La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato di Gabriele Dadati

Trama. Piacenza, dicembre 2019. Sono trascorsi dieci anni da quando si è spento Stefano Fugazza, l’indimenticato direttore della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, e fervono i preparativi per la mostra che lo celebrerà. A curarla è stato chiamato Gabriele Dadati, che era il più stretto collaboratore dello studioso nell’ultimo periodo della sua vita. Quando l’allestimento è ormai concluso, avviene un fatto clamoroso: a distanza di ventitré anni dal furto, fa la sua ricomparsa in città “Ritratto di signora” di Gustav Klimt. Un capolavoro divenuto celebre nella primavera del 1996, quando si scoprì che il maestro viennese aveva inspiegabilmente dipinto due volte la stessa tela, e che fu sottratto al museo pochi mesi dopo in maniera rocambolesca. La notizia fa il giro del mondo. Dal «New York Times» alla BBC, da «Le Figaro» allo «Spiegel»: tutti ne parlano. Sembra quasi un risarcimento ideale per la memoria dello storico dell’arte, che a lungo aveva convissuto con il dolore e l’umiliazione per quella vicenda. Ma chi rubò l’opera? Chi l’ha restituita ora, infilandola in un sacco della spazzatura e nascondendola in una nicchia sporca e umida? E prima ancora: chi è la donna ritratta in due momenti diversi da Klimt? Qualcuno è depositario delle risposte a tutte queste domande. Con lui, all’indomani dell’inaugurazione, Dadati trascorrerà una lunghissima giornata. Scoprendo nelle sue parole una vicenda incredibile e struggente che inizia a Vienna nel 1910, attraversa tutto il Novecento e arriva fino a noi. Tra verità e menzogne.

Recensione di Cinzia Cogni

“…faceva calare la matita, la teneva attaccata alla superficie il tempo di delineare una lieve curva, poi la tirava su e tornava a guardare, come interrogando la carta. Sembrava che non avesse nessun interesse per Anna. Non badava a lei in nessun modo.”

Era il 1997 quando alla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, fu sottratto un quadro dal noto titolo “Ritratto di signora”, una delle opere più famose e misteriose di Gustav Klimt, il pittore austriaco vissuto tra il XIX e il XX secolo.
Acquistato dal collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi nel 1925, quest’opera è il ritratto di una donna sconosciuta, realizzato tra il 1916 e il 17, che solamente nel 1996  si scoprì  legato ad un altro ritratto di Klimt andato perduto, del 1912.
In quest’ultimo la donna indossava un cappello e una sciarpa invece della semplice camicetta, ma non c’è dubbio che ritragga la stessa persona.

“…Klimt prese alcune notazioni di colore. Le fece incipriare il volto – anzi: glielo incipriò lui stesso, perché Anna non l’aveva mai fatto prima – e le disegnò un neo sulla guancia sinistra, proprio sotto l’occhio, come andava di moda…”

A questa vicenda, già di per se misteriosa, si aggiunge questo furto inspiegabile, ferita profonda per l’intera città, ma soprattutto per il direttore della Galleria, Stefano Fugazza, storico dell’arte piacentino, venuto a mancare nel 2009.
Gabriele Dadati, l’autore di questo romanzo, fu stretto collaboratore di Fugazza nei suoi ultimi anni di vita e il libro è anche un omaggio a questo uomo che non ha avuto la gioia di rivedere il “ritratto di Signora” di nuovo “a casa”.
Nel dicembre del 2019, infatti, due giardinieri trovarono un sacco all’interno di una parete esterna alla Galleria e casualmente scoprirono che conteneva l’opera trafugata di Klimt.
Dadati fu una delle prime persone ad essere avvisata del ritrovamento, proprio in quel periodo infatti, era il  curatore
della mostra che da lì a breve avrebbe celebrato il compianto direttore Stefano  Fugazza e questa scoperta era davvero un caso eccezionale, per lui e per l’intera città.
Dopo questo ritrovamento seguirono giorni frenetici per Piacenza e per la Galleria Ricci Oddi; se ne occupò perfino la stampa internazionale, tanti erano i misteri, le domande irrisolte e le moltissime  ipotesi…fino a quando non entra in esce un personaggio bizzarro, Fridolin Schneider, un anziano austriaco che contatta Gabriele Dadati sostenendo di essere l’unico e vero custode della verità su questo quadro.

” …Perché questo facevano i pittori: tenevano lì le cose del mondo, ferme, a dispetto del loro modificarsi. Lo stesso accadeva con le poche tele contro le pareti. Tutte quadrate, e tutte con paesaggi, almeno quelle che Anna poteva scorgere. Anche loro sarebbero rimaste sempre uguali, mentre le stagioni passavano e le foglie si rinnovavano. I quadri finivano inevitabilmente per raccontare bugie.”

Attraverso una scrittura semplice e raffinata, il lettore si ritroverà nella Vienna del 1910, una città in pieno fermento culturale, seppur destinata alla decadenza e dove pian pianino, la storia di Klimt e della donna del noto ritratto, comincerà a prender forma.
È un viaggio che tocca tutti i periodi più significativi del secolo scorso, dove assistiamo ai cambiamenti del tempo, delle città come Vienna e Piacenza, e al tempo stesso anche all’inevitabile mutamento dei protagonisti.
È un viaggio di dolore, di ricerca di se stessi e delle proprie radici, una storia intrisa di sentimenti disparati, ma veri; dove l’amore fa da sfondo ma non è l’unico protagonista.
Perdonatemi se non racconto la trama e non presento i personaggi principali, ma c’è una linea del tempo da rispettare ed un susseguirsi di eventi legati tra di loro che se spiegati toglierebbero la curiosità al lettore,fino a svelare i numerosi  colpi di scena che formano il romanzo.
“…La sua vera casa. Il luogo in cui avevano cominciato a formarsi e a depositarsi dentro di lui i ricordi. Che poggiavano sul niente. Cosa c’era stato, prima? Non lo sapeva. Lui era un albero con le radici nell’aria. Era stato abbandonato pochi giorni dopo essere venuto al mondo…”

Difficile dire dove inizia la realtà e finisce la finzione, ma la bravura dell’autore è proprio quella di mantenere fino alla fine questo alone di mistero, oltre ad aver ideato un romanzo non certo scontato e dove emerge anche la sua cultura e la sua professionalità in campo artistico.
Ringrazio Septem Literary per avermi concesso questo spazio, da piacentina, appassionata di storia e di arte, non potevo esimermi dal leggere “La modella di Klimt” e di divulgare questa storia; ed anche se la verità è ancora sospesa nell’aria, dopo questa lettura, credetemi, guarderete questo  dipinto con occhi completamente diversi ed anche un po’ lucidi.

…e per il resto staremo zitti. Se c’è una cosa rara, a Vienna, è il silenzio. È così radicata l’abitudine a dimostrare la propria intelligenza in modo arguto che, credimi, certi giorni si arriva a sera con il disgusto per le parole altrui. Ecco quindi che anche il silenzio andrà benissimo. “

  • Editore ‏ : ‎ Baldini + Castoldi (12 novembre 2020)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 224 pagine
  • Link d’acquisto
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