perla su di una coccarda che in seguito la sovrana appunterà sul capo, prende inavvertitamente la perla senza dirlo a nessuno, ma qualcuno l’ha notato, tale Diego de Acedo, che nutre un certo risentimento per il suo successo, e irrompe nei suoi alloggi accompagnato da guardie armate per accusarlo del furto del prezioso. Nicolasito, per salvare il salvabile, ingoia la perla che compie un piccolo viaggio nelle sue viscere: in realtà poca cosa rispetto ai secoli che si è appena apprestata a solcare.

Nel 1700, alla corte di Carlo II lo Stregato, la Peregrina ne vede davvero delle belle. Il re purtroppo è malato, consumato sia nel corpo che nella mente. Cosa lo affligge? Praticamente tutto. È stato l’ultimo degli Asburgo sovrani di Spagna e accentrava in se i difetti, le malattie e le turbe mentali dei suoi predecessori. In parole povere, geneticamente più di tutti i sovrani europei ha pagato il prezzo dei tanti pregressi matrimoni tra parenti. I suoi malanni erano talmente tanti e gravi da valergli il titolo di “hechizado”, ovvero stregato, ed egli stesso era sinceramente convinto di essere stato vittima di un sortilegio. Senza essere esagerati si può dire che il povero Carlo è un caso da letteratura medica: aveva avuto un forte ritardo nella crescita, nella deambulazione e nell’eloquio, era basso di statura, sgraziato, claudicante, era divenuto precocemente calvo, ed era persino epilettico e soggetto a frequenti malattie infettive, dermatologiche e intestinali. Come se tutto questo non fosse sufficiente, possedeva la versione più abnorme del noto mento sporgente degli Asburgo, e ovviamente a causa di questo prognatismo, anche la masticazione diventava un problema non da poco. Inoltre alternava accessi di collera ingiustificata a momenti di grande depressione, ed aveva un’indole facilmente manipolabile. Il tutto condito da una scarsa igiene personale. Insomma, la Peregrina ne ha viste davvero delle belle in questo periodo, ha assistito alla sfilata di chiromanti, astrologi e stregoni, tutti impegnati nell’esorcizzare il re così che potesse concepire un erede:

“Riesumarono la mummia di Filippo IV perché si potessero ritrovare di nuovo faccia a faccia per parlare”.

Viene da chiedersi se Filippo IV avesse davvero qualcosa da dire al povero Carlo che aveva un piede nella fossa! Ma l’esorcismo, o meglio, il rituale più bizzarro che la Peregrina potrebbe raccontarci è quello al quale il sovrano si sottopone per purificarsi da ogni male insieme a sua moglie, ideato e presenziato da un sedicente frate cappuccino tedesco, tale Mauro Tenda:

“… Tenda ordinò ai sovrani di spogliarsi completamente e, approfittando del fatto che in quello stesso periodo stavano spostando i resti degli antenati reali nella nuova cripta di El Escorial, celebrò una cerimonia durante la quale i cadaveri di Carlo V e sua moglie Isabella, di Filippo II e Anna d’Austria, di Filippo III e, ovviamente e ancora una volta, la mummia di Filippo IV, vennero portati a palazzo perché impartissero le loro benedizioni alla reale (e nuda) coppia”.

È ovvio che la benedizione non andò a buon fine, ma per lo meno abbiamo la certezza che i partecipanti tornarono nella loro cripta di El Escorial e non furono più disturbati. Carlo II li raggiunse all’età di quarant’anni, e probabilmente colse l’occasione per lamentarsi del loro scarso operato, dato che non avendo avuto un figlio la sua corona era finita sulla testa del suo pronipote Filippo, uno dei nipoti del Re Sole.

Ed è proprio durante il suo regno che la Peregrina si trova al cospetto di un’altra primadonna, Carlo Broschi, meglio passato alla storia come Farinelli, il quale avrà modo di apprendere una pezzettino di storia della prodigiosa perla, scampata anni prima ad un tremendo incendio la vigilia di Natale del 1734. Decenni dopo, durante il regno di Carlo III, diventerà persino un talismano contro il vaiolo, almeno così affermeranno l’erede al trono e sua moglie, miracolosamente scampati al flagello che in quegli anni mieteva vittime in tutta Europa. Sottoporsi alla vaiolizzazione doveva essere sembrato loro troppo moderno!

La perla poi per un soffio non trova posto nel ritratto della famiglia di Carlo IV, dipinto da Goya. Quest’ultimo non ritiene necessaria la sua presenza, caldamente voluta dalla regina, la quale a ritratto compiuto si infuria moltissimo, accusando persino il celebre pittore di averla quasi sottratta, rubata! E durante l’occupazione francese, più precisamente durante il breve e turbolento regno di Giuseppe I Bonaparte, la Peregrina lascia la Spagna per adornare il collo di sua moglie che si trova in Francia, e da lì in poi seguirà il fratello di Napoleone fino in New Jersey, dove se ne andrà in esilio, per poi finire tra le mani del futuro Napoleone III, il quale penserà bene di venderla al marchese di Abercorn per pagarsi la campagna elettorale che lo porterà a diventare prima Presidente della Repubblica e poi Imperatore.

La Peregrina dunque trascorre un certo periodo in Inghilterra, e diventa testimone di un incontro che determinerà le sorti del futuro. La moglie di Abercorn mentre si trova a sorbire il te delle cinque a Buckingham Palace perde improvvisamente la perla. Avendo fama di essere una delle poche, se non l’unica nel suo genere, a non essere perforata, era davvero facile che cadesse dalla montatura rotolando chissà dove. In questa occasione i presenti alla scena si prodigano affinchè il prezioso gioiello della donna torni alla sua legittima proprietaria, e tra di loro figurano il principe russo Felix Jusupov e l’agente dell’M16 Oswald Rayner. Dal loro incontro verrà fuori un sodalizio che porterà alla morte di uno dei più straordinari personaggi della storia moderna, Rasputin. Sì, proprio lui, il sedicente monaco siberiano che ha manovrato gli ultimi zar accelerando, con molta probabilità, la fine di un regno, e nel modo peggiore per giunta. Galeotta fu la Peregrina, insomma, anche se non è stata affatto impresa facile neutralizzare il monaco che sembrava quasi immortale, ma anche questa è un’altra storia.

La nostra perla poi dall’Inghilterra torna in Spagna nel 1914 come regalo per la regina Vittoria Eugenia di Battemberg, consorte di Alfonso XIII. Nel 1969 però, quando la donna ormai non indossa più una corona ed è in esilio in Svizzera in compagnia di tutti i suoi favolosi preziosi, unici compagni e testimoni del tempo che fu, sfogliando un giornale si imbatte in una curiosa notizia: la Peregrina sta per essere messa all’asta! Ma come può essere possibile? La Peregrina ce l’ha lei!

“Stando al giornale, la Peregrina ha la peculiarità di non essere mai stata forata. E quindi la mia deve essere falsa. È perforata, ed è anche più piccola e panciuta di quella che si vede nella foto della Gazette”.

Vittoria Eugenia di Battemberg deve a tutti i costi possedere quella perla. Per questo incarica suo nipote, Alfonso di Borbone, di recarsi a New York per partecipare in incognito e con discrezione alla fantomatica asta.

“Una regina vedova e in esilio, che investe una parte della pensione annualmente elargitale dal dittatore, nientemeno che per acquistare una perla costosissima. Se la stampa lo scoprisse?”.

La Peregrina purtroppo non ritorna più in possesso di un sovrano spagnolo, verrà acquistata per una cifra da capogiro da Richard Burton, il quale la donerà come presente di San Valentino ad Elizabeth Taylor, la quale la conserverà con grande cura per tutta la vita. Negli anni 2000, all’attrice viene proposto di raccontare la sua vita, e lei propone che siano i suoi gioielli a farlo:

“I miei nascondono moltissimi segreti. Persino prima di arrivare a me, di quante storie d’amore, di quanti rancori, di quante passioni o tradimenti saranno stati testimoni?”.

Nel 2011 la Peregrina fu venduta all’asta da Christie’s per raccogliere fondi per la Elizabeth Taylor AIDS Foundation. Sappiamo che inizialmente venne valutato tra i due e i tre milioni di dollari, ma la vendita superò ogni aspettativa poichè fu comprata da un acquirente anonimo per undici milioni di dollari. Qui finisce il viaggio della Peregrina. Quello noto ovviamente, perché lei è ancora in circolazione, anche se non sappiamo dove, e non è escluso che prima o poi tornerà a raccontarci altre storie di uomini e donne che hanno avuto il privilegio di averla tra le mani.

La Leggenda della Peregrina ci fa viaggiare nel tempo in modo spesso rocambolesco, con una narrazione ricca di leggerezza e brio, che non è affatto casuale, perchè rende più fruibile l’argomento storico che inevitabilmente la fa da padrone. Tra un capitolo e l’altro ci troviamo a chiederci immancabilmente: e adesso la Peregrina a chi andrà? Ed è incredibile come un oggetto, seppur preziosissimo, riesca a tenere insieme le pagine di un intero libro, ed è altresì incredibile che una perla, dunque un qualcosa di inanimato, possa sopravvivere all’oblio dei secoli e continuare ad andarsene in giro a curiosare tra le esistenze umane, anzi, ad interagire con loro, quasi a determinarne anche il corso, come è accaduto con molti di coloro che l’hanno posseduta.

A questo punto viene spontaneo chiederci, che fine ha fatto la nostra Peregrina? Quando tornerà a raccontarci altre storia di uomini e donne?

“Nel frattempo, ovunque si trovi, la Peregrina sonnecchia perché è saggia e sa, meglio di chiunque altro, che tutto passa”.

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