La pietra per gli occhi. Venetia 1106 d. C. di Roberto Tiraboschi

Recensione di Sara Valentino

Una scoperta davvero eccezionale Roberto Tiraboschi. Avevo questa trilogia in libreria da alcuni anni, regalo natalizio di un’amica.

La trama è veramente interessante, la narrazione curata e con i giusti ritmi coinvolgenti, crescita adrenalinica assicurata e colpo di scena impensabile che spiazza positivamente.

Inoltre la preparazione storica dell’autore emerge con forza dirompente ma mescolandosi in giusta misura con la parte romanzata.

Le descrizioni sono magistrali, pare di rivivere la Venezia del tempo.

A due giorni di viaggio, lungo la costa del nostro mare, là dove diversi fiumi sfociano insieme, intrecciandosi l’uno con l’altro in un labirinto inestricabile di bacini e canali, laghi e piscine, sta sorgendo una città costruita sull’acqua. I suoi abitanti si muovono solo su barche, corrono sulle onde più veloci di cavalli al galoppo, conoscono tutti i nomi dei pesci dell’oceano, sanno governare i venti e non hanno paura di spingersi oltre le Colonne d’Ercole. Questa città ha nome Venetia”

Amo particolarmente Venezia e questo romanzo ambientato nell’anno 1106 ne tratteggia la storia antica fin dalla nascita e la dipinge non certo come la consociamo oggi. E’ importante notare la grande difficoltà degli abitanti della laguna, la vita nelle isole che vengono menzionate con i loro nomi originali. Per me è stata una straordinaria sorpresa anche quella dell’isola scomparsa, un mistero che poco ha da invidiare alla più conosciuta e raccontata Atlantide.

I personaggi principali sono i fiolari, i vetrai del tempo, vi assicuro che leggere la storia della nascita del vetro è affascinante e ancor più immaginate le lotte intestine per chi deve avere la supremazia.

Il protagonista, Edgardo, però non è di Venezia, è un amanuense dell’abbazia di Bobbio, di famiglia agiata ma storpio, ecco il perchè della sua decisione di divenire chierico e di studiare le arti. E’ uno scriba, lavora nella biblioteca con il compito di trascrivere testi. Accade che la sua vista si affievolisce notevolmente e, impaurito per il destino avverso di non poter più scrivere, chiede aiuto a Ademaro. Ademaro, monaco addetto alla ricerca di nuovi manoscritti, lo porta con sè a Venezia perchè in uno dei suoi viaggi ha tanto sentito parlare di uomini di Alessandria d’Egitto che con l’aiuto di un “talismano” forse… una pietra per gli occhi, riescono nuovamente a vedere.

“Gli occhi dello scriba sono un dono di Dio che gli uomini devono conservare e proteggere”

Il romanzo è anche la storia emotiva di Edgardo, la sua lotta interiore, il suo cammino spirituale per ritrovarsi, per combattere i demoni del passato. Per questo capiterà di ritrovarsi solo e di non comprendere l’allontanamento da parte di Alemaro, fa parte della vita e poi ci sono cose che non gli possono essere svelate. Edgardo infrange regole come mai avrebbe immaginato, la sua fede vacilla, conosce una donna… forse la ricerca delle pietre per gli occhi va abbandonata, troppo pericoloso. Emerge un insegnamento profondo, ci inventiamo storie per nascondere la nostra vigliaccheria, ci costruiamo noi stessi le nostre catene e poi arriva un tempo in cui spogliarsi, lasciare andare ciò che ci ha accompagnato per lungo tempo è il primo passo verso la libertà, la liberazione.

Giunti a Venezia accade che una lunga scia di misteriose morti si abbatte sulla laguna. Cadaveri rinvenuti assassinati, ai quali vengono rimossi gli occhi e inserite nei bulbi oculari cornee di vetro bianco con al centro pupille di color rubino. Un segno del demonio? Che cosa sta accadendo? Gli uomini sono terrorizzati. “I oci ga el color dell’inferno. Questa xe opera di Belzebù”

Venezia, Anno Domini 1106. La città che conosciamo, ricca, potente, con i suoi maestosi palazzi e chiese, non è ancora nata: è solo un agglomerato di isolette di fango rubate alla laguna. Questo è il paesaggio che si presenta a Edgardo d’Arduino, giovane chierico amanuense dell’abbazia di Bobbio, quando arriva a Venezia. Una malattia l’ha colpito agli occhi, la vista vacilla, e per uno scriba dedito alla copiatura questo significa la fine di tutto. Edgardo ha avuto notizia che a Venezia, città di vetrai, conoscono un rimedio che guarisce gli occhi malati: una pietra per leggere, “lapides ad legendum”, che permette di continuare a vedere. Edgardo comincia la sua ricerca disperata della pietra miracolosa e viene subito in contatto con il mondo dei fiolari, i vetrai di allora, molto numerosi e attivi. Ma è appena stato commesso un delitto atroce: un giovane garzone è stato trovato morto con gli occhi cavati; al loro posto uno schizzo di vetro trasparente… La ricostruzione attenta e storicamente attendibile di una Venezia medievale mai raccontata prima fa da sfondo a una storia d’amore e di riscatto, attraversata da delitti orribili, false amicizie, lotte di potere, cataclismi e sconvolgimenti naturali.

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